LA SACRA BIBBIA - ANTICO TESTAMENTO - GIUDICI

INTRODUZIONE AL LIBRO DEI GIUDICI

Caratteristiche principali
Il libro dei Giudici presenta il difficile periodo che seguì all'insediamento degli Israeliti nella terra di Canaan. I protagonisti delle vicende narrate sono chiamati «giudici», il loro compito è quello di governare, ma sono soprattutto presentati come uomini scelti e preparati da Dio per liberare una o più tribù d'Israele da situazioni di pericolo o di oppressione.
Il libro comprende tre parti, di diversa lunghezza:
La prima parte (1, 1 - 3, 6), che fa da introduzione, offre un quadro generale della situazione delle tribù d'Israele dopo la morte di Giosuè.
La parte centrale (3, 7 - 16, 31) riferisce le imprese dei giudici. Di alcuni dà solo il nome e pochissime notizie; di altri, come ad esempio di Gedeone, Iefte e Sansone, racconta ampiamente le imprese. Il racconto mostra come Dio libera il suo popolo dai nemici scegliendo e mandando uomini che realizzano concretamente la liberazione.
L'ultima parte (capitoli 17 - 21) rievoca, a mo' di appendice, alcuni episodi che mettono in rilievo il disordine che regnava prima dell'instaurazione della monarchia.

Il libro dei Giudici non è solo una pregevole opera narrativa di grande valore letterario, ma anche il frutto di una matura riflessione sulla storia. Secondo questo libro, la storia d'Israele dipende dal rapporto del popolo con Dio. Le narrazioni, perciò, seguono spesso uno schema distinto in quattro tempi: peccato, castigo, invocazione di aiuto, liberazione. Quando gli Israeliti sono infedeli a Dio, vengono oppressi dai loro vicini; ma se tornano al Signore e invocano il suo aiuto, Dio li libera. Il libro non ha lo scopo di glorificare gli antichi eroi delle varie tribù d'Israele: infatti la vittoria e la salvezza sono presentate come opera esclusiva del Signore. E' lui che suscita i «giudici», salvatori sempre nuovi e soltanto provvisori, e li anima con il suo spirito.

Autore e ambiente storico
Il libro dei Giudici, secondo alcuni studiosi, è il risultato di successive redazioni. La stesura definitiva sarebbe stata fatta durante l'esilio ed è caratterizzata da idee ed espressioni simili a quelle del Deuteronomio. Alla base ci sono, però, tradizioni orali riguardanti le tribù e i loro capi carismatici, i «giudici», che risalgono a un tempo vicinissimo allo svolgimento dei fatti.

Schema
- Situazione 1, 1 - 3, 6
- La profetessa Debora 4, 1 - 5, 31
- Gedeone 6, 1 - 8, 35
- Il popolo d'Israele torna all'idolatria 9, 1 - 57
- Altri due giudici per Israele 10, 1 - 5
- Iefte 10, 6 - 12, 7
- Altri giudici per Israele 12, 8 - 15
- Sansone 13 - 16
- Israele non aveva ancora un re 17 - 21

SITUAZIONE

CAPITOLO 1

LE TRIBÙ DI GIUDA E DI SIMEONE FANNO GUERRA AI CANANEI

1 Dopo la morte di Giosuè il popolo d'Israele invocò il Signore e gli domandò:
- Quale tribù deve entrare in guerra per prima contro i Cananei?
2 E il Signore rispose:
- Per prima andrà la tribù di Giuda. Io consegnerò questa terra nelle loro mani.
3 Allora gli uomini di Giuda dissero ai loro fratelli della tribù di Simeone: «Venite con noi nel territorio che ci è stato assegnato combatteremo insieme contro i Cananei e dopo noi vi aiuteremo per la conquista del vostro territorio».
La tribù di Simeone accettò la proposta.
4 Così i loro soldati andarono in guerra insieme con quelli della tribù di Giuda e il Signore diede loro la vittoria sui Cananei e sui Perizziti. A Bezek sconfissero diecimila uomini.
5 Nel corso della battaglia si scontrarono con il re Adoni-Bezek. Visto che i Cananei e i Perizziti erano sconfitti,
6 Adoni-Bezek si diede alla fuga; ma i soldati di Giuda lo inseguirono, lo fecero prigioniero e gli tagliarono i pollici alle mani e ai piedi.
7 Adoni-Bezek disse: «In passato settanta re con mani e piedi mutilati raccoglievano sotto la mia tavola gli avanzi dei miei pasti. Ora il Signore mi ha restituito il male che ho fatto». Egli fu portato a Gerusalemme e là vi morì.

LA TRIBÙ DI GIUDA CONQUISTA GERUSALEMME ED EBRON

8 Gli uomini di Giuda presero d'assalto Gerusalemme e la conquistarono; uccisero i suoi abitanti e diedero alle fiamme la città,
9 poi continuarono la guerra contro i Cananei delle montagne, della pianura e del deserto del sud.
10 Marciarono contro i Cananei della città di Ebron, che anticamente si chiamava Kiriat-Arba, e sconfissero anche le famiglie di Sesai, Achiman e Talmai.

OTNIEL CONQUISTA LA CITTÀ DI DEBIR

(vedi Giosuè 15, 13-18)
11 Da Ebron si diressero contro la città di Debir, che si chiamava allora Kiriat-Sefer.
12 Uno di essi, di nome Caleb, disse: «A chi assalirà e conquisterà la città di Debir, darò in sposa la mia figlia Acsa».
13 La città fu conquistata da Otniel, figlio di Kenaz, fratello minore di Caleb, e Caleb gli diede in moglie la figlia Acsa.
14 Otniel aveva convinto Acsa a chiedere a suo padre un pezzo di terra. Il giorno delle nozze Acsa scese dall'asino e Caleb le domandò cos'altro voleva.
15 Rispose: «Fammi ancora un regalo. La terra che mi hai dato si trova in un luogo arido: lasciami qualche sorgente d'acqua». Allora il padre le regalò anche due sorgenti vicine al campo.

LE VITTORIE DELLE TRIBÙ DI GIUDA E DI BENIAMINO

16 I discendenti del Kenita suocero di Mosè si spostarono con gli uomini di Giuda, partirono dalla città delle Palme, giunsero nella zona desertica a sud di Arad e si stabilirono in mezzo al popolo.
17 Gli uomini di Giuda e i loro fratelli della tribù di Simeone si rimisero in marcia e sconfissero i Cananei della città di Sefat. La città fu destinata allo sterminio e distrutta; perciò da allora si chiama Corma (Sterminio).
18 I soldati di Giuda conquistarono anche la città di Gaza, Ascalon ed Accaron e i territori circostanti.
19 Aiutati dal Signore, ottennero il controllo di tutta la zona di montagna. Però non riuscirono a scacciare gli abitanti della vallata, perché essi usavano carri da guerra di ferro.
20 Come aveva deciso Mosè, la città di Ebron fu assegnata a Caleb, che scacciò da essa le tre famiglie discendenti da Anak.
21 Invece, gli uomini della tribù di Beniamino non scacciarono i Gebusei da Gerusalemme. E i Gebusei vi sono rimasti fino a oggi.

I DISCENDENTI DI GIUSEPPE CONQUISTANO BETEL

22-23 I discendenti di Giuseppe a loro volta si misero in marcia contro la città di Betel, che a quel tempo si chiamava Luz, e il Signore li aiutò. A Betel furono mandate delle spie.
24 Videro un uomo uscire dalla città e gli dissero: «Se ci insegni come entrare in città, ti promettiamo che avrai salva la vita».
25 Egli indicò loro una via di accesso. Betel fu presa d'assalto e tutti i suoi abitanti furono uccisi: solo quell'uomo e la sua famiglia ebbero salva la vita.
26 Poi egli emigrò nel territorio degli Ittiti e fondò una città: la volle chiamare Luz, nome che porta ancor oggi.

LE POPOLAZIONI NON SCACCIATE DAGLI ISRAELITI

27 La tribù di Manasse non conquistò né le città né i territori di Betsean, Taanach, Dor, Ibleam e Meghiddo, dove continuarono ad abitare i Cananei.
28 Quando gli Israeliti divennero più forti riuscirono a farli lavorare per loro, ma non a cacciarli via.
29 La tribù di Efraim non scacciò i Cananei da Ghezer; così i Cananei restarono insieme a loro.
30 La tribù di Zabulon non scacciò i Cananei da Kitron e da Naalol; i Cananei restarono insieme a loro, ma furono costretti a lavorare per gli Israeliti.
31 Gli uomini di Aser non scacciarono gli abitanti di Acco, Sidone, Aclab, Aczib, Chelba, Afek e Recob:
32 si stabilirono in mezzo ai Cananei del posto, senza scacciarli.
33 Gli uomini della tribù di Neftali non scacciarono gli abitanti di Bet-Semes né quelli di Bet-Anat: si stabilirono in mezzo ai Cananei del posto ma li obbligarono a lavorare per loro.
34 Gli Amorrei non permisero alla tribù di Dan di occupare la pianura, ma li costrinsero a stabilirsi unicamente nella zona di montagna.
35 Gli Amorrei continuarono ad abitare ad Ar-Cheres, ad Aialon e a Saalbim, ma i discendenti di Giuseppe riuscirono a dominarli e li obbligarono a lavorare per loro.
36 Il territorio degli Amorrei andava dalla salita di Akrabbim verso nord; si estendeva da Sela in su.

CAPITOLO 2

IL SIGNORE RIMPROVERA IL POPOLO D'ISRAELE

1 L'angelo del Signore da Galgala andò a Bochim e disse al popolo:«Io vi ho fatti uscire dall'Egitto e vi ho portati nella terra promessa ai vostri padri. Ho giurato di non rompere mai la mia alleanza con voi.
2 Voi però non dovevate scendere a patti con gli abitanti di questa terra, ma distruggere i loro altari. Invece, che cosa avete fatto? Avete ignorato le mie parole.
3 Ora sappiate: io non scaccerò più gli abitanti di questa terra: essi vi staranno alle costole e i loro dèi vi inganneranno».
4 Quando udì le parole del Signore, tutto il popolo scoppiò a piangere;
5 perciò quel luogo fu chiamato Bochim (Piangenti). Poi il popolo offrì sacrifici al Signore.
Un angelo appare all'esercito di Giosuè


LA MORTE DI GIOSUE'

(vedi Giosuè 24, 28 - 31)
6 Dopo che Giosuè ebbe sciolto l'assemblea degli Israeliti, ciascuno era andato a prendere possesso della terra che gli era stata affidata.
7 Finché visse Giosuè il popolo fu fedele al Signore e continuò così anche dopo la sua morte, finché vissero gli anziani che avevano visto le grandi cose che il Signore aveva fatto per Israele.
8 All'età di centodieci anni il servo del Signore Giosuè, figlio di Nun, morì.
9 Lo seppellirono nel territorio di sua proprietà a Timnat-Cheres, sui monti di Efraim, a nord del monte Gaas.
10 Morì poi anche tutta quella generazione. La nuova generazione dimenticò il Signore e quello che egli aveva fatto per Israele.

ISRAELE ABBANDONA IL SIGNORE

11 Gli Israeliti andarono contro la volontà del Signore.
12-13 Abbandonarono il Signore, il Dio dei loro padri, che li aveva liberati dall'Egitto, e seguirono altri dèi, tra quelli dei popoli vicini. Al posto del Signore adorarono Baal e le Astarti.
14 Il Signore non li sopportò più: li abbandonò nelle mani dei briganti che li derubavano e li lasciò come preda ai loro nemici. Gli Israeliti non riuscivano più a difendersi.
15 In battaglia erano sempre sconfitti, poiché il Signore era contro di loro, come più volte aveva minacciato. Gli Israeliti si trovarono così in una situazione disperata.
16 Allora il Signore diede agli Israeliti nuovi capi, detti giudici. Questi li salvarono dai briganti.
17 Gli Israeliti però non diedero ascolto neppure ai giudici. Tradirono il Signore e adorarono altri dèi. Ormai erano lontani dall'esempio dei loro padri, che avevano ubbidito alla volontà del Signore.
18 Quando il Signore dava un giudice a Israele, continuava ad aiutarlo per tutta la sua vita; così salvava il popolo dai nemici. Il Signore, infatti, aveva compassione degli Israeliti che gemevano sotto la tirannia degli oppressori.
19 Ma quando il giudice moriva, il popolo tornava a fare come prima e si comportava peggio ancora della generazione precedente. Adorava idoli e si rifiutava di abbandonare le sue abitudini corrotte e di cambiare la sua condotta ostinata.
20 Allora il Signore, pieno di sdegno contro Israele, disse: «Questa gente non ha mantenuto i patti stabiliti con i suoi padri. Non mi ha ubbidito,
21 perciò d'ora in poi non scaccerò più da questa terra le nazioni che vi sono rimaste dopo la morte di Giosuè».
22 Il Signore voleva servirsi degli stranieri per mettere alla prova gli Israeliti e vedere se restavano fedeli alla sua volontà, come avevano fatto i loro padri.
23 Per questo aveva lasciato nella regione quelle popolazioni: esse non furono vinte da Giosuè né scacciate dopo la sua morte.

CAPITOLO 3

LE POPOLAZIONI RIMASTE NEL TERRITORIO

1 Il Signore aveva dunque lasciato nel territorio alcuni popoli per mettere alla prova gli Israeliti che non avevano preso parte alle guerre di Canaan.
2 Egli lo fece allo scopo di addestrare alla guerra ogni generazione d'Israele, specialmente quelle che non avevano mai combattuto.
3 Ecco quelli che erano rimasti in quella terra: i cinque capi dei Filistei, tutti i Cananei, gli abitanti di Sidone e gli Evei che abitavano sulle montagne del Libano dal monte Baal-Ermon fino al passo di Camat.
4 Servivano a mettere alla prova gli Israeliti, per vedere se ubbidivano ai comandamenti dati dal Signore ai loro padri, per mezzo di Mosè.
5 Così, il popolo dovette abitare in un paese ancora occupato da Cananei, Ittiti, Amorrei, Perizziti, Evei e Gebusei.
6 Gli Israeliti, uomini e donne, si sposarono con gli stranieri e adorarono i loro idoli.

I PRIMI TRE GIUDICI D'ISRAELE

OTNIEL

7 Il popolo d'Israele andò contro la volontà del Signore: dimenticò il suo Dio e cominciò ad adorare gli idoli di Baal e di Asera.
8 Il Signore non sopportò più gli Israeliti e li fece cadere in mano a un re dell'Alta Mesopotamia, Cusan-Risataim; essi rimasero sotto il suo dominio per otto anni.
9 Allora gli Israeliti invocarono l'aiuto del Signore, ed egli diede loro un liberatore: Otniel, figlio di Kenaz, il fratello minore di Caleb.
10 Lo spirito del Signore venne sopra di lui ed egli diventò giudice, capo d'Israele. Attaccò il re dell'Alta Mesopotamia Cusan-Risataim e il Signore gli diede la vittoria. Otniel fu il più forte.
11 Così, il popolo d'Israele visse in pace nella sua terra per quarant'anni, fino alla morte di Otniel.

EUD

12 Gli Israeliti andarono di nuovo contro la volontà del Signore. Per punirli il Signore rese Eglon, re di Moab, più forte d'Israele.
13 Eglon radunò gli Ammoniti e gli Amaleciti, attaccò Israele, lo sconfisse e occupò la città delle Palme.
14 Gli Israeliti rimasero per diciotto anni sotto il dominio di Eglon, re di Moab.
15 Allora invocarono l'aiuto del Signore e il Signore diede loro un liberatore: Eud, figlio di Ghera. Egli apparteneva alla tribù di Beniamino ed era mancino. Gli Israeliti incaricarono Eud di portare a Eglon, re di Moab, il tributo che dovevano pagare.
16 Eud si fece una spada a doppio taglio lunga mezzo metro, se l'appese al fianco destro e la nascose sotto il vestito.
17 Portò il tributo al re di Moab, Eglon, che era molto grasso.
18 Dopo aver consegnato il tributo, Eud ordinò agli uomini che lo avevano accompagnato di mettersi in viaggio verso casa.
19 Egli invece tornò indietro dal luogo detto degli Idoli vicino a Galgala, si presentò di nuovo al re e gli disse: - Ho un messaggio segreto per te.
Eglon gli disse:
- Aspetta! - e fece uscire i servi.
20 Stava seduto in una camera al piano superiore a lui riservata per prendere fresco. Eud gli si avvicinò e disse:
- Quel che ho da dirti viene da Dio!
21 Il re allora si alzò in piedi ed Eud con la sinistra tirò fuori la spada dal fianco e gliela piantò nel ventre;
22 essa penetrò dentro tutta intera, lama e impugnatura, tanto che il grasso la ricoprì; senza nemmeno estrarla, Eud uscì dalla finestra.
23 Ma prima di uscire chiuse la porta e mise il chiavistello.
24 Eud si allontanò. Quando i servi vennero e videro che la porta del piano di sopra era sprangata, pensarono che Eglon fosse dentro per i suoi bisogni.
25 A un certo punto cominciarono a preoccuparsi perché la porta del piano di sopra restava sempre chiusa. Allora presero la chiave e spalancarono la porta: il loro padrone era steso a terra, morto.
26 Nel frattempo Eud era fuggito e ormai si era messo in salvo verso Seira, oltre il luogo degli Idoli.
27 Appena arrivò sulle alture di Efraim, Eud fece dare il segnale di battaglia e gli Israeliti corsero giù per mettersi ai suoi ordini.
28 Egli disse loro: «Seguitemi tutti! Oggi il Signore vi dà la vittoria sui Moabiti, i vostri nemici». Scesero dietro a Eud, e tennero sotto il loro controllo il posto dove i Moabiti volevano attraversare il Giordano: non ne lasciarono passare nemmeno uno.
29 Quel giorno uccisero diecimila dei migliori soldati moabiti: neppure uno di loro si salvò.
30 Da allora, i Moabiti rimasero sotto il dominio d'Israele. Il popolo visse in pace nella sua terra per ottant'anni.

SAMGAR

31 Dopo Eud venne Samgar, figlio di Anat. Anch'egli liberò Israele: con un pungolo da buoi uccise seicento Filistei.

LA PROFETESSA DEBORA

CAPITOLO 4

DEBORA E BARAK

1 Dopo la morte di Eud il popolo d'Israele andò di nuovo contro la volontà del Signore.
2 A causa della loro condotta il Signore abbandonò gli Israeliti in potere del re cananeo Iabin, che regnava ad Azor. Comandante del suo esercito era Sisara, che risiedeva ad Aroset-Goim.
3 Iabin aveva novecento carri da guerra di ferro e da venti anni opprimeva duramente Israele. Allora gli Israeliti invocarono l'aiuto del Signore.
4 In quel tempo, la profetessa Debora, moglie di Lappidot, era giudice, capo d'Israele.
5 Il popolo andava da lei per aver giustizia. Essa accoglieva gli Israeliti in una località tra Rama e Betei, nel territorio collinare di Efraim, seduta sotto una palma, che fu poi chiamata palma di Debora.
6 Un giorno essa mandò a chiamare Barak, figlio di Abinoam, che stava a Kedes di Neftali, e gli disse:
- Questi sono gli ordini del Signore Dio d'Israele: "Va' e prendi con te diecimila uomini della tribù di Neftali e di Zabulon e portali con te sul monte Tabor.
7 Il Signore attirerà Sisara, il comandante di Iabin, al torrente Kison con i suoi carri e le sue truppe, e li farà cadere nelle vostre mani".
8 Barak le disse:
- Se vieni anche tu, ci vado; altrimenti no.
9 Essa rispose:
- Sì, verrò con te. Ma questo non ti farà onore, perché il Signore darà Sisara in mano a una donna!
10 Debora andò con Barak a Kedes, dove egli aveva convocato le tribù di Zabulon e di Neftali. Diecimila uomini si misero in marcia con lui. E Debora li accompagnava.
11 In quel tempo Eber il Kenita era andato ad accamparsi vicino a Kedes presso la quercia di Bezaannaim. Egli si era separato dagli altri Keniti, discendenti di Obab, suocero di Mosè.
12 Appena riferirono a Sisara che Barak, figlio di Abinoam, era salito sul monte Tabor,
13 egli trasferì tutti i suoi novecento carri da guerra di ferro, e le sue truppe. Da Aroset-Goim andarono verso il torrente Kison.
14 Allora Debora disse a Barak: «Su, coraggio! Il Signore combatte per te! Oggi stesso farà cadere Sisara nelle tue mani». Barak scese dal monte Tabor seguito dai suoi diecimila soldati.
15 Il Signore, alla testa dell'esercito di Barak, sbaragliò Sisara con tutti i suoi carri e le sue truppe. Sisara saltò giù dal carro e scappò a piedi.
16 Barak inseguì il carro di Sisara e le sue truppe fino ad Aroset-Goim; tutti i soldati di Sisara furono uccisi e non se ne salvò nemmeno uno.
17 Intanto Sisara corse a piedi fino alla tenda di Giaele, la moglie di Eber il Kenita, che era alleato di Iabin, re di Azor.
18 Giaele andò incontro a Sisara e gli disse:
- Fermati! Fermati qui da me! Non aver paura.
Egli entrò nella sua tenda e lei lo coprì con un tappeto.
19 Egli le disse:
- Ho sete. Dammi un po' d'acqua da bere.
Essa prese del latte, gli diede da bere e lo coprì di nuovo.
20 Lui le disse ancora:
- Sta' davanti alla tenda. Se ti domandano:
«C'è qualcuno?», rispondi di no.
21 Sisara era molto stanco e si addormentò subito. Allora Giaele tolse un picchetto dalla tenda, prese in mano un martello e si avvicinò a Sisara senza far rumore. Gli conficcò nelle tempia il picchetto, ma così forte che rimase piantato anche in terra. Sisara passò dal sonno alla morte.
22 Barak continuava a inseguire Sisara. Giaele gli andò incontro e gli disse: «Vieni, ti farò vedere l'uomo che cerchi». Egli entrò nella tenda: Sisara era steso a terra, morto, con il picchetto piantato nelle tempia.
23 Quel giorno il Signore stroncò davanti a Israele la prepotenza di Iabin, re di Canaan.
24 Da allora, Israele non diede più tregua a Iabin, re di Canaan, finché lo eliminò.

CAPITOLO 5

IL CANTO DI DEBORA

1 Quel giorno Debora e Barak, figlio di
Abinoam, si misero a cantare:
2 «I capi d'Israele presero il comando,
il popolo partì volontario!
Lodate il Signore!

3 Ascoltatemi, o re,
uditemi, o principi:
io voglio lodare il Signore,
voglio cantare inni al Signore,
il Dio d'Israele.

4 Quando muovevi dai monti di Seir,
quando marciavi nella steppa di Edom,
Signore,
la terra tremò;
il cielo si scosse,
e le nubi si sciolsero in acqua.
5 I monti si nascosero
per paura del Signore,
il Dio del Sinai,
per paura del Signore,
il Dio d'Israele.

6 Al tempo di Giaele,
non vedevi più passar carovane;
ai giorni di Samgar, figlio di Anat,
si viaggiava per strade sperdute.
7 Campagne abbandonate,
non più contadini in Israele;
poi sei comparsa tu,
o Debora,
per far da madre a Israele.
8 La guerra era alle porte:
il popolo sceglieva nuovi dèi
e su quarantamila uomini
in Israele
nessuno impugnava lo scudo o la lancia.

9 Voi, comandanti d'Israele,
voi, volontari del popolo,
lodate il Signore!
10 Voi, che cavalcate asine bianche,
voi, che state seduti su tappeti,
e voi, che camminate lungo la via,
udite:
11 la gente radunata attorno ai pozzi
sta raccontando le vittorie del Signore,
i trionfi del Signore, campione d'Israele.
Il popolo del Signore
è sceso alle porte della città.
12 Su, Debora,
su, avanti,
canta!
Su, Barak, figlio di Abinoam,
avanti,
raduna i tuoi prigionieri!

13 I superstiti
si sono uniti ai nobili
e, all'invito di Debora,
il popolo d'Israele è accorso
pronto
a combattere.
14 I tuoi uomini, Efraim,
han sconfitto i soldati di Amalek;
e Beniamino
ha combattuto insieme alla tua retroguardia.
Da Machir
erano accorsi i comandanti
e da Zabulon
quelli che tengono lo scettro del comando.
15 I capi della tribù di Issacar
si son mossi con Debora;
anche Barak è accorso
e l'ha seguita nella pianura.
Ma la tribù di Ruben era incerta,
e non si decideva a partire.
16 Ruben, perché sei restato negli ovili
ad ascoltare il fischio dei pastori?
La tribù di Ruben era molto incerta,
e non si decideva a partire.
17 La gente di Galaad
è restata al di là del Giordano
e gli uomini di Dan,
perché sono rimasti sulle navi?
Aser si è fermato sulla riva del mare
e non ha lasciato i suoi porti.
18 Zabulon e Neftali invece
sul campo di battaglia
si sono esposti alla morte.
19 I re di Canaan
sono venuti a combattere
a Taanach, alle acque di Meghiddo;
han combattuto, ma senza fare bottino;
e non han preso
nemmeno un pezzo d'argento.
20 Anche le stelle han combattuto
dall'alto del loro percorso nel cielo:
han combattuto contro Sisara.
21 Il torrente Kison,
quell'antico torrente,
li ha trascinati via.
Coraggio, avanti con forza!
22 Allora i cavalli a gran galoppo
con i loro zoccoli martellavano il suolo.

23 Disse l'angelo del Signore:
"Maledetta la città di Meroz
e maledetti i suoi abitanti!
Non sono venuti in aiuto al Signore,
e i suoi soldati non sono accorsi
a combattere per lui!".

24 Ma sia benedetta fra le donne Giaele,
la moglie di Eber il Kenita,
benedetta fra le donne della tenda!
25 Sisara le aveva chiesto acqua da bere
e lei gli diede del latte:
glielo offrì in una coppa preziosa!
26 Ma con una mano prese un picchetto
e con l'altra il martello;
con un colpo gli trapassò le tempia
e gli spaccò la testa.
27 Sisara si contorse
e cadde ai suoi piedi.
Cadde lungo e disteso;
dove si contorse,
lì cadde morto.

28 La madre di Sisara alla finestra
e dietro all'inferriata gridava:
"Perché il suo carro tarda ad arrivare?
Perché i suoi cavalli son così lenti
a tornare?".
29 La più saggia delle sue donne risponde
e anche lei ripete:
30 "Si, certo,
hanno fatto bottino
e stan facendo le parti:
una ragazza per ciascuno;
a Sisara
toccano stoffe colorate,
ricamate e pregiate,
tante pezze ricamate
e anche tanti animali...".

31 Così finiscano i tuoi nemici, o Signore.
Ma i tuoi amici risplendano
come il sole che sorge».

Poi, gli Israeliti vissero in pace nella loro terra per quarant'anni.

GEDEONE

CAPITOLO6

MADIAN OPPRIME ISRAELE

1-2 Gli Israeliti andarono di nuovo contro la volontà del Signore, e il Signore li fece cadere sotto il potere del popolo di Madian. Per sette anni i Madianiti oppressero con mano pesante il popolo d'Israele. Per difendersi, gli Israeliti si rifugiarono sui monti, in grotte e caverne, tra rocce inaccessibili.
3 Ma ogni volta che gli Israeliti scendevano a seminare i loro campi, venivano i Madianiti, gli Amaleciti e altre tribù del deserto e li invadevano.
4 Si accampavano nel territorio degli Israeliti, rubavano le capre, i buoi e gli asini e distruggevano il raccolto quasi fino a Gaza. Così, gli Israeliti non avevano più niente da mangiare.
5 I Madianiti arrivavano con i loro greggi e le loro tende. Erano come uno sciame di cavallette. Avevano tanti cammelli, che non si riusciva nemmeno a contarli, e dove passavano, devastavano tutto.
6 A causa di Madian gli Israeliti finirono in miseria. Allora il popolo d'Israele cercò l'aiuto del Signore.
7 Quando gli Israeliti invocarono il Signore contro Madian,
8 egli mandò ad essi un profeta con questo messaggio: «Così dice il Signore, Dio d'Israele: Io vi ho fatti uscire dall'Egitto e vi ho liberati dalla schiavitù.
9 Vi ho salvati non solo dagli Egiziani, ma anche da tutti i nemici che avete incontrato in questa terra. Al vostro passaggio li ho cacciati via e vi ho dato le loro terre.
10 Vi avevo detto che sono io il Signore, il vostro Dio, e vi avevo proibito di adorare gli idoli del territorio degli Amorrei, dove siete venuti a vivere. Ma voi non mi avete ubbidito».

GEDEONE SCELTO DA DIO PER LIBERARE ISRAELE

11 Allora l'angelo del Signore venne nel villaggio di Ofra e si sedette sotto un grande albero, che apparteneva a Ioas, un uomo della famiglia di Abiezer. Suo figlio Gedeone stava battendo il grano di nascosto dentro a un tino, per non farsi scoprire dai Madianiti.
12 L'angelo del Signore gli apparve e gli disse:
- Tu sei un uomo forte e valoroso: il Signore è con te.
13 Gedeone rispose:
- Lascia che io ti domandi: Il Signore è davvero dalla nostra parte? Com'è possibile allora che ci sia capitato tutto questo? Dove sono andate a finire tutte le sue meravigliose imprese? I nostri padri ce le raccontavano sempre e ci ricordavano che è stato il Signore a fraci uscire dall'Egitto. Ora invece, il Signore ci ha abbandonati e ci ha messi sotto il dominio dei Madianiti.
14 Il Signore gli ordinò:
- Va'! Mostra la tua forza. Io ti mando a liberare Israele dal potere dei Madianiti.
15 Gedeone rispose:
- Ma, Signore, come potrò io salvare Israele?
La mia famiglia è la meno importante della tribù di Manasse, e nella mia famiglia io sono l'ultimo.
16 Il Signore gli disse:
- Io sarò con te e tu abbatterai i Madianiti, come se fossero un solo uomo.
17 Gedeone rispose:
- Se tu scegli proprio me, dammi una prova che sei davvero il Signore.
18 Intanto non te ne andare di qui, fino al mio ritorno. Vado a prepararti un'offerta e te la porterò.
- D'accordo! - disse il Signore. - Aspetterò fino al tuo ritorno.
19 Gedeone entrò in casa, preparò un capretto, e con venti chili di farina fece del pane non lievitato. Mise la carne dentro a un cesto e il brodo in un recipiente, e poi li portò sotto l'albero e li offrì al Signore.
20 L'angelo di Dio gli disse:
- Prendi la carne e il pane non lievitato, posali su questa pietra e versaci sopra il brodo. Gedeone ubbidì.
21 Allora l'angelo del Signore tese il braccio e, con la punta del bastone che teneva in mano, toccò il pane e la carne. Dalla pietra sprigionò una fiamma, e il fuoco bruciò la carne e il pane non lievitato. Poi l'angelo del Signore scomparve.
22 Gedeone si rese conto che era davvero l'angelo del Signore e disse:
- Signore, mio Dio! Ho visto con i miei occhi il tuo angelo.
23 E il Signore a lui:
- La pace sia con te. Non aver paura. Non morirai.
24 Allora Gedeone costruì un altare per il Signore e lo dedicò al "Signore della pace". A Ofra, un villaggio degli Abiezeriti, quell'altare c'è ancor oggi.

GEDEONE E L'ALTARE DI BAAL

25 La stessa notte il Signore ordinò a Gedeone: «Prendi dalla stalla di tuo padre il toro di sette anni. Demolisci l'altare che tuo padre ha dedicato a Baal, e butta giù il palo sacro che vi sta accanto, dedicato ad Asera.
26 Sulla cima di questa roccia costruisci con cura un altare per il Signore tuo Dio. Prendi poi il toro di sette anni e brucialo come sacrificio; per legna, userai il palo sacro che devi abbattere».
27 Gedeone prese con sé dieci servi e fece come il Signore gli aveva detto. Ma per paura dei suoi familiari e della gente del villaggio, agì di notte e non di giorno.
28 Il mattino dopo, quando gli abitanti della città si alzarono, videro che l'altare di Baal era stato distrutto, il palo sacro non c'era più e sopra un nuovo altare un toro era stato bruciato come offerta.
29 Tutti si domandarono: «Chi sarà stato?». Dopo attente ricerche scoprirono che era stato Gedeone, il figlio di Ioas.
30 Allora la gente della città gridò a Ioas: «Fa' venir fuori tuo figlio! Deve morire, perché ha demolito l'altare di Baal e ha buttato giù il palo sacro che gli stava accanto».
31 Ioas rispose a quelli che gli si erano stretti attorno minacciosi: «Tocca a voi difendere Baal? Lo volete salvare voi? Chi vuoi difenderlo morirà prima che sorga il sole. Se Baal è Dio, lasciate che si difenda da solo. Dopo tutto l'altare demolito era suo».
32 Perciò quel giorno diedero a Gedeone il soprannome di Ierubbaal, appunto perché Ioas aveva detto: «Lasciate che Baal si difenda da solo, dato che era suo l'altare demolito».

GEDEONE CHIEDE A DIO UN SEGNO

33 I Madianiti, gli Amaleciti e altre tribù del deserto formarono un unico esercito. Passarono il Giordano e si accamparono nella pianura di Izreel.
34 Lo spirito del Signore scese sopra Gedeone. Egli fece dare il segnale di guerra con la tromba e chiamò gli uomini di Abiezer a seguirlo.
35 Mandò messaggeri nei territori della tribù di Manasse per radunare i soldati Mandò messaggeri anche alle tribù di Aser, Zabulon e Neftali, e i loro uomini vennero a unirsi agli altri.
36 Poi Gedeone si rivolse a Dio: «Tu hai detto di volerti servire di me per salvare Israele.
37 Ebbene, io stenderò il manto di una pecora in terra dentro il cortile. Se domattina solo il manto sarà bagnato di rugiada e il terreno attorno resterà asciutto, allora sarò sicuro che tu hai deciso di salvare Israele per mezzo mio».
38 Avvenne proprio così. Il mattino dopo, Gedeone si alzò presto, strizzò il manto umido di rugiada e ne uscì tanta acqua da riempire una scodella.
39 Poi Gedeone disse a Dio: «Lascia che parli ancora una volta, e non adirarti contro di me. Voglio avere un'altra prova: questa volta la lana deve restare asciutta e la rugiada deve essere tutto attorno».
40 La notte seguente Dio fece esattamente così. Al mattino la lana era asciutta, mentre tutto il terreno era bagnato di rugiada.

CAPITOLO 7

TRECENTO UOMINI PER LA VITTORIA

1 Gedeone, soprannominato Ierubbaal, e i suoi uomini si alzarono di buon mattino e andarono ad accamparsi nei pressi della sorgente di Carod. L'accampamento dei Madianiti era più a nord, nella pianura, ai piedi della collina di More.
2 Il Signore disse a Gedeone: «Siete in troppi, non posso farvi vincere contro i Madianiti. C'è pericolo che poi gli Israeliti si attribuiscano il merito della vittoria e non riconoscano il mio intervento. Potrebbero pensare: "Siamo stati noi a vincere, con la nostra forza!".
3 Perciò parla chiaro ai tuoi uomini: Chi è indeciso o ha paura, lasci subito la montagna di Galaad e se ne torni a casa sua. Ventiduemila se ne andarono, e Gedeone rimase con diecimila uomini.
4 Ma il Signore disse a Gedeone: «Siete ancora troppi. Porta i tuoi uomini giù alla sorgente, e io li metterò alla prova. Ti indicherò quelli che dovranno venire con te e quelli che invece dovranno andarsene».
5 Gedeone portò i suoi uomini alla sorgente. Il Signore disse a Gedeone: «Metti da una parte chi per bere leccherà l'acqua con la lingua come fanno i cani. Lascia dall'altra parte quelli che per bere si metteranno in ginocchio».
6 Solo trecento uomini portarono l'acqua alla bocca con la mano e la leccarono. Tutti gli altri per bere si inginocchiarono.
7 Il Signore disse a Gedeone: «Io salverò Israele e ti farò vincere contro i Madianiti soltanto con i trecento uomini che hanno leccato l'acqua. Gli altri mandali pure a casa».
8 Gedeone mandò via il grosso del suo esercito. Con lui restarono solo quei trecento uomini. Essi presero dai loro compagni le provviste e le trombe. L'accampamento dei Madianiti si trovava sotto di loro, nella pianura.

UN SOGNO PREANNUNZIA LA VITTORIA

9 Quella notte il Signore disse a Gedeone: «Alzati! Piomba sul campo nemico e io ti darò la vittoria sui Madianiti.
10 Ma sei hai paura, avvicinati prima al loro accampamento insieme con il tuo servo Pura.
11 Sentirai i discorsi che fanno, e questo ti darà coraggio per scendere e attaccarli». Gedeone e il suo servo Pura si inoltrarono fino al limite dell'accampamento nemico, dove erano di guardia le sentinelle.
12 I Madianiti, gli Amaleciti e gli uomini delle tribù del deserto riempivano tutta la pianura. Sembravano uno sciame di cavallette, e i loro cammelli erano numerosi come granelli di sabbia in riva al mare.
13 Gedeone raggiunse l'accampamento, mentre un soldato stava raccontando un sogno a un compagno:
- Sai che sogno ho fatto? Ho sognato una grossa forma di pane d'orzo che rotolava giù nel nostro accampamento. Arrivata a una tenda l'ha colpita, l'ha fatta rovesciare e l'ha sfasciata.
14 Il suo compagno rispose:
- Non c'è dubbio: quel pane rappresenta la spada dell'israelita Gedeone, figlio di Ioas. Il Signore gli darà la vittoria su tutto l'accampamento.
15 Quando Gedeone sentì il racconto del sogno e il suo significato, si inchinò fino a terra per ringraziare Dio. Poi tornò nell'accampamento degli Israeliti e gridò: «Alzatevi! Il Signore ci darà la vittoria sull'esercito di Madian».

LA STRATEGIA DI GEDEONE

16 Gedeone divise i suoi trecento uomini in tre gruppi. Diede a ciascun soldato una tromba e una brocca con dentro una torcia.
17 E disse loro: «Quando saremo ai lati dell'accampamento, guardate verso di me e fate come farò io.
18 Circonderemo l'accampamento, e quando sentirete me e i miei uomini suonare la tromba, suonerete anche voi e poi griderete: Per il Signore e per Gedeone!».
19 Gedeone con il suo gruppo di cento uomini arrivò al limite dell'accampamento verso mezzanotte. I Madianiti avevano appena fatto il cambio delle sentinelle. Allora Gedeone suonò la tromba e ruppe la brocca che aveva in mano.
20 I tre gruppi seguirono il suo esempio: tutti suonarono le trombe e ruppero le brocche. Nella mano sinistra tenevano la torcia e nella destra la tromba. Gridarono: «All'attacco, per il Signore e per Gedeone!».
21 Ma rimasero tutti fermi al proprio posto attorno all'accampamento: i Madianiti si misero a correre da una parte e dall'altra, urlavano di paura e cercavano di fuggire.
22 Mentre i trecento suonavano le trombe, il Signore gettò nel panico tutto l'accampamento, e i Madianiti si colpirono l'un l'altro con la spada. Infine, tutto l'esercito prese la fuga. Corsero fino a Bet-Sitta, verso Zerera e fino alle rive del torrente Abel Mecola, nei pressi di Tabbat.

I MADIANITI IN FUGA

23 Gli uomini delle tribù di Neftali, di Aser e di tutto Manasse furono chiamati alle armi per inseguire i Madianiti.
24 Gedeone mandò messaggeri per tutto il territorio montuoso della tribù di Efraim. Gridavano: «Scendete e attaccate i Madianiti! Impedite che arrivino ai corsi d'acqua fino a Betbara e al Giordano». Gli uomini di Efraim si radunarono e tennero sotto controllo tutti i corsi d'acqua fino a Betbara e il Giordano.
25 Catturarono due capi dell'esercito di Madian, Oreb e Zeeb. Uccisero Oreb su una roccia, chiamata poi la roccia di Oreb, e Zeeb vicino a un torchio, chiamato poi il torchio di Zeeb. Continuarono a inseguire i Madianiti, e infine portarono la testa di Oreb e di Zeeb a Gedeone, dall'altra parte del Giordano.

CAPITOLO 8

PROTESTA DEGLI EFRAIMITI

1 Allora gli uomini della tribù di Efraim dissero a Gedeone:
- Perché non ci hai chiamati con te quando sei partito in guerra contro i Madianiti? Perché ci viene fatto questo torto?
E lo rimproverarono con durezza.
2 Ma egli disse:
- In confronto a voi, io non ho fatto niente. Noi della famiglia di Abiezer abbiamo avuto una buona vendemmia, ma quello che voi di Efraim avete raccolto dopo di me è molto più importante.
3 Dio ha fatto cadere nelle vostre mani Oreb e Zeeb, i due capi dell'esercito di Madian. Io non ho ottenuto niente in confronto a voi.
A queste parole gli Efraimiti si calmarono.

ULTIME IMPRESE DI GEDEONE

4 Gedeone e i suoi trecento uomini avevano corso fino al Giordano e lo avevano attraversato. Erano stanchi, ma continuarono a inseguire i Madianiti.
5 Giunsero alla città di Succot e Gedeone disse agli abitanti:
- Date del pane ai miei uomini. Sono stanchi perché stiamo inseguendo Zebach e Zalmunna, i re dei Madianiti.
6 Ma i capi di Succot risposero:
- Avete già preso Zebach e Zalmunna? No! E perché allora dovremmo dar da mangiare al tuo esercito?
7 Allora Gedeone disse:
- Vedrete! Quando il Signore li avrà messi nelle mie mani, tornerò e vi frusterò con spine e cardi del deserto.
8 Proseguì fino a Penuel e di nuovo chiese del pane. Ma gli abitanti risposero di no, come quelli di Succot.
9 Allora Gedeone disse loro: «Quando tornerò vittorioso, butterò giù la vostra torre».
10 Zebach e Zalmunna erano a Karkor con le loro truppe. L'esercito delle tribù del deserto aveva perso in battaglia centoventimila soldati; erano rimasti soltanto quindicimila uomini.
11 Gedeone prese la strada dei nomadi a est di Nobach e di Iogbea e attaccò di sorpresa l'esercito nemico.
12 I due re Madianiti si diedero alla fuga ma Gedeone li inseguì, li catturò e gettò nel panico tutto l'accampamento.
13 Di ritorno dalla battaglia, Gedeone, figlio di Ioas, passò per la salita di Cheres.
14 Fece prigioniero un giovane di Succot e lo interrogò; gli fece scrivere i nomi dei capi e dei responsabili della città, settantasette persone in tutto.
15 Gedeone entrò nella città e disse agli abitanti: «Quando i miei uomini erano stanchi, voi non avete voluto darci da mangiare. Anzi ci avete detto con aria di sfida: "Non li avete ancora presi Zebach e Zalmunna!". Adesso eccoli qua!».
16 Allora prese i capi della città e li frustò con le spine e i cardi del deserto.
17 Poi andò anche a Penuel; buttò giù la torre della città e ne uccise gli abitanti.
18 Gedeone chiese poi ai re di Madian Zebach e Zalmunna che teneva prigionieri:
- Com'erano gli uomini che avete ucciso sul Tabor?
Gli risposero:
- Assomigliavano a te e sembravano tanti principi.
19 Gedeone esclamò:
- Allora erano miei fratelli, i figli di mia madre! Dio mi è testimone: se voi aveste risparmiato la loro vita, ora io non vi ucciderei.
20 Poi disse a Ieter, il suo figlio primogenito: - Avanti! Uccidili!
Ma Ieter non tirò neanche fuori la spada. Aveva paura; era ancora un ragazzo.
21 Zebach e Zalmunna dissero a Gedeone:
- Su, ammazzaci tu! Tocca a un uomo come te!
Egli li uccise e prese i collari dei loro cammelli.
22 In seguito gli Israeliti dissero a Gedeone:
- Tu ci hai salvati dai Madianiti. Continua a essere il nostro capo, e dopo di te i tuoi discendenti.
23 Gedeone rispose:
- Non sarò il vostro capo! né io né i miei figli. Il vostro capo è il Signore!
24 Poi continuò:
- Ma vorrei chiedervi una cosa: ciascuno di voi mi dia un anello del suo bottino. (Difatti gli sconfitti portavano anelli d'oro, come altre tribù del deserto.)
25 I soldati gli risposero:
- Volentieri!
Stesero per terra un mantello e vi gettarono sopra un anello ciascuno.
26 Gli anelli che Gedeone ricevette pesavano in tutto circa venti chili senza contare le collane, le catenelle, i vestiti di porpora dei re di Madian e i collari dei loro cammelli.
27 Con quell'oro Gedeone si costruì un idolo e lo pose a Ofra, il suo villaggio. Tutti gli Israeliti andarono ad adorarlo, e tradirono così il Signore. Quell'idolo fu all'origine della rovina di Gedeone e della sua famiglia.
28 Dopo aver subito quella dura sconfitta da parte degli Israeliti, i Madianiti non poterono più risollevarsi. Il popolo d'Israele visse in pace nella sua terra per quarant'anni, fino alla morte di Gedeone.

MORTE DI GEDEONE

29 Gedeone, figlio di Ioas, soprannominato Ierubbaal, tornò a vivere a casa sua
30 Aveva molte mogli, e fu padre di settanta figli.
31 Ebbe un figlio anche da una concubina che abitava a Sichem, e lo chiamò Abimelech.
32 Gedeone, figlio di Ioas, morì dopo una lunga e serena vecchiaia. Lo seppellirono nella tomba di suo padre a Ofra, villaggio degli Abiezeriti.

IL POPOLO D'ISRAELE TORNA ALL'IDOLATRIA

33 Dopo la morte di Gedeone, gli Israeliti tradirono di nuovo il Signore e adorarono gli idoli. Proclamarono Baal-Berit loro dio.
34 Essi dimenticarono il Signore, loro Dio, che li aveva salvati dai nemici in mezzo ai quali vivevano.
35 Gli Israeliti non dimostrarono riconoscenza alla famiglia di Gedeone, soprannominato Ierubbaal, per tutto il bene che egli aveva fatto per il popolo.

ABIMELECH

CAPITOLO 9

ABIMELECH RE DI SICHEM

1 Abimelech, figlio di Gedeone, andò a Sichem, dove viveva la famiglia di sua madre, e suggerì a tutti i suoi parenti
2 di fare ai ricchi proprietari della città questa proposta: «Che cosa sarebbe meglio per voi? Avere come capi i settanta figli di Gedeone o averne uno solo? Ricordatevi che solo Abimelech è del vostro stesso sangue».
3 I familiari di sua madre riferirono quelle parole ai proprietari di Sicheni. Essi decisero di mettersi dalla parte di Abimelech, perché, dicevano, era loro fratello.
4 Presero settanta pezzi d'argento dal tempio di Baal-Berit e glieli consegnarono. Con quel denaro Abimelech organizzò una banda di vagabondi e avventurieri disposti a seguirlo.
5 Andò a Ofra, nella casa di suo padre, e massacrò i settanta figli di Gedeone tutti sulla stessa pietra. Di essi si salvò solo il più piccolo, Iotam, che si era nascosto.
6 Tutti i proprietari di Sichem e tutta Bet-Millo si radunarono e si recarono alla quercia della Stele che si trova in città. Là proclamarono re Abimelech.

LA PARABOLA DI IOTAM

7 Quando Iotam venne a saperlo, salì sulla cima del monte Garizim e gridò verso di loro:
«Ascoltatemi, o proprietari di Sichem,
e Dio ascolterà voi.
8 Un giorno gli alberi decisero di scegliersi un re.
Andarono dall'ulivo e gli chiesero:
"Vuoi essere il nostro re?".
9 Ma l'ulivo rispose:
"Dovrei smettere di produrre l'olio
con il quale si onorano gli dèi e gli uomini,
per fare il re degli alberi?".

10 Gli alberi si rivolsero al fico.
Gli chiesero: "Vuoi essere il nostro re?"
11 Ma il fico rispose:
"Dovrei smettere di dare i miei frutti
dolci e gustosi,
per fare il re degli alberi?"

12 Gli alberi dissero allora alla vite:
"Dai! Sii tu il nostro re!".
13 Ma la vite rispose:
"Dovrei smettere di produrre il vino,
che dà gioia agli dèi e agli uomini,
per fare il re degli alberi?".
14 Infine gli alberi tutti insieme dissero a un
cespuglio di spine:
"Coraggio! Sii tu il nostro re!".
15 Il cespuglio rispose:
"Se davvero volete farmi re,
venite, riparatevi alla mia ombra!
Ma se non siete sinceri, dal mio cespuglio
uscirà un fuoco
che brucerà anche i maestosi cedri
del Libano!"».
16 Poi, Iotam continuò: «Ora voi avete fatto re Abimelech. Siete stati onesti e leali? Avete rispettato la memoria di mio padre Gedeone? Avete trattato la sua famiglia come egli meritava per quello che ha fatto?
17 Mio padre ha combattuto per voi e ha rischiato la vita per salvarvi dai Madianiti.
18 Oggi vi siete ribellati contro la famiglia di mio padre, avete ucciso i suoi figli, tutti e settanta su una sola pietra. E Abimelech, figlio della serva di mio padre, lo avete fatto re solo perché è vostro parente.
19 Ebbene, se quello che avete fatto oggi è onesto e leale nei confronti di Gedeone e della sua famiglia, allora vi auguro che siate contenti di Abimelech, e che Abimelech sia contento di voi.
20 Ma se non è così, vi auguro che da Abimelech esca un fuoco e bruci i proprietari di Sichem e Bet-Millo; e che un fuoco esca dai proprietari di Sicheni e Bet-Millo e bruci Abimelech!».
21 Poi, Iotam corse via: andò a vivere a Beer, lontano da suo fratello Abimelech.

I CAPI DI SICHEM SI RIBELLANO

22 Abimelech restò al comando d'Israele per tre anni.
23 Poi Dio fece diventare nemici Abimelech e i proprietari di Sichemi. Essi si ribellarono contro di lui.
24 Questo accadde perché Abimelech e i proprietari di Sichem dovevano scontare il delitto di cui erano responsabili: Abimelech aveva ucciso i settanta figli di Gedeone, suoi fratelli, e i proprietari di Sichemi lo avevano spinto a farlo.
25 I proprietari di Sichemi mandarono alcuni uomini sulle cime delle montagne per tendere imboscate a danno di Abimelech. Essi rapinavano tutti quelli che passavano per quella strada. Abimelech venne a saperlo.
26 Nel frattempo un certo Gaal, figlio di Ebed, era venuto a Sichemi con i suoi fratelli e aveva conquistato la fiducia dei proprietari del luogo.
27 Una volta andarono nelle loro vigne, vendemmiarono e pigiarono l'uva. Poi organizzarono una festa: si recarono al tempio del loro dio, si misero a mangiare e a bere e finirono per parlar male di Abimelech.
28 Gaal, figlio di Ebed, disse: «Che cosa c'entra Abimelech con Sichemi? Chi è poi Abimelech? E' solo il figlio di Gedeone! E chi è mai Zebul? E' soltanto uno che prende ordini da lui! Perché dovete stare sottomessi a lui? Siate invece fedeli a Camor, il fondatore della nostra città!
29 Se fossi io il capo di questa città, scaccerei subito Abimelech. Anzi gli direi di rafforzare le sue truppe e di prepararsi a combattere».
30 Zebul, il comandante della città, venne a sapere quello che aveva detto Gaal, figlio di Ebed, e andò su tutte le furie.
31 Di nascosto, mandò messaggeri a dire ad Abimelech: «Gaal è venuto a Sichem con i suoi fratelli e incita la città a ribellarsi contro di te.
32 Muoviti stanotte con i tuoi uomini; nascondetevi nella campagna.
33 Domattina alzatevi al levar del sole e preparatevi ad attaccare la città. Quando Gaal e i suoi uomini usciranno per marciare contro di te, tu potrai prenderli di sorpresa e li tratterai come si meritano».
34 Quella stessa notte Abimelech partì con i suoi uomini. Vicino a Sichem si divisero in quattro gruppi e si nascosero.
35 Il mattino seguente, quando Gaal, figlio di Ebed, uscì dalla porta della città, Abimelech e le sue truppe saltarono fuori dai nascondigli.
36 Gaal li vide e disse a Zebul:
- Guarda: c'è della gente che scende dall'alto delle montagne.
Zebul gli rispose:
- Non sono persone. Sono solo ombre delle montagne.
37 Gaal disse di nuovo:
- Guarda! Una schiera scende dal colle dell'Ombelico e un'altra segue la strada della quercia dei Maghi.
38 Zebul gli disse:
- Dov'è finita la tua boria? Dicevi: «Chi è Abimelech? Perché dobbiamo stargli sottomessi?». Eccoli là quelli che hai trattato con tanto disprezzo. Va' a combatterli!
39-40 Gaal, alla testa dei proprietari di Sichem, uscì ad attaccare Abimelech, ma egli lo costrinse a fuggire verso la città. Lungo la strada fino alla porta, i morti e i feriti furono moltissimi.
41 Poi Abimelech si stabilì ad Aruma, e Zebul scacciò da Sichem Gaal e i suoi fratelli e proibì loro di tornare.

ABIMELECH DISTRUGGE SICHEM

42 Abimelech venne a sapere che il giorno dopo gli abitanti di Sichem dovevano andare nei campi.
43 Prese i suoi uomini, li divise in tre gruppi; li fece nascondere e tese un agguato nei campi. Quando videro gli abitanti uscire dalla città, si mossero e li attaccarono.
44 Abimelech avanzò rapidamente con il suo gruppo e prese posizione all'ingresso della città, mentre gli altri due gruppi piombarono su quelli che erano nei campi e li uccisero.
45 Abimelech combatté per tutta la giornata e infine conquistò Sichem. Massacrò gli abitanti, rase al suolo la città e cosparse le sue rovine di sale.
46 Ma i proprietari della torre di Sichem, appena furono informati, si rifugiarono nel sotterraneo del tempio di El-Berit.
47 Quando Abimelech seppe che si erano rifugiati là,
48 salì con i suoi uomini sul monte Zalmon. Prese l'ascia, tagliò il ramo di un albero e se lo caricò sulle spalle. Poi disse ai suoi uomini: «Svelti! Fate anche voi come me».
49 Ognuno tagliò un ramo, seguirono Abimelech, ammucchiarono i rami contro il sotterraneo e lo incendiarono. Il sotterraneo bruciò con tutti quelli che erano dentro. Morirono tutti gli abitanti della torre di Sichem, circa mille persone tra uomini e donne.

MORTE DI ABIMELECH

50 In seguito Abimelech marciò contro la città di Tebez: l'assediò e la conquistò.
51 In mezzo alla città c'era una torre fortificata. I proprietari e gli abitanti della città, uomini e donne, erano corsi a rifugiarsi nella torre. Si erano barricati dentro ed erano saliti sulla terrazza.
52 Quando Abimelech andò ad attaccare la torre, si avvicinò alla porta per incendiarla.
53 Ma una donna buttò giù la pietra di una macina sulla sua testa e gli fracassò il cranio.
54 Abimelech chiamò subito il ragazzo che portava le sue armi e gli ordinò: «Prendi la mia spada e uccidimi! Così nessuno potrà dire che sono stato ucciso da una donna». Il ragazzo lo colpì e Abimelech morì
55 Quando gli Israeliti videro che era morto, tornarono tutti alle loro case.
56 Così Dio fece scontare ad Abimelech il male commesso contro suo padre, quando aveva ucciso i suoi settanta fratelli.
57 Dio punì anche gli abitanti di Sichem per il male che avevano fatto. Si avverò allora la maledizione che Iotam, figlio di Gedeone, aveva pronunziato contro di loro.

ALTRI DUE GIUDICI PER ISRAELE

CAPITOLO 10

TOLA

1 Dopo Abimelech venne Tola, figlio di Pua, nipote di Dodo; anch'egli liberò Israele. Apparteneva alla tribù di Issacar e abitava a Samir, sui monti di Efraim.
2 Egli fu giudice, capo d'Israele, per ventitré anni. Quando morì, fu sepolto a Samir.

IAIR

3 Dopo Tola venne Iair. Abitava nella regione di Galaad e fu giudice, capo d'Israele, per ventidue anni.
4 Egli aveva trenta figli. Ciascuno di loro aveva il suo asino e il suo villaggio nel territorio di Galaad. Ancor oggi ci sono i villaggi di Iair.
5 Quando morì fu sepolto a Kamon.

IEFTE

GLI ISRAELITI SONO INFEDELI AL SIGNORE

6 Gli Israeliti andarono di nuovo contro la volontà del Signore. Abbandonarono il Signore e al suo posto adorarono gli idoli di Baal e di Astarte, gli dèi di Aram, di Sidone, di Moab, degli Ammoniti e dei Filistei.
7 Il Signore non sopportò più gli Israeliti e li abbandonò in preda ai Filistei e agli Ammoniti.
8 Per diciotto anni essi oppressero duramente tutti gli Israeliti che vivevano nel territorio degli Amorrei, a est del Giordano, in Galaad.
9 Gli Ammoniti attraversarono anche il Giordano e attaccarono le tribù di Giuda, di Beniamino e di Efraim. Così, gli Israeliti si trovarono in una situazione disperata.
10 Allora invocarono l'aiuto del Signore, e dissero:
- Abbiamo peccato contro di te, che sei il nostro Dio. Ti abbiamo abbandonato, per adorare gli idoli.
11 Il Signore rispose agli Israeliti:
- In passato, quando gli Egiziani, gli Amorrei, gli Ammoniti, i Filistei, gli abitanti di Sidone,
12 gli Amaleciti e i Madianiti vi hanno oppresso e voi avete invocato il mio aiuto, io, non vi ho forse liberati?
13 Eppure voi mi avete abbandonato per adorare altri dèi. Perciò io non vi libererò più.
14 Chiamate in aiuto gli dèi che vi siete scelti. Fatevi liberare da loro, ora che siete nella disperazione.
15 Gli Israeliti dissero ancora al Signore:
- Abbiamo peccato. Tu sei giusto; fa' di noi quel che vuoi. Ma oggi salvaci!
16 Poi gli Israeliti si sbarazzarono degli altri dèi e tornarono a servire il Signore. Il Signore si commosse di fronte alla loro sofferenza.
17 Nel frattempo gli Ammoniti radunarono i loro uomini e si accamparono in Galaad. Allora anche gli Israeliti si radunarono e si accamparono in Mizpa.
18 I capi e il popolo di Galaad si dissero: «Chi attaccherà per primo gli Ammoniti diventerà il capo di tutti noi».

CAPITOLO 11

IEFTE ELETTO CAPO D'ISRAELE

1-2 Iefte era un valente guerriero della regione di Galaad. Era nato da una prostituta. Ma suo padre Galaad ebbe anche altri figli dalla moglie, e quando essi diventarono grandi, costrinsero Iefte ad andar via di casa. Gli dissero: «Tu non erediterai niente da nostro padre, perché sei figlio di un'altra donna».
3 Iefte allora fuggì lontano dai suoi fratelli e andò a vivere nella regione di Tob. Attorno a lui si radunò un gruppo di sbandati che lo seguirono nei suoi colpi di mano.
4 In quei giorni gli Ammoniti fecero guerra agli Israeliti.
5 Quando cominciarono i combattimenti, le autorità della regione di Galaad andarono nella regione di Tob a chiamare Iefte.
6 E gli proposero:
- Vieni. Accetta di essere il nostro comandante, e così potremo combattere gli Ammoniti.
7 Iefte rispose loro:
- Voi mi avete odiato tanto da scacciarmi dalla casa di mio padre. Perché venite da me, ora che siete in difficoltà?
8 Le autorità di Galaad dissero:
- Siamo venuti da te proprio per questo. Vieni con noi a combattere gli Ammoniti, e diventerai il capo di tutti gli abitanti di Galaad.
9 Iefte concluse:
- Voi siete venuti a chiamarmi per combattere gli Ammoniti; se il Signore mi darà la vittoria, io resterò il vostro capo.
10 Le autorità di Galaad dissero:
- D'accordo! Il Signore ci è testimone.
11 Iefte andò con loro. Il popolo lo fece comandante e capo. Al santuario di Mizpa, alla presenza del Signore, Iefte confermò l'accordo.

AMBASCIATA DI IEFTE AL RE DEGLI AMMONITI

12 Poi Iefte mandò messaggeri a dire al re degli Ammoniti: «Che pretesto ti ho dato perché tu invada il mio territorio?».
13 Il re degli Ammoniti rispose ai messaggeri di Iefte: «Il motivo è questo: il popolo d'Israele, quando uscì dall'Egitto, occupò il mio territorio dal torrente Arnon fino al torrente Iabbok e al fiume Giordano. Ora restituiscimi subito queste terre pacificamente».
14 Iefte mandò di nuovo i suoi messaggeri dal re degli Ammoniti
15 con questa risposta: «Non è vero che Israele ha preso le terre dei Moabiti e degli Ammoniti
16 Quando gli Israeliti uscirono dall'Egitto, attraversarono il deserto fino al mar Rosso e giunsero a Kades
17 Allora essi mandarono messaggeri al re di Edom e gli chiesero di lasciarli attraversare il suo territorio; ma il re di Edom rifiutò. La stessa cosa fecero con il popolo di Moab: Israele mandò messaggeri a quel re, ma nemmeno lui volle lasciarli passare. Così gli Israeliti si fermarono a Kades.
18 «Quando ripresero la loro marcia nel deserto, fecero il giro attorno ai territori di Edom e di Moab. Giunsero così a oriente del paese di Moab, e posero il loro accampamento sulla riva del torrente Arnon. Ma non oltrepassarono l'Arnon, perché segnava il confine del territorio di Moab
19 Allora gli Israeliti mandarono messaggeri a Sicon, re degli Amorrei, che abitava a Chesbon. Gli chiesero: "Lasciaci attraversare il tuo territorio per raggiungere la nostra terra".
20 «Sicon non si fidò di lasciar passare gli Israeliti per il suo territorio; anzi, radunò l'esercito, pose l'accampamento a Iaaz e attaccò Israele.
21 Ma il Signore, Dio d'Israele, diede agli Israeliti la vittoria su Sicon e il suo esercito. Così gli Israeliti presero possesso di tutto il territorio degli Amorrei.
22 Occuparono tutta la zona dal torrente Arnon al torrente Iabbok, e dal deserto fino al Giordano.
23 «Dunque il Signore, Dio d'Israele, ha cacciato via gli Amorrei per far posto a noi Israeliti. E ora voi Ammoniti vorreste cacciar via noi?
24 Nessuno vi toglie il territorio che vi ha dato il vostro dio Camos. E noi perché non dovremmo tenerci il territorio che il Signore nostro Dio ha tolto agli altri per darIo a noi?
25 E tu, re di Ammon, credi di valere più del re di Moab, Balak figlio di Zippor? Ebbene, egli non ha mai avanzato pretese contro Israele e non gli ha mai mosso guerra.
26 Inoltre è da trecento anni che noi Israeliti occupiamo le città di Chesbon, Aroer, i loro dintorni e tutte le città situate sulla sponda del torrente Arnon. Perché non ve le siete riprese in tutto questo tempo?
27 Io non vi ho proprio fatto nessun torto. Sei tu invece ad aggredirmi ingiustamente. Il Signore è il giudice. Oggi stesso egli farà giustizia tra noi e voi».
28 Ma il re degli Ammoniti non diede retta al messaggio di Iefte.

IEFE FA UN VOTO AL SIGNORE

29 Lo spirito del Signore scese sopra Iefte. Egli attraversò i territori di Galaad e della tribù di Manasse; tornò a Mizpa, e raggiunse i confini degli Ammoniti.
30 Iefte fece al Signore una promessa: «Se mi farai vincere gli Ammoniti, quando tornerò dalla vittoria, destinerò a te e brucerò come sacrificio
31 la prima creatura che uscirà di casa mia per venirmi incontro».
32 Poi Iefte attraversò il torrente per attaccare gli Ammoniti, e il Signore gli diede la vittoria.
33 Egli conquistò la zona di Aroer dai dintorni di Minnit fino ad Abel-Cheramin, venti città in tutto. Fu una dura sconfitta per gli Ammoniti e un grande trionfo per Israele.
34 Quando Iefte tornò a casa a Mizpa, gli uscì incontro sua figlia, danzando al suono del tamburello. Era la sua unica figlia: Iefte non aveva altri figli, né maschi né femmine.
35 Appena la vide, Iefte, disperato, si stracciò i vestiti e gridò:
- Figlia mia! tu mi spezzi il cuore. Perché devi essere proprio tu la causa di un grande dolore? Io ho fatto una solenne promessa al Signore, e ora non posso tirarmi indietro.
36 Lei gli rispose:
- Padre mio, se ti sei impegnato così davanti al Signore, fai di me come hai promesso, perché il Signore ti ha concesso di vendicarti contro quelli di Ammon, i tuoi nemici.
37 Poi chiese a suo padre:
- Concedimi solo questo: lasciami libera per due mesi. Me ne andrò con le mie compagne per i monti a piangere perché muoio senza essermi sposata.
38 - Va'! - le rispose Iefte, e la lasciò libera per due mesi. Lei andò per i monti con le sue compagne e pianse perché doveva morire senza marito e senza figli.
39 Dopo due mesi tornò da suo padre. Egli fece quello che aveva promesso al Signore, e lei morì ancora vergine. Questa fu l'origine di un'usanza in Israele:
40 ogni anno le ragazze vanno per quattro giorni a commemorare la morte della figlia di Iefte, il Galaadita.

CAPITOLO 12

IEFTE CONTRO LA TRIBÙ DI EFRAIM

1 Gli uomini della tribù di Efraim si prepararono alla guerra, attraversarono il Giordano verso Zafon e dissero a Iefte:
- Perché sei andato a combattere gli Ammoniti e non ci hai chiamati con te? Faremo bruciare te e la tua casa.
2 Iefte rispose:
- Io e il mio popolo abbiamo avuto forti contrasti con gli Ammoniti. Io vi ho chiamati in aiuto, ma voi non siete venuti a sostenermi.
3 Quando ho visto che non potevo contare su di voi, sono andato a combattere gli Ammoniti a rischio della mia propria vita. Il Signore me li ha fatti vincere. Dunque, che motivo avete adesso di prendere le armi contro di me?
4 Poi Iefte radunò tutti i suoi soldati di Galaad, e attaccò quelli di Efraim e li sconfisse. (Gli Efraimiti avevano detto: «Voi di Galaad siete scappati via da noi, e ora ve ne state tra il nostro territorio e quello di Manasse».)
5 Gli uomini di Galaad, per impedire agli Efraimiti di fuggire, tennero sotto controllo i posti dove si poteva attraversare il Giordano. Qualcuno cercava di scappare e chiedeva di poter passare il fiume. Allora gli uomini di Galaad gli domandavano se era Efraimita. Se egli rispondeva di no,
6 gli dicevano: «Pronunzia la parola "scibbolet"». Quello rispondeva «sibbolet» perché non era capace di pronunziare correttamente quella parola. Allora lo prendevano e lo uccidevano lì, sulla riva del Giordano. Quel giorno furono uccisi quarantaduemila uomini della tribù di Efraim.
7 Iefte fu giudice, capo di Israele, per sei anni. Quando morì, fu sepolto nella sua città, in Galaad.

ALTRI GIUDICI PER ISRAELE

IBSAN

8 Dopo Iefte venne Ibsan, di Betlemme. Anche lui fu giudice, capo d'Israele.
9 Ebbe trenta figli e trenta figlie. Fece sposare le sue figlie a uomini di altri villaggi, e fece venire da fuori trenta ragazze da dare in moglie ai suoi trenta figli. Ibsan governò Israele per sette anni
10 Quando morì, fu sepolto a Betlemme.

ELON

11 Dopo Ibsan venne Elon, un uomo della tribù di Zabulon. Egli fu giudice, capo d'Israele, per dieci anni.
12 Quando morì, fu sepolto ad Aialon, nel territorio di Zabulon.

ABDON

13 Dopo Elon venne Abdon, figlio di Illel, che viveva a Piraton
14 Egli ebbe quaranta figli e trenta nipoti. Ognuno di loro era padrone di un asino. Abdon fu giudice, capo d'Israele, per otto anni
15 Quando morì, fu sepolto a Piraton, sul monte Amalek, nel territorio della tribù di Efraim.

SANSONE

CAPITOLO 13

LA NASCITA DI SANSONE

1 Gli Israeliti andarono di nuovo contro la volontà del Signore. Il Signore li fece cadere sotto il dominio dei Filistei per quarant'anni.
2 In quel tempo c'era un uomo della città di Zorea chiamato Manoach. Egli apparteneva alla tribù di Dan. Sua moglie non aveva potuto avere figli.
3 L'angelo del Signore apparve alla donna e le disse: «Tu finora non hai potuto avere figli. Ma ora resterai incinta e avrai un figlio maschio.
4 Ma dovrai fare come ti dico: non bere vino e liquori, e non toccare cibi impuri,
5 perché resterai incinta e darai alla luce un figlio. I suoi capelli non dovranno mai esse tagliati, perché sarà consacrato a Dio come nazireo fin dal seno di sua madre. Egli comincerà a liberare Israele dai Filistei».
6 Allora la donna andò a dire a suo marito: «E' venuto da me un uomo mandato da Dio. Aveva un aspetto molto maestoso e sembrava proprio l'angelo di Dio. Io non gli ho chiesto chi era, ed egli non mi ha rivelato il suo nome.
7 Mi ha detto che resterò incinta, e avrò un figlio. Poi mi ha raccomandato di non bere né vino né liquori, e di non toccare cibi impuri, perché il bambino sarà consacrato a Dio come nazireo dal seno di sua madre fino al giorno della sua morte».
8 Allora Manoach si rivolse al Signore e gli disse: «Signore, ti prego, fa' tornare da noi l'uomo che ci hai mandato, perché ci dica che cosa dobbiamo fare con il bambino quando nascerà».
9 Dio esaudì la preghiera di Manoach. L'angelo di Dio tornò da sua moglie che era nei campi. Suo marito non era con lei;
10 perciò essa corse subito a chiamarlo e gli disse: «Mi è di nuovo apparso l'uomo che era venuto da me l'altro giorno».
11 Manoach andò con lei da quell'uomo e gli domandò:
- Sei tu che avevi parlato con mia moglie?
- Sì - rispose.
12 Allora Manoach gli domandò:
- Quando si avvererà quello che hai detto, che cosa sarà del nostro bambino? Che cosa diventerà?
13 L'angelo del Signore rispose a Manoach: Tua moglie deve fare tutto quello che le ho detto.
14 Non deve bere nessuna bevanda ricavata dall'uva, né vino né liquori, e non dovrà mangiare nessun cibo impuro. Deve fare scrupolosamente come le ho detto.
15 Manoach disse all'angelo del Signore:
- Ti prego di non andare subito via. Aspetta che ti prepari un capretto e te lo porti.
16 L'angelo del Signore rispose:
- Tu mi vorresti trattenere, ma io non toccherò i tuoi cibi. Preparali pure, ma poi bruciali interamente come offerta al Signore. Manoach non si era accorto che era l'angelo del Signore,
17 e gli domandò:
- Dimmi come ti chiami, così quando si avvererà quello che hai detto, potrò dimostrarti la mia riconoscenza.
18 Ma l'angelo del Signore gli rispose:
- Perché vuoi sapere il mio nome? Esso è misterioso.
19 Manoach prese un capretto e del grano e li offrì sulla roccia come offerta al Signore, che agisce in modo misterioso. Manoach e sua moglie stavano a guardare.
20 Mentre dall'altare il fuoco si levava verso il cielo, l'angelo del Signore salì in alto con le fiamme dell'altare. Vedendo ciò, Manoach e sua moglie si inginocchiarono con la faccia a terra.
21 Poi l'angelo del Signore non gli apparve più. Appena Manoach capì che quello era l'angelo del Signore,
22 disse a sua moglie:
- Certamente moriremo, perché abbiamo visto Dio.
23 Ma sua moglie disse:
- Se Dio voleva farci morire, non avrebbe accettato il capretto e il grano che gli abbiamo offerto, e non ci avrebbe fatto vedere e sentire tutte queste cose proprio ora!
24 A suo tempo, la donna diede alla luce un figlio maschio e gli mise nome Sansone. Il bambino diventò grande, e il Signore lo benedisse.
25 Mentre era nel campo di Dan, tra le città di Zorea ed Estaol, lo spirito del Signore cominciò a impadronirsi di lui.

CAPITOLO 14

LE NOZZE DI SANSONE

1 Un giorno Sansone scese a Timna, e notò una ragazza filistea.
2 Tornato a casa, disse a suo padre e a sua madre:
- Ho visto a Timna una ragazza filistea che mi ha colpito. Andate a prenderla, perché voglio sposarla.
3 Suo padre e sua madre gli risposero:
- Con tutte le ragazze che ci sono tra noi e mezzo al nostro popolo, devi proprio andarti a prendere una ragazza tra i Filistei? Essi non hanno nemmeno il rito della circoncisione. Ma Sansone disse a suo padre:
- Quella è la ragazza che mi piace. Vammela a prendere!
4 I suoi genitori non capivano che in questo e era la mano del Signore. In quel tempo i Filistei opprimevano Israele, e il Signore cercava un'occasione per colpirli.
5 Sansone scese con i suoi genitori a Timna. Nei pressi della città, dove c'erano le vigne, un leone gli venne incontro ruggendo.
6 Spinto dallo spirito del Signore, senza prendere niente in mano, squartò il leone come se fosse un capretto. Ma non disse ai suoi genitori quello che aveva fatto.
7 Poi, andò a parlare alla ragazza ed essa gli piacque molto.
8 Alcuni giorni dopo Sansone tornò con l'intenzione di sposarla. Durante il viaggio andò a vedere i resti del leone che aveva ucciso, e vi trovò in mezzo uno sciame d'api con del miele.
9 Prese il miele nel cavo della mano e si mise a mangiarlo per strada. Quando raggiunse suo padre e sua madre, ne diede anche a loro, ma senza dire dove lo aveva preso.
10 Suo padre andò nella casa della ragazza, e Sansone offrì un banchetto, come usavano fare i giovani.
11 Quando i Filistei lo videro, mandarono trenta giovani a fargli compagnia
12 Sansone disse loro:
- Voglio proporvi un indovinello. Avete a disposizione tutti i sette giorni della festa per darmi la risposta. Se indovinerete, io darò a ciascuno di voi una tunica e un mantello.
13 Altrimenti voi dovrete dare a me trenta tuniche e trenta mantelli.
Essi gli dissero:
- Facci sentire l'indovinello.
14 Sansone disse loro:
- Dal divoratore è uscito un cibo, dal forte è uscito un dolce. Passarono tre giorni, ed essi non avevano ancora trovato la soluzione dell'indovinello.
15 Il quarto giorno, essi dissero alla sposa di Sansone: «Cerca di convincere tuo marito a spiegarti per noi l'indovinello: altrimenti faremo bruciare te e la casa di tuo padre. Voi due ci avete invitati qui apposta per derubarci?
16 La moglie di Sansone andò da lui in lacrime e gli disse:
- Tu mi disprezzi, non è vero che mi vuoi bene. Hai proposto un indovinello ai miei compaesani, e non mi hai detto che cosa significa.
Ma Sansone le rispose:
- Non l'ho spiegato nemmeno a mio padre e a mia madre. Figurati se lo dico a te!
17 Per tutta la durata della festa, fino al settimo giorno, lei continuò a piagnucolare con Sansone. Alla fine, stanco di essere tormentato, lui le spiegò l'indovinello. Ed essa subito informò i suoi compaesani.
18 Quel giorno, prima del tramonto, la gente della città disse a Sansone:
- Cos'è più dolce del miele, e cos'è più forte del leone?
Ma Sansone disse loro:
- Non è farina del vostro sacco. Da soli non avreste indovinato.
19 Poi, mosso dallo spirito del Signore, scese ad Ascalon e uccise trenta persone. Tolse ad essi i vestiti, e li diede ai Filistei che avevano risolto l'indovinello. Poi tornò a casa di suo padre, pieno di rabbia.
20 La sposa di Sansone fu data in moglie a quel giovane che aveva organizzato la festa di nozze per Sansone.

CAPITOLO 15

LA VENDETTA DI SANSONE

1 Passò un po' di tempo, e nei giorni in cui si faceva la raccolta del grano, Sansone andò a trovare la donna che aveva sposato, e le portò in dono un capretto. Disse al padre di lei:
- Voglio andare nella camera da letto di mia moglie.
Ma egli non lo lasciò entrare
2 e gli disse:
- Pensavo che tu non la volessi più, e perciò l'ho data in sposa al tuo amico. Ma c'è ancora la sua sorella più giovane che è anche più bella. Prendi lei per moglie.
3 Sansone replicò:
- Questa volta non mi prendo la responsabilità di quello che farò ai Filistei!
4 Andò a catturare trecento volpi, e prese delle torce. Legò le code delle volpi a due a due assieme a una torcia.
5 Poi accese le torce e lasciò scappare le volpi per i campi dei Filistei. Così bruciò tutto il grano, sia quello già raccolto, sia quello ancora da tagliare; bruciarono anche vigne e uliveti.
6 I Filistei domandarono:
- Chi è stato?
- Sansone! - fu la risposta. - Ha agito così, perché suo suocero, uno di Timna, ha dato a un altro la donna che egli aveva sposato.
Allora i Filistei andarono dalla moglie di Sansone, e bruciarono lei e suo padre.
7 Sansone disse loro:
- Voi avete fatto questo? Ora niente potrà fermarmi, finché non mi sarò vendicato!
8 Li attaccò con grande furore e ne fece una strage. Poi andò ad abitare in una caverna, sotto la roccia di Etam.

SANSONE E LA MASCELLA D'ASINO

9 I Filistei andarono ad accamparsi in Giudea e attaccarono la città di Lechi.
10 Gli uomini della tribù di Giuda dissero:
- Perché ci attaccate?
Essi risposero:
- Siamo venuti a prendere Sansone, legarlo e fargli così pagare quello che ci ha fatto.
11 Allora tremila uomini della tribù di Giuda andarono nella caverna della roccia di Etam e
dissero a Sansone:
- Lo sai che i Filistei fan da padroni nel nostro territorio? Guarda in che guai ci hai messi!
Sansone rispose:
- Io ho trattato i Filistei come loro hanno trattato me.
12 Gli uomini di Giuda replicarono:
- Siamo venuti a legarti, e ti consegneremo ai Filistei.
Sansone disse loro:
- Datemi la vostra parola che non mi ucciderete voi stessi.
13 - D'accordo! - risposero. - Noi vogliamo solo legarti e consegnarti ai Filistei. Non ti uccideremo.
Così lo legarono con due corde nuove, e lo fecero uscire dalla caverna.
14 Quando Sansone arrivò a Lechi, i Filistei gli vennero incontro con grida di trionfo. Ma all'improvviso lo spirito del Signore agì con potenza in Sansone: le corde attorno alle sue braccia si ruppero, come dei fili bruciati, e tutti i legami gli caddero dalle mani.
15 Sansone trovò la mascella di un asino morto da poco. Allungò il braccio e l'afferrò, e con essa uccise mille uomini
16 Alla fine disse:
«Con la mascella di un asino li ho strigliati come asini, con la mascella d'asino ho ucciso mille uomini».
17 Sansone gettò via la mascella e chiamò quella località Ramat-Lechi (collina della Mascella).
18 Poi Sansone ebbe sete e invocò il Signore: «Tu mi hai dato questa grande vittoria. Ma ora rischio di morir di sete o di finire prigioniero di questi Filistei, che sono incirconcisi».
19 Allora Dio fece sgorgare dal suolo una sorgente d'acqua. Sansone bevve e riprese forza. Quella sorgente fu chiamata En-Koré (sorgente di Colui che Invoca): si trova a Lechi, e c'è ancora.
20 Sansone fu giudice, capo d'Israele, per vent'anni, al tempo delle lotte con i Filistei.

CAPITOLO 16

SANSONE E LA PORTA DELLA CITTÀ DI GAZA

1 Un giorno Sansone si recò a Gaza; incontrò una prostituta e andò con lei.
2 Gli abitanti di Gaza vennero a sapere che c'era Sansone; si appostarono lì attorno, e sorvegliarono tutta la notte le porte della città. Decisero di aspettare l'alba e non si mossero per tutta la notte.
3 Ma Sansone rimase a letto soltanto fino a mezzanotte. Poi si alzò, afferrò la porta della città e la strappò via tutta intera: battenti, stipiti e sbarra. Se la caricò sulle spalle e la portò sulla cima della montagna che c'è di fronte a Ebron.

SANSONE E DALILA

4 Qualche tempo dopo, Sansone si innamorò di una donna della valle di Sorek, che si chiamava Dalila.
5 I capi dei Filistei andarono da lei e le dissero: «Con le tue carezze guarda di farti dire da Sansone perché è così forte, e come si può fare a domarlo. Se puoi scoprire il modo di legarlo e renderlo innocuo, noi ti daremo millecento monete d'argento ciascuno».
6 Dalila disse a Sansone:
- Dimmi un po': perché sei così forte? E' possibile legarti e renderti innocuo?
7 Sansone rispose:
- Se uno mi lega con sette corde d'arco, nuove e non ancora secche, io divento debole come qualsiasi altro uomo.
8 I capi dei Filistei portarono a Dalila sette corde d'arco, nuove e ancora fresche, ed essa lo legò.
9 Alcuni uomini erano nascosti in agguato in una stanza. Dalila gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». Ma egli strappò le corde come si spezza un filo appena lo tocca il fuoco. Così il segreto della sua forza rimase nascosto.
10 Dalila disse a Sansone:
- Tu mi hai presa in giro e hai raccontato storie. Ora dimmi davvero come si fa a legarti.
11 Sansone rispose:
- Se uno mi lega con delle funi nuovissime, io divento debole come qualsiasi altro uomo.
12 Allora Dalila prese delle funi mai usate e lo legò. Poi gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». I Filistei erano in agguato nella stanza accanto. Ma Sansone strappò dalle sue braccia le funi, come se fossero del semplice filo.
13 Dalila disse:
- Mi hai di nuovo presa in giro e mi hai raccontato storie. Ora dimmi davvero come si fa a legarti.
Sansone le disse:
- Se prendi sette trecce dei miei capelli, le intrecci nel telaio e le fissi al muro con un picchetto, allora io divento debole come qualsiasi altro uomo
14 Dalila fece addormentare Sansone, poi con i suoi capelli fece sette trecce, le intrecciò nel telaio e le fissò al muro con un picchetto. Poi gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». Egli si svegliò e strappò tutto, il picchetto e il telaio.
15 Dalila disse a Sansone:
- Come puoi dire che mi vuoi bene, se non ti fidi di me? Mi hai presa in giro tre volte, e non mi hai ancora detto perché sei così forte.
16 Essa continuò a interrogarlo, giorno dopo giorno. Alla fine Sansone, stanco delle sue insistenze, "le rivelò il suo segreto:
17 - I miei capelli non sono mai stati tagliati, perché io sono consacrato a Dio come nazireo fin dal seno di mia madre. Se uno mi taglia i capelli, io perdo la mia forza e divento debole come qualsiasi altro uomo.
18 Dalila si accorse che Sansone le aveva detto la verità, e mandò a chiamare i capi dei Filistei: «Venite, questa volta mi ha detto la verità!». Essi vennero da lei con il denaro.
19 Dalila fece addormentare Sansone sulle sue ginocchia, e poi chiamò un uomo per tagliare le sette trecce di capelli. La sua forza lo lasciò, e Dalila cominciò a dominarlo.
20 Poi Dalila gli gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!».
Appena sveglio, egli pensò: «Riuscirò di nuovo a liberarmi, come ce l'ho fatta tutte le altre volte». Ma non sapeva che il Signore lo aveva abbandonato.
21 I Filistei lo catturarono, e gli cavarono gli occhi. Poi lo portarono a Gaza, e lo legarono con una doppia catena di bronzo. In prigione lo obbligarono a far girare la macina del grano.
22 Ma intanto i suoi capelli, che erano stati tagliati, cominciarono a ricrescere.
Il tradimento di Dalila


MORTE DI SANSONE

23 Un giorno, i capi dei Filistei si radunarono per offrire un grande sacrificio al loro dio Dagon e per far festa. Essi cantavano: «Il nostro dio ci ha fatto vincere Sansone, il nostro nemico».
24-25 Poi, presi dall'euforia, dissero: «Chiamate Sansone, perché ci faccia divertire». Mandarono a prenderlo dalla prigione, e gli fecero fare dei giochi davanti a loro. Poi lo condussero in mezzo ai pilastri. Quando il popolo lo vide, tutti acclamarono al loro dio, e dissero:
«Il nostro dio ci ha fatto vincere Sansone, il nemico che ha devastato il nostro paese ha ucciso tanti di noi».
26 Sansone disse al ragazzo che lo teneva per mano: «Lasciami, fammi solo toccare i pilastri che reggono l'edificio. Voglio appoggiarmi».
27 L'edificio era pieno di gente, uomini e donne: erano presenti tutti i capi dei Filistei, e sul terrazzo c'erano circa tremila persone che avevano assistito ai giochi di Sansone.
28 Sansone invocò il Signore e disse: «Signore, mio Dio, ricordati di me! Dammi forza una volta ancora. In un solo colpo mi vendicherò contro i Filistei per tutti e due i miei occhi».
29 Poi Sansone cercò a tastoni i due pilastri centrali che reggevano l'edificio. Si puntò contro di essi, con la destra e con la sinistra,
30 urlando: «Muoia Sansone con tutti i Filistei!» e poi spinse con tutta la sua forza. L'edificio crollò, travolgendo i capi dei Filistei e tutti gli altri. Così, Sansone uccise più persone con la sua morte che in tutta la sua vita.
31 I suoi fratelli e i suoi familiari vennero a prendere il suo corpo. Lo portarono via e lo seppellirono nella tomba di suo padre Manoach in una località tra Zorea ed Estaol. Sansone era stato giudice, capo d'Israele, per vent'anni.
Morte di Sansone

ISRAELE NON AVEVA ANCORA UN RE

CAPITOLO 17

IL SANTUARIO DI MICA

1 Nella zona montuosa della tribù di Efraim viveva un uomo, che si chiamava Mica.
2 Un giorno egli disse a sua madre: - Ti ricordi di quando ti sono state rubate millecento monete d'argento? Allora tu avevi pronunziato una maledizione contro il ladro e l'avevi ripetuta davanti a me. Ecco, quei soldi li ho io. Ero stato io a prenderteli. La madre allora gli disse:
- Figlio mio, il Signore ti benedica!
3 Egli restituì tutto il denaro a sua madre, e sua madre gli disse:
- Per il tuo bene, ho deciso di consacrare questo denaro al Signore, figlio mio. Con esso farò costruire per te una statua ricoperta d'argento. In questo modo ti lascio il denaro.
4 Da quel denaro lei prese duecento monete d'argento e le consegnò a un fabbro. Egli fece una statua ricoperta d'argento, che fu sistemata nella casa di Mica.
5 Mica aveva un santuario: si era costruito un efod e degli idoli. Aveva dato l'incarico di sacerdote a uno dei suoi figli.
6 Siccome a quel tempo il popolo d'Israele non aveva ancora un re, tutti facevano come volevano.
7 Ora, in quei giorni, c'era un giovane levita della tribù di Giuda, che fino allora era vissuto a Betlemme in Giudea.
8 Egli lasciò la città di Betlemme ed emigrò in cerca di un altro posto. Lungo il viaggio passò per le montagne di Efraim e giunse alla casa di Mica.
9 Mica gli domandò da dove veniva. Egli rispose:
- Io sono un levita. Vengo dalla Giudea, da Betlemme, e cerco un posto dove stabilirmi.
10 Mica aggiunse:
- Resta qui con me. Sarai il mio consigliere e il mio sacerdote. Io ti darò dieci monete d'argento all'anno, ti manterrò e ti darò anche dei vestiti.
Il giovane levita accettò e
11 restò con Mica. Egli lo trattò come un figlio
12 gli diede l'incarico di sacerdote.
13 Mica concluse: «Ora che ho un levita come sacerdote, il Signore mi farà andar tutto bene».

CAPITOLO 18

LA TRIBÙ DI DAN CAMBIA TERRITORIO

1 A quel tempo il popolo d'Israele non aveva ancora un re, e la tribù di Dan cercava dove stabilirsi, perché non le era toccato nessun territorio tra le tribù d'Israele.
2 Perciò gli uomini di Dan scelsero fra tutte le loro famiglie cinque soldati valorosi e li inviarono dalle città di Zorea ed Estaol, con l'ordine di esplorare l'intera regione. Essi arrivarono nella zona montuosa di Efraim e passarono la notte nella casa di Mica.
3 Mentre si trovavano là, riconobbero dal modo di parlare il giovane levita. Andarono da lui e gli domandarono:
- Perché sei qui? Chi ti ha fatto venire? Che cosa fai?
4 Egli raccontò la sua storia per filo e per segno e concluse:
- Quest'uomo mi dà uno stipendio; ora sono il suo sacerdote.
5 Essi gli dissero:
- Invoca il Signore per noi e facci sapere se il nostro viaggio avrà un buon esito.
6 Il sacerdote rispose:
- Andate pure con fiducia. Il vostro viaggio è sotto lo sguardo del Signore.
7 I cinque ripresero il loro viaggio e arrivarono alla città di Lais. Videro che era un posto sicuro. Gli abitanti vivevano secondo le abitudini della gente di Sidone. Erano un popolo pacifico e tranquillo. Tra i capi e il popolo non c'erano motivi di attrito. Si trovavano a una grande distanza da Sidone e non avevano contatti con nessuno.
8 Quando i cinque tornarono a Zorea ed Estaol, i loro compagni domandarono:
- Com'è andata?
9 Essi risposero:
- Su, presto! Attacchiamo Lais! Abbiamo esplorato il suo territorio, è molto fertile. Non perdete tempo qui. Andate subito a conquistarlo
10 Arrivati là, vedrete che la gente non sospetta niente. Il territorio è molto vasto: non manca proprio nulla. Dio vi darà la vittoria.
11 Così, seicento soldati della tribù di Dan si armarono per la battaglia e lasciarono Zorea ed Estaol
12 Andarono ad accamparsi in Giudea, in una località a occidente di Kiriat-Iearim. A ricordo di quell'avvenimento fu chiamata "Campo di Dan". Ancor oggi porta quel nome.
13 Di là passarono per la zona montuosa della tribù di Efraim e arrivarono alla casa di Mica
14 I cinque che avevano esplorato il territorio attorno alla città di Lais, dissero ai loro compagni: «Sapete che qui, in una di queste case, c'è una statua ricoperta d'argento, altri idoli e anche un efod? E' chiaro quello che dovete fare!»
15 Passarono dalla casa di Mica dove viveva il giovane levita e gli domandarono come stava
16 Nel frattempo, i seicento soldati di Dan aspettavano, armati, sulla soglia.
17 I cinque andarono direttamente nel santuario di Mica e presero la statua ricoperta d'argento, gli altri idoli e l'efod; intanto il sacerdote era sulla soglia con i seicento uomini armati.
18 Quando vide che i cinque entrati nel santuario avevano preso gli oggetti sacri, il sacerdote domandò:
- Che cosa fate?
19 Gli risposero:
- Stai tranquillo e non dir niente. Vieni con noi e sarai il nostro consigliere e sacerdote. Non è meglio essere sacerdote per un gruppo o un'intera tribù d'Israele, invece che per una sola famiglia?
20 Il sacerdote fu contento di quella prospettiva: prese gli oggetti sacri e si unì al loro gruppo.
21 Poi, quelli della tribù di Dan ripresero il loro viaggio, e fecero precedere in testa donne e bambini, bestiame e bagagli.
22 Mentre essi si allontanavano, Mica e i suoi vicini si radunarono e inseguirono gli uomini della tribù di Dan,
23 urlando alle loro spalle. Essi si voltarono e chiesero a Mica:
- Che cosa vuoi con questa gente?
24 Mica rispose:
- Vi siete presi il mio sacerdote e gli idoli, che mi ero costruito, e ve ne siete andati. Che cosa mi resta? E avete il coraggio di dirmi: «Che cosa vuoi?».
25 Gli uomini della tribù di Dan gli dissero:
- Non farti più sentire, se non vuoi che qualcuno perda la pazienza, perché allora tu e i tuoi ci lascereste la pelle!
26 Poi, gli uomini di Dan ripresero la loro strada. Mica, visto che erano più forti di lui, tornò indietro a casa sua.
27 Gli uomini di Dan, con il sacerdote e gli oggetti sacri di Mica, giunsero alla città di Lais, dove viveva un popolo pacifico e tranquillo. Uccisero tutti gli abitanti e incendiarono la città.
28 Non venne nessuno ad aiutare gli abitanti di Lais, dato che erano molto distanti da Sidone e non avevano contatti con altri popoli. Quella città si trovava nella valle di Bet-Recob. Gli uomini di Dan la ricostruirono e vi si stabilirono.
29 Essi cambiarono il nome della città: invece di Lais la chiamarono Dan, per ricordare il loro capostipite Dan, figlio di Giacobbe.
30 Gli uomini della tribù di Dan collocarono la statua per adorarla e Ionatan, figlio di Ghersom, discendente di Mosè, ebbe l'incarico di sacerdote della tribù di Dan. Dopo di lui gli succedettero i suoi discendenti, fino al tempo dell'esilio.
31 La statua di Mica restò là per tutto il tempo che il santuario di Dio rimase a Silo.

CAPITOLO 19

IL DELITTO DEGLI ABITANTI DI GABAA

1 Ai tempi in cui il popolo d'Israele non aveva ancora un re, c'era un levita che abitava al centro della zona montagnosa di Efraim. Si era preso una concubina della città di Betlemme in Giudea.
2 Un giorno, in un impulso d'ira contro di lui, la concubina lo lasciò; tornò da suo padre a Betlemme e restò là per quattro mesi.
3 Allora il levita decise di raggiungerla, per convincerla a tornare da lui. Prese con sé il suo servo e due asini. La ragazza lo fece entrare in casa e suo padre, appena lo vide, lo accolse con cordialità.
4 Il padre della ragazza lo invitò con insistenza a fermarsi, e così restò da lui per tre giorni: mangiarono, bevvero e si riposarono.
5 AI mattino del quarto giorno si alzarono e si prepararono a partire. Ma il padre della ragazza disse al levita:
- Prima mangia qualcosa. Ti farà bene. Partirai dopo.
6 Così i due si sedettero, mangiarono e bevvero insieme. Poi, il padre della ragazza disse al levita:
- Ti prego, passa ancora la notte qui, e riposa tranquillo.
7 Il levita era deciso a partire, ma il padre della ragazza continuò a insistere, e così passò ancora la notte da lui.
8 Al mattino del quinto giorno si alzò presto per partire, ma il padre della ragazza gli disse: - Prendi qualcosa e rimandate la partenza a stasera.
Mangiarono tutti e due insieme,
9 poi il levita, la concubina e il suo servo si prepararono per la partenza. Il padre tornò a dire:
- Guardate: ormai è sera; potreste passare la notte qui. Presto sarà buio; restate qui, vi riposerete; vi metterete in viaggio domattina presto e tornerete a casa.
10 Ma il levita non volle più fermarsi. Si alzò, caricò i due asini e si mise in cammino con la concubina. Arrivò in vista di Iebus, cioè Gerusalemme.
11 Quando furono vicini a Iebus, il giorno si avviava ormai al tramonto. Il servo disse al levita:
- Prendiamo la strada per Iebus. Passeremo la notte nella città dei Gebusei.
12 Ma il suo padrone gli rispose:
- No, non faremo tappa qui: è una città straniera, la gente che vi abita non è Israelita. Andiamo ancora avanti per la strada verso Gabaa
13 Faremo ancora un pezzo di strada e troveremo qualche altro posto. Passeremo la notte a Gabaa o a Rama.
14 Così proseguirono il viaggio. Arrivarono vicino a Gabaa, città che apparteneva alla tribù di Beniamino, proprio al tramonto
15 Andarono là per passare la notte. Entrarono e si fermarono sulla piazza, ma nessuno offrì ad essi ospitalità.
16 Nel frattempo arrivò un vecchio, che tornava a casa al termine della giornata di lavoro nei campi. Egli era forestiero. Viveva a Gabaa, dove tutti erano della tribù di Beniamino, lui invece era originario della zona montagnosa della tribù di Efraim
17 Il vecchio notò quel viandante sulla piazza della città e gli domandò:
- Da dove vieni? e dove stai andando?
18 Egli rispose:
- Veniamo da Betlemme di Giudea e dobbiamo andare fino al centro della zona montuosa di Efraim: io sono di quelle parti. Sono stato a Betlemme in Giudea e ora sto tornando al santuario del Signore. Ma nessuno vuole ospitarci in casa sua.
19 Eppure abbiamo paglia e fieno per gli asini, pane e vino per me, la mia concubina e il mio servo. Non abbiamo quindi bisogno di nient'altro.
20 Il vecchio disse:
- Voi siete i benvenuti in casa mia. Io penserò a tutto ciò che vi occorre, e così non dovrete passare la notte in piazza.
21 Li portò in casa sua e diede del fieno agli asini. Gli ospiti si lavarono i piedi e poi mangiarono e bevvero.
22 Mentre si godevano il riposo, all'improvviso una banda di pervertiti di quella città circondò la casa. Bussarono ripetutamente alla porta e gridarono al vecchio padrone di casa: - Fa' venir fuori l'uomo che è da te. Vogliamo un po' conoscerlo come piace a noi.
23 Il padrone di casa uscì e disse:
- No, amici! Non toccate quell'uomo. E' mio ospite. E' una vergogna una cosa simile.
24 In casa ci sono la sua concubina e mia figlia, che è ancora vergine. Io le farò venir fuori. Sfogatevi con loro e fate quel che volete. Ma non fate un oltraggio simile al mio ospite.
25 Ma quegli uomini non gli diedero retta. Il levita allora prese la concubina e la portò fuori. Essi l'afferrarono e la violentarono per tutta la notte: la lasciarono andare solo quando spuntò l'alba.
26 Essa si mosse per entrare, ma crollò vicino alla porta della casa del vecchio, presso il quale era ospite il levita, e rimase lì finché fu giorno chiaro.
27 Al mattino presto il levita si alzò, aprì la porta e uscì per riprendere il viaggio. Trovò la concubina stesa a terra davanti alla porta della casa, con le mani verso la soglia.
28 Le disse:
- Alzati che partiamo!
Ma non ebbe nessuna risposta. Allora la sollevò, l'adagiò, morta, su un asino; poi partì e tornò a casa.
29 Quando arrivò a casa, prese un coltello e tagliò il corpo della concubina in dodici pezzi e ne mandò un pezzo a ciascuna tribù d'Israele.
30 Ordinò ai messaggeri di dire a tutti gli Israeliti: «Riflettete su questi fatti, consultatevi e prendete una decisione». Tutti quelli che videro i resti della donna, dicevano: «Non è mai capitato e non si è mai vista una cosa simile, dal giorno in cui gli Israeliti sono usciti dall'Egitto fino ad oggi!».

CAPITOLO 20

GUERRA PUNITIVA CONTRO BENIAMINO

1 Tutto il popolo d'Israele radunò compatto in assemblea a Mizpa, alla presenza del Signore. Vennero da Dan, al nord, fino a Bersabea, al sud, e anche dal territorio di Galaad.
2 A questa assemblea del popolo di Dio erano presenti tutte le tribù d'Israele con i loro capi: in tutto quattrocentomila soldati addestrati alla guerra.
3 Anche la tribù di Beniamino venne a sapere che tutti gli altri Israeliti si erano radunati a Mizpa. L'assemblea volle sapere com'era avvenuto quel delitto.
4 Il levita al quale avevano ucciso la donna, disse: «Mi trovavo con la mia concubina a Gabaa, nel territorio della tribù di Beniamino, e volevo passare lì la notte.
5 I cittadini di Gabaa vennero ad attaccarci: di notte circondarono la casa dove mi trovavo; essi volevano uccidere me; invece hanno violentato la mia concubina fino a farla morire.
6 Allora io ho preso il suo corpo e l'ho tagliato a pezzi; poi ho mandato un pezzo a ciascuna delle tribù d'Israele. Quegli uomini hanno commesso in mezzo a noi un delitto veramente mostruoso!
7 Tutti voi siete Israeliti: consultatevi e prendete una decisione».
8 Tutti i presenti si alzarono in piedi e gridarono: «Nessuno di noi tornerà alla sua casa o alla sua tenda.
9-10 Ecco il nostro piano contro Gabaa: per ogni tribù d'Israele tireremo a sorte dieci uomini su cento, cento su mille, mille su diecimila. Questi raccoglieranno da tutto il popolo i viveri. Al loro ritorno assaliremo Gabaa di Beniamino. In tal modo vendicheremo il delitto mostruoso commesso in mezzo al popolo d'Israele».
11 Così, tutti gli uomini d'Israele, compatti, si organizzarono contro la città
12 Le tribù di Israele mandarono messaggeri per tutto il territorio di Beniamino. Dissero: «Come mai è stato commesso in mezzo a voi questo delitto
13 Ora consegnateci quei pervertiti di Gabaa: li uccideremo e così sarà cancellato il male commesso in Israele». Ma gli uomini della tribù di Beniamino non vollero dar retta agli altri fratelli Israeliti,
14 e da tutte le città vennero a Gabaa per combattere contro le altre tribù d'Israele
15-16 Quel giorno, dalle loro città vennero a presentarsi ventiseimila soldati. Oltre ad essi, i cittadini di Gabaa radunarono settecento soldati scelti, che erano mancini e capaci di centrare, con la fionda, un capello senza sbagliare il colpo.
17 Le altre tribù d'Israele invece radunarono quattrocentomila soldati già addestrati alla guerra.
18 Gli Israeliti andarono a Betel; invocarono il Signore e gli domandarono:
- Quale tribù deve attaccare per prima i Beniaminiti?
Il Signore rispose:
- La tribù di Giuda.
19 Il mattino dopo, si alzarono presto e andarono ad accamparsi vicino alla città di Gabaa.
20 Si prepararono alla battaglia e si schierarono di fronte a Gabaa.
21 Dalla città, i soldati della tribù di Beniamino uscirono all'attacco, e prima del tramonto uccisero ventiduemila Israeliti.
22-24 Gli Israeliti tornarono a Betel e piansero fino alla sera alla presenza del Signore. Poi, lo invocarono e gli domandarono:
- Dobbiamo di nuovo attaccare i nostri fratelli della tribù di Beniamino?
- Sì, attaccateli! - rispose il Signore.
L'esercito d'Israele riprese coraggio, e i loro soldati si avvicinarono alle truppe di Beniamino per la seconda volta e si schierarono nella stessa posizione del giorno prima.
25 Dalla città di Gabaa i Beniaminiti uscirono di nuovo all'attacco. Quel giorno uccisero diciottomila Israeliti, tutti soldati ben addestrati.
26 Allora tutto il popolo d'Israele andò a Betel e pianse. Si sedettero alla presenza del Signore e non mangiarono niente fino a sera. Offrirono al Signore sacrifici completi e sacrifici per il banchetto sacro.
27-28 In quei giorni, l'arca dell'alleanza con Dio era a Betel. Incaricato del servizio liturgico davanti ad essa era Finees, figlio di Eleazaro e nipote di Aronne. Il popolo d'Israele invocò il Signore e gli domandò:
- Dobbiamo ancora attaccare i nostri fratelli della tribù di Beniamino oppure dobbiamo fermarci?
E il Signore rispose:
- Sì, attaccateli! Domani vi darò la vittoria su di loro.
29 Allora Israele fece appostare alcuni soldati in agguato attorno a Gabaa.
30 Poi, per la terza volta marciarono contro le truppe di Beniamino e schierarono i loro uomini di fronte a Gabaa, come nei giorni precedenti.
31 I Beniaminiti uscirono ad attaccarli e furono attirati lontano dalla città. Come le altre volte, essi cominciarono a uccidere alcuni Israeliti in aperta campagna, sulla strada di Betel e sulla strada di Gabaa. Uccisero circa trenta Israeliti.
32 Già pensavano: «Li abbiamo di nuovo sconfitti!». Ma gli Israeliti erano indietreggiati apposta, con l'intenzione di attirarli sulle strade fuori della città.
33-34 «L'esercito d'Israele lasciò la sua posizione e si raggruppò a Baal-Tamar; intanto i soldati che erano in agguato, diecimila in tutto, saltarono fuori dai loro nascondigli, dal lato indifeso di Gabaa, e attaccarono la città. La lotta fu dura. Intanto l'esercito Beniaminita non si rendeva conto che stava per essere annientato.
35 Ma il Signore diede a Israele la vittoria. Infatti, quel giorno, gli Israeliti uccisero venticinquemilacento soldati della tribù di Beniamino.
36 Solo quando i Beniaminiti si resero conto che erano stati sconfitti, capirono come le cose erano andate veramente.

I PARTICOLARI DELLA BATTAGLIA

Gli Israeliti erano indietreggiati davanti ai Beniaminiti, perché contavano sull'intervento dei soldati appostati attorno a Gabaa.
37 I soldati in agguato corsero veloci verso Gabaa: irruppero in città e uccisero tutti gli abitanti.
38 L'esercito d'Israele e i soldati in agguato, a suo tempo avevano concordato un segnale: gli uni dovevano far salire una grande nube di fumo dalla città,
39 gli altri, che erano sul campo di battaglia, dovevano voltarsi e attaccare. In un primo momento, i Beniaminiti avevano cominciato a far vittime tra gli Israeliti, circa una trentina di uomini, e si erano detti: «E' fatta, li abbiamo sconfitti come la prima volta».
40 Ma poi si vide il segnale: una nube di fumo cominciò a salire dalla città. I Beniaminiti videro che l'intera città era in fiamme, alle loro spalle.
41 Gli Israeliti allora si voltarono e attaccarono; i Beniaminiti furono presi dal panico, perché si accorsero che erano ormai perduti.
42 Cercarono di sfuggire all'esercito d'Israele prendendo la strada del deserto. Ma vennero raggiunti dagli inseguitori e furono uccisi anche dai soldati Israeliti che uscivano dalla città.
43 Gli Israeliti circondarono i Beniaminiti: li inseguirono senza dar loro tregua, fino al lato orientale di Gabaa, e li annientarono.
44 Morirono diciottomila soldati beniaminiti, tutti uomini ben addestrati.
45 Gli altri si voltarono e fuggirono verso il deserto in direzione della roccia di Rimmon. Gli Israeliti uccisero cinquemila di loro lungo la strada. Poi, continuarono a inseguire gli altri fino a disperderli e ne uccisero duemila.
46 Quel giorno, furono uccisi venticinquemila Beniaminiti. Ed erano tutti soldati di valore.
47-48 Gli Israeliti tornarono a cercare i Beniaminiti di città in città, e uccidevano tutti quelli che trovavano, uomini e animali. Bruciarono tutte le città. Solo seicento soldati riuscirono a fuggire nel deserto, fino alla roccia di Rimmon: essi rimasero là quattro mesi.

CAPITOLO 21

RINASCITA DELLA TRIBÙ DI BENIAMINO

1 Quando gli Israeliti si erano radunati a Mizpa, avevano giurato: «Nessuno di noi darà la propria figlia in sposa a un Beniaminita».
2 Dopo qualche tempo, gli Israeliti andarono a Betel; rimasero fino a sera alla presenza del Signore e piansero sconsolati.
3 Dicevano: «Signore, Dio d'Israele, come mai è capitata una cosa simile? Perché la tribù di Beniamino sta per scomparire da Israele?».
4 L'indomani si alzarono presto, costruirono un altare e offrirono al Signore sacrifici completi e sacrifici per il banchetto sacro.
5 Si domandarono: «Chi non ha preso parte all'assemblea di Mizpa, quando tutte le tribù d'Israele si sono radunate alla presenza del Signore?». Essi infatti avevano giurato di uccidere chiunque non era andato a Mizpa.
6 Gli Israeliti provavano compassione per i loro fratelli Beniaminiti. Dicevano: «Oggi Israele ha perso una delle sue tribù.
7 Possiamo fare qualcosa per procurare delle mogli agli uomini di Beniamino che si sono salvati, dato che abbiamo promesso al Signore di non dare ad essi in moglie le nostre figlie?».
8 Quando chiesero se al raduno di Mizpa era mancato qualche gruppo fra le tribù d'Israele, scoprirono che non era venuto nessuno di Iabes di Galaad.
9 Infatti nessun soldato di quella città si era presentato alla chiamata alle armi.
10 Allora l'assemblea scelse dodicimila uomini fra i migliori soldati e li mandò con quest'ordine: «Andate e uccidete tutti gli abitanti di Iabes, comprese le donne e i bambini.
11 Destinate allo sterminio tutti i maschi e tutte le donne, però risparmiate le ragazze ancora vergini».
12 Tra gli abitanti di Iabes trovarono quattrocento ragazze ancora vergini e le portarono nell'accampamento di Silo, che si trova nella terra di Canaan.
13 Allora tutta l'assemblea mandò messaggeri ai Beniaminiti che si trovavano alla roccia di Rimmon e proposero la pace.
14 I Beniaminiti tornarono indietro e gli altri Israeliti consegnarono ad essi le ragazze di Iabes che avevano avuto salva la vita. Ma esse non erano in numero sufficiente per tutti loro.
15 Il popolo provò compassione per la tribù di Beniamino, perché il Signore aveva rotto l'unità delle dodici tribù d'Israele
16 Perciò i capi dell'assemblea dissero: «Nella tribù di Beniamino mancano le donne. Che cosa dobbiamo fare per procurare delle donne agli uomini rimasti
17 Israele non deve perdere una delle sue dodici tribù. Occorre garantire alla tribù di Beniamino la possibilità di continuare a vivere
18 Ma noi non possiamo dare loro in moglie le nostre figlie, perché abbiamo invocato la maledizione del Signore su chiunque di noi dà una delle sue figlie in moglie a un Beniaminita».
19 Poi si ricordarono: «Presto ci sarà la festa del Signore a Silo». (Silo è a nord di Betel, a sud di Lebona e a est della strada che porta da Betel a Sichem.)
20 Allora dissero ai Beniaminiti: «Andate a Silo e nascondetevi in mezzo alle vigne in attesa.
21 Quando le ragazze di Silo usciranno per danzare, voi salterete fuori dalle vigne. Ognuno di voi prenderà con la forza una delle ragazze e la porterà con sé nel territorio di Beniamino.
22 Se qualcuno dei loro padri e dei loro fratelli verrà da noi a protestare, diremo loro: «Lasciategliele, perché vi sono state prese senza farvi guerra e, visto che non siete stati voi a darle, non avete mancato al giuramento!».
23 I Beniaminiti fecero così. Presero ognuno di loro una delle ragazze che danzavano a Silo e se la portarono dietro. Poi tutti tornarono nel loro territorio, ricostruirono le loro città e vissero là.
24 Nel frattempo gli altri Israeliti partirono da Betel, e ognuno fece ritorno nella sua terra con la propria tribù e la propria famiglia.
25 A quel tempo Israele non aveva ancora un re. Ognuno faceva quel che voleva.
I Beniaminiti rapiscono le figlie di Silo

Web Trapanese eXTReMe Tracker