INTRODUZIONE AL LIBRO DEI GIUDICI
Caratteristiche
principali
Il libro dei Giudici presenta il
difficile periodo che seguì all'insediamento degli Israeliti nella terra
di Canaan. I protagonisti delle vicende narrate sono chiamati
«giudici», il loro compito è quello di governare, ma sono
soprattutto presentati come uomini scelti e preparati da Dio per liberare una o
più tribù d'Israele da situazioni di pericolo o di
oppressione.
Il libro comprende tre parti, di
diversa lunghezza:
La prima parte (1, 1 - 3, 6),
che fa da introduzione, offre un quadro generale della situazione delle
tribù d'Israele dopo la morte di
Giosuè.
La parte centrale (3, 7 - 16, 31)
riferisce le imprese dei giudici. Di alcuni dà solo il nome e pochissime
notizie; di altri, come ad esempio di Gedeone, Iefte e Sansone, racconta
ampiamente le imprese. Il racconto mostra come Dio libera il suo popolo dai
nemici scegliendo e mandando uomini che realizzano concretamente la
liberazione.
L'ultima parte (capitoli 17 - 21)
rievoca, a mo' di appendice, alcuni episodi che mettono in rilievo il disordine
che regnava prima dell'instaurazione della
monarchia.
Il libro dei Giudici non
è solo una pregevole opera narrativa di grande valore letterario, ma
anche il frutto di una matura riflessione sulla storia. Secondo questo libro, la
storia d'Israele dipende dal rapporto del popolo con Dio. Le narrazioni,
perciò, seguono spesso uno schema distinto in quattro tempi: peccato,
castigo, invocazione di aiuto, liberazione. Quando gli Israeliti sono infedeli a
Dio, vengono oppressi dai loro vicini; ma se tornano al Signore e invocano il
suo aiuto, Dio li libera. Il libro non ha lo scopo di glorificare gli antichi
eroi delle varie tribù d'Israele: infatti la vittoria e la salvezza sono
presentate come opera esclusiva del Signore. E' lui che suscita i
«giudici», salvatori sempre nuovi e soltanto provvisori, e li anima
con il suo spirito.
Autore e ambiente
storico
Il libro dei Giudici, secondo alcuni
studiosi, è il risultato di successive redazioni. La stesura definitiva
sarebbe stata fatta durante l'esilio ed è caratterizzata da idee ed
espressioni simili a quelle del Deuteronomio. Alla base ci sono, però,
tradizioni orali riguardanti le tribù e i loro capi carismatici, i
«giudici», che risalgono a un tempo vicinissimo allo svolgimento dei
fatti.
Schema
-
Situazione 1, 1 - 3, 6
- La profetessa Debora 4,
1 - 5, 31
- Gedeone 6, 1 - 8,
35
- Il popolo d'Israele torna all'idolatria 9, 1
- 57
- Altri due giudici per Israele 10, 1 -
5
- Iefte 10, 6 - 12,
7
- Altri giudici per Israele 12, 8 -
15
- Sansone 13 -
16
- Israele non aveva ancora un re 17 -
21
SITUAZIONE
CAPITOLO
1
LE TRIBÙ DI GIUDA E DI SIMEONE FANNO GUERRA AI CANANEI
1 Dopo la morte di
Giosuè il popolo d'Israele invocò il Signore e gli
domandò:
- Quale tribù deve entrare
in guerra per prima contro i Cananei?
2 E il
Signore rispose:
- Per prima andrà la
tribù di Giuda. Io consegnerò questa terra nelle loro
mani.
3 Allora gli uomini di Giuda dissero ai
loro fratelli della tribù di Simeone: «Venite con noi nel territorio
che ci è stato assegnato combatteremo insieme contro i Cananei e dopo noi
vi aiuteremo per la conquista del vostro
territorio».
La tribù di Simeone
accettò la proposta.
4 Così i loro
soldati andarono in guerra insieme con quelli della tribù di Giuda e il
Signore diede loro la vittoria sui Cananei e sui Perizziti. A Bezek sconfissero
diecimila uomini.
5 Nel corso della battaglia si
scontrarono con il re Adoni-Bezek. Visto che i Cananei e i Perizziti erano
sconfitti,
6 Adoni-Bezek si diede alla fuga; ma
i soldati di Giuda lo inseguirono, lo fecero prigioniero e gli tagliarono i
pollici alle mani e ai piedi.
7 Adoni-Bezek
disse: «In passato settanta re con mani e piedi mutilati raccoglievano
sotto la mia tavola gli avanzi dei miei pasti. Ora il Signore mi ha restituito
il male che ho fatto». Egli fu portato a Gerusalemme e là vi
morì.
LA TRIBÙ DI GIUDA CONQUISTA GERUSALEMME ED EBRON
8 Gli uomini di Giuda presero
d'assalto Gerusalemme e la conquistarono; uccisero i suoi abitanti e diedero
alle fiamme la città,
9 poi continuarono
la guerra contro i Cananei delle montagne, della pianura e del deserto del sud.
10 Marciarono contro i Cananei della
città di Ebron, che anticamente si chiamava Kiriat-Arba, e sconfissero
anche le famiglie di Sesai, Achiman e Talmai.
OTNIEL CONQUISTA LA CITTÀ DI DEBIR
(vedi Giosuè 15,
13-18)
11 Da Ebron si diressero contro la
città di Debir, che si chiamava allora Kiriat-Sefer.
12 Uno di essi, di nome Caleb, disse: «A
chi assalirà e conquisterà la città di Debir, darò
in sposa la mia figlia Acsa».
13 La
città fu conquistata da Otniel, figlio di Kenaz, fratello minore di
Caleb, e Caleb gli diede in moglie la figlia
Acsa.
14 Otniel aveva convinto Acsa a chiedere a
suo padre un pezzo di terra. Il giorno delle nozze Acsa scese dall'asino e Caleb
le domandò cos'altro voleva.
15 Rispose:
«Fammi ancora un regalo. La terra che mi hai dato si trova in un luogo
arido: lasciami qualche sorgente d'acqua». Allora il padre le regalò
anche due sorgenti vicine al campo.
LE VITTORIE DELLE TRIBÙ DI GIUDA E DI BENIAMINO
16 I discendenti del Kenita
suocero di Mosè si spostarono con gli uomini di Giuda, partirono dalla
città delle Palme, giunsero nella zona desertica a sud di Arad e si
stabilirono in mezzo al popolo.
17 Gli uomini di
Giuda e i loro fratelli della tribù di Simeone si rimisero in marcia e
sconfissero i Cananei della città di Sefat. La città fu destinata
allo sterminio e distrutta; perciò da allora si chiama Corma
(Sterminio).
18 I soldati di Giuda conquistarono
anche la città di Gaza, Ascalon ed Accaron e i territori circostanti.
19 Aiutati dal Signore, ottennero il controllo
di tutta la zona di montagna. Però non riuscirono a scacciare gli
abitanti della vallata, perché essi usavano carri da guerra di ferro.
20 Come aveva deciso Mosè, la
città di Ebron fu assegnata a Caleb, che scacciò da essa le tre
famiglie discendenti da Anak.
21 Invece, gli
uomini della tribù di Beniamino non scacciarono i Gebusei da Gerusalemme.
E i Gebusei vi sono rimasti fino a oggi.
I DISCENDENTI DI GIUSEPPE CONQUISTANO BETEL
22-23 I discendenti di
Giuseppe a loro volta si misero in marcia contro la città di Betel, che a
quel tempo si chiamava Luz, e il Signore li aiutò. A Betel furono mandate
delle spie.
24 Videro un uomo uscire dalla
città e gli dissero: «Se ci insegni come entrare in città, ti
promettiamo che avrai salva la vita».
25
Egli indicò loro una via di accesso. Betel fu presa d'assalto e tutti i
suoi abitanti furono uccisi: solo quell'uomo e la sua famiglia ebbero salva la
vita.
26 Poi egli emigrò nel territorio
degli Ittiti e fondò una città: la volle chiamare Luz, nome che
porta ancor oggi.
LE POPOLAZIONI NON SCACCIATE DAGLI ISRAELITI
27 La tribù di Manasse
non conquistò né le città né i territori di Betsean,
Taanach, Dor, Ibleam e Meghiddo, dove continuarono ad abitare i Cananei.
28 Quando gli Israeliti divennero più
forti riuscirono a farli lavorare per loro, ma non a cacciarli
via.
29 La tribù di Efraim non
scacciò i Cananei da Ghezer; così i Cananei restarono insieme a
loro.
30 La tribù di Zabulon non
scacciò i Cananei da Kitron e da Naalol; i Cananei restarono insieme a
loro, ma furono costretti a lavorare per gli
Israeliti.
31 Gli uomini di Aser non scacciarono
gli abitanti di Acco, Sidone, Aclab, Aczib, Chelba, Afek e Recob:
32 si stabilirono in mezzo ai Cananei del posto,
senza scacciarli.
33 Gli uomini della
tribù di Neftali non scacciarono gli abitanti di Bet-Semes né
quelli di Bet-Anat: si stabilirono in mezzo ai Cananei del posto ma li
obbligarono a lavorare per loro.
34 Gli Amorrei
non permisero alla tribù di Dan di occupare la pianura, ma li costrinsero
a stabilirsi unicamente nella zona di montagna.
35 Gli Amorrei continuarono ad abitare ad
Ar-Cheres, ad Aialon e a Saalbim, ma i discendenti di Giuseppe riuscirono a
dominarli e li obbligarono a lavorare per loro.
36 Il territorio degli Amorrei andava dalla
salita di Akrabbim verso nord; si estendeva da Sela in
su.
CAPITOLO 2
IL SIGNORE RIMPROVERA IL POPOLO D'ISRAELE
1 L'angelo del Signore da
Galgala andò a Bochim e disse al popolo:«Io vi ho fatti uscire
dall'Egitto e vi ho portati nella terra promessa ai vostri padri. Ho giurato di
non rompere mai la mia alleanza con voi.
2 Voi
però non dovevate scendere a patti con gli abitanti di questa terra, ma
distruggere i loro altari. Invece, che cosa avete fatto? Avete ignorato le mie
parole.
3 Ora sappiate: io non scaccerò
più gli abitanti di questa terra: essi vi staranno alle costole e i loro
dèi vi inganneranno».
4 Quando
udì le parole del Signore, tutto il popolo scoppiò a piangere;
5 perciò quel luogo fu chiamato Bochim
(Piangenti). Poi il popolo offrì sacrifici al
Signore.
Un angelo appare all'esercito di Giosuè
LA MORTE DI GIOSUE'
(vedi Giosuè 24, 28 -
31)
6 Dopo che Giosuè ebbe sciolto
l'assemblea degli Israeliti, ciascuno era andato a prendere possesso della terra
che gli era stata affidata.
7 Finché visse
Giosuè il popolo fu fedele al Signore e continuò così anche
dopo la sua morte, finché vissero gli anziani che avevano visto le grandi
cose che il Signore aveva fatto per Israele.
8
All'età di centodieci anni il servo del Signore Giosuè, figlio di
Nun, morì.
9 Lo seppellirono nel
territorio di sua proprietà a Timnat-Cheres, sui monti di Efraim, a nord
del monte Gaas.
10 Morì poi anche tutta
quella generazione. La nuova generazione dimenticò il Signore e quello
che egli aveva fatto per Israele.
ISRAELE ABBANDONA IL SIGNORE
11 Gli Israeliti andarono
contro la volontà del Signore.
12-13
Abbandonarono il Signore, il Dio dei loro padri, che li aveva liberati
dall'Egitto, e seguirono altri dèi, tra quelli dei popoli vicini. Al
posto del Signore adorarono Baal e le Astarti.
14 Il Signore non li sopportò più:
li abbandonò nelle mani dei briganti che li derubavano e li lasciò
come preda ai loro nemici. Gli Israeliti non riuscivano più a difendersi.
15 In battaglia erano sempre sconfitti,
poiché il Signore era contro di loro, come più volte aveva
minacciato. Gli Israeliti si trovarono così in una situazione disperata.
16 Allora il Signore diede agli Israeliti nuovi
capi, detti giudici. Questi li salvarono dai briganti.
17 Gli Israeliti però non diedero ascolto
neppure ai giudici. Tradirono il Signore e adorarono altri dèi. Ormai
erano lontani dall'esempio dei loro padri, che avevano ubbidito alla
volontà del Signore.
18 Quando il Signore
dava un giudice a Israele, continuava ad aiutarlo per tutta la sua vita;
così salvava il popolo dai nemici. Il Signore, infatti, aveva compassione
degli Israeliti che gemevano sotto la tirannia degli oppressori.
19 Ma quando il giudice moriva, il popolo
tornava a fare come prima e si comportava peggio ancora della generazione
precedente. Adorava idoli e si rifiutava di abbandonare le sue abitudini
corrotte e di cambiare la sua condotta
ostinata.
20 Allora il Signore, pieno di sdegno
contro Israele, disse: «Questa gente non ha mantenuto i patti stabiliti con
i suoi padri. Non mi ha ubbidito,
21
perciò d'ora in poi non scaccerò più da questa terra le
nazioni che vi sono rimaste dopo la morte di
Giosuè».
22 Il Signore voleva
servirsi degli stranieri per mettere alla prova gli Israeliti e vedere se
restavano fedeli alla sua volontà, come avevano fatto i loro padri.
23 Per questo aveva lasciato nella regione
quelle popolazioni: esse non furono vinte da Giosuè né scacciate
dopo la sua morte.
CAPITOLO
3
LE POPOLAZIONI RIMASTE NEL TERRITORIO
1 Il Signore aveva dunque
lasciato nel territorio alcuni popoli per mettere alla prova gli Israeliti che
non avevano preso parte alle guerre di Canaan.
2
Egli lo fece allo scopo di addestrare alla guerra ogni generazione d'Israele,
specialmente quelle che non avevano mai combattuto.
3 Ecco quelli che erano rimasti in quella terra:
i cinque capi dei Filistei, tutti i Cananei, gli abitanti di Sidone e gli Evei
che abitavano sulle montagne del Libano dal monte Baal-Ermon fino al passo di
Camat.
4 Servivano a mettere alla prova gli
Israeliti, per vedere se ubbidivano ai comandamenti dati dal Signore ai loro
padri, per mezzo di Mosè.
5 Così,
il popolo dovette abitare in un paese ancora occupato da Cananei, Ittiti,
Amorrei, Perizziti, Evei e Gebusei.
6 Gli
Israeliti, uomini e donne, si sposarono con gli stranieri e adorarono i loro
idoli.
I PRIMI TRE GIUDICI D'ISRAELE
OTNIEL
7 Il
popolo d'Israele andò contro la volontà del Signore:
dimenticò il suo Dio e cominciò ad adorare gli idoli di Baal e di
Asera.
8 Il Signore non sopportò
più gli Israeliti e li fece cadere in mano a un re dell'Alta Mesopotamia,
Cusan-Risataim; essi rimasero sotto il suo dominio per otto anni.
9 Allora gli Israeliti invocarono l'aiuto del
Signore, ed egli diede loro un liberatore: Otniel, figlio di Kenaz, il fratello
minore di Caleb.
10 Lo spirito del Signore venne
sopra di lui ed egli diventò giudice, capo d'Israele. Attaccò il
re dell'Alta Mesopotamia Cusan-Risataim e il Signore gli diede la vittoria.
Otniel fu il più forte.
11 Così,
il popolo d'Israele visse in pace nella sua terra per quarant'anni, fino alla
morte di Otniel.
EUD
12 Gli Israeliti andarono di
nuovo contro la volontà del Signore. Per punirli il Signore rese Eglon,
re di Moab, più forte d'Israele.
13 Eglon
radunò gli Ammoniti e gli Amaleciti, attaccò Israele, lo sconfisse
e occupò la città delle Palme.
14
Gli Israeliti rimasero per diciotto anni sotto il dominio di Eglon, re di Moab.
15 Allora invocarono l'aiuto del Signore e il
Signore diede loro un liberatore: Eud, figlio di Ghera. Egli apparteneva alla
tribù di Beniamino ed era mancino. Gli Israeliti incaricarono Eud di
portare a Eglon, re di Moab, il tributo che dovevano pagare.
16 Eud si fece una spada a doppio taglio lunga
mezzo metro, se l'appese al fianco destro e la nascose sotto il vestito.
17 Portò il tributo al re di Moab, Eglon,
che era molto grasso.
18 Dopo aver consegnato il
tributo, Eud ordinò agli uomini che lo avevano accompagnato di mettersi
in viaggio verso casa.
19 Egli invece
tornò indietro dal luogo detto degli Idoli vicino a Galgala, si
presentò di nuovo al re e gli disse: - Ho un messaggio segreto per
te.
Eglon gli
disse:
- Aspetta! - e fece uscire i servi.
20 Stava seduto in una camera al piano superiore
a lui riservata per prendere fresco. Eud gli si avvicinò e
disse:
- Quel che ho da dirti viene da
Dio!
21 Il re allora si alzò in piedi ed
Eud con la sinistra tirò fuori la spada dal fianco e gliela piantò
nel ventre;
22 essa penetrò dentro tutta
intera, lama e impugnatura, tanto che il grasso la ricoprì; senza nemmeno
estrarla, Eud uscì dalla finestra.
23 Ma
prima di uscire chiuse la porta e mise il chiavistello.
24 Eud si allontanò. Quando i servi
vennero e videro che la porta del piano di sopra era sprangata, pensarono che
Eglon fosse dentro per i suoi bisogni.
25 A un
certo punto cominciarono a preoccuparsi perché la porta del piano di
sopra restava sempre chiusa. Allora presero la chiave e spalancarono la porta:
il loro padrone era steso a terra, morto.
26 Nel
frattempo Eud era fuggito e ormai si era messo in salvo verso Seira, oltre il
luogo degli Idoli.
27 Appena arrivò sulle
alture di Efraim, Eud fece dare il segnale di battaglia e gli Israeliti corsero
giù per mettersi ai suoi ordini.
28 Egli
disse loro: «Seguitemi tutti! Oggi il Signore vi dà la vittoria sui
Moabiti, i vostri nemici». Scesero dietro a Eud, e tennero sotto il loro
controllo il posto dove i Moabiti volevano attraversare il Giordano: non ne
lasciarono passare nemmeno uno.
29 Quel giorno
uccisero diecimila dei migliori soldati moabiti: neppure uno di loro si
salvò.
30 Da allora, i Moabiti rimasero
sotto il dominio d'Israele. Il popolo visse in pace nella sua terra per
ottant'anni.
SAMGAR
31 Dopo Eud venne Samgar,
figlio di Anat. Anch'egli liberò Israele: con un pungolo da buoi uccise
seicento Filistei.
LA PROFETESSA DEBORA
CAPITOLO
4
DEBORA E BARAK
1 Dopo la morte di Eud il
popolo d'Israele andò di nuovo contro la volontà del Signore.
2 A causa della loro condotta il Signore
abbandonò gli Israeliti in potere del re cananeo Iabin, che regnava ad
Azor. Comandante del suo esercito era Sisara, che risiedeva ad Aroset-Goim.
3 Iabin aveva novecento carri da guerra di ferro
e da venti anni opprimeva duramente Israele. Allora gli Israeliti invocarono
l'aiuto del Signore.
4 In quel tempo, la
profetessa Debora, moglie di Lappidot, era giudice, capo d'Israele.
5 Il popolo andava da lei per aver giustizia.
Essa accoglieva gli Israeliti in una località tra Rama e Betei, nel
territorio collinare di Efraim, seduta sotto una palma, che fu poi chiamata
palma di Debora.
6 Un giorno essa mandò a
chiamare Barak, figlio di Abinoam, che stava a Kedes di Neftali, e gli
disse:
- Questi sono gli ordini del Signore Dio
d'Israele: "Va' e prendi con te diecimila uomini della tribù di Neftali e
di Zabulon e portali con te sul monte Tabor.
7
Il Signore attirerà Sisara, il comandante di Iabin, al torrente Kison con
i suoi carri e le sue truppe, e li farà cadere nelle vostre
mani".
8 Barak le
disse:
- Se vieni anche tu, ci vado; altrimenti
no.
9 Essa
rispose:
- Sì, verrò con te. Ma
questo non ti farà onore, perché il Signore darà Sisara in
mano a una donna!
10 Debora andò con Barak
a Kedes, dove egli aveva convocato le tribù di Zabulon e di Neftali.
Diecimila uomini si misero in marcia con lui. E Debora li
accompagnava.
11 In quel tempo Eber il Kenita era
andato ad accamparsi vicino a Kedes presso la quercia di Bezaannaim. Egli si era
separato dagli altri Keniti, discendenti di Obab, suocero di Mosè.
12 Appena riferirono a Sisara che Barak, figlio
di Abinoam, era salito sul monte Tabor,
13 egli
trasferì tutti i suoi novecento carri da guerra di ferro, e le sue
truppe. Da Aroset-Goim andarono verso il torrente Kison.
14 Allora Debora disse a Barak: «Su,
coraggio! Il Signore combatte per te! Oggi stesso farà cadere Sisara
nelle tue mani». Barak scese dal monte Tabor seguito dai suoi diecimila
soldati.
15 Il Signore, alla testa dell'esercito
di Barak, sbaragliò Sisara con tutti i suoi carri e le sue truppe. Sisara
saltò giù dal carro e scappò a piedi.
16 Barak inseguì il carro di Sisara e le
sue truppe fino ad Aroset-Goim; tutti i soldati di Sisara furono uccisi e non se
ne salvò nemmeno uno.
17 Intanto Sisara
corse a piedi fino alla tenda di Giaele, la moglie di Eber il Kenita, che era
alleato di Iabin, re di Azor.
18 Giaele
andò incontro a Sisara e gli disse:
-
Fermati! Fermati qui da me! Non aver paura.
Egli
entrò nella sua tenda e lei lo coprì con un tappeto.
19 Egli le
disse:
- Ho sete. Dammi un po' d'acqua da
bere.
Essa prese del latte, gli diede da bere e
lo coprì di nuovo.
20 Lui le disse
ancora:
- Sta' davanti alla tenda. Se ti
domandano:
«C'è qualcuno?»,
rispondi di no.
21 Sisara era molto stanco e si
addormentò subito. Allora Giaele tolse un picchetto dalla tenda, prese in
mano un martello e si avvicinò a Sisara senza far rumore. Gli
conficcò nelle tempia il picchetto, ma così forte che rimase
piantato anche in terra. Sisara passò dal sonno alla morte.
22 Barak continuava a inseguire Sisara. Giaele
gli andò incontro e gli disse: «Vieni, ti farò vedere l'uomo
che cerchi». Egli entrò nella tenda: Sisara era steso a terra,
morto, con il picchetto piantato nelle tempia.
23 Quel giorno il Signore stroncò davanti
a Israele la prepotenza di Iabin, re di Canaan.
24 Da allora, Israele non diede più
tregua a Iabin, re di Canaan, finché lo
eliminò.
CAPITOLO
5
IL CANTO DI DEBORA
1 Quel giorno Debora e Barak,
figlio di
Abinoam, si misero a
cantare:
2 «I capi d'Israele presero il
comando,
il popolo partì volontario!
Lodate il
Signore!
3 Ascoltatemi, o re,
uditemi, o
principi:
io voglio lodare il Signore,
voglio cantare inni al Signore,
il Dio
d'Israele.
4 Quando muovevi dai monti di
Seir,
quando marciavi nella steppa di Edom,
Signore,
la
terra tremò;
il cielo si scosse,
e le nubi si sciolsero in
acqua.
5 I monti si
nascosero
per paura del Signore,
il Dio del Sinai,
per paura del Signore,
il Dio
d'Israele.
6 Al tempo di Giaele,
non vedevi più passar carovane;
ai giorni di Samgar, figlio di Anat,
si viaggiava per strade
sperdute.
7 Campagne abbandonate,
non più contadini in Israele;
poi sei comparsa tu,
o Debora,
per
far da madre a Israele.
8 La guerra era alle
porte:
il popolo sceglieva nuovi
dèi
e su quarantamila
uomini
in
Israele
nessuno impugnava lo scudo o la
lancia.
9 Voi, comandanti d'Israele,
voi, volontari del popolo,
lodate il
Signore!
10 Voi, che cavalcate asine bianche,
voi, che state seduti su tappeti,
e voi, che camminate lungo la via,
udite:
11 la
gente radunata attorno ai pozzi
sta raccontando
le vittorie del Signore,
i trionfi del Signore,
campione d'Israele.
Il popolo del
Signore
è sceso alle porte della
città.
12 Su, Debora,
su, avanti,
canta!
Su, Barak,
figlio di Abinoam,
avanti,
raduna i tuoi
prigionieri!
13 I
superstiti
si sono uniti ai nobili
e, all'invito di Debora,
il popolo d'Israele è
accorso
pronto
a
combattere.
14 I tuoi uomini, Efraim,
han sconfitto i soldati di Amalek;
e Beniamino
ha
combattuto insieme alla tua retroguardia.
Da
Machir
erano accorsi i comandanti
e da Zabulon
quelli che tengono lo scettro del
comando.
15 I capi della tribù di Issacar
si son mossi con Debora;
anche Barak è accorso
e l'ha seguita nella pianura.
Ma la tribù di Ruben era incerta,
e non si decideva a
partire.
16 Ruben, perché sei restato
negli ovili
ad ascoltare il fischio dei pastori?
La tribù di Ruben era molto incerta,
e non si decideva a partire.
17 La gente di Galaad
è restata al di là del Giordano
e gli uomini di Dan,
perché sono rimasti sulle
navi?
Aser si è fermato sulla riva del
mare
e non ha lasciato i suoi
porti.
18 Zabulon e Neftali
invece
sul campo di battaglia
si sono esposti alla
morte.
19 I re di
Canaan
sono venuti a combattere
a Taanach, alle acque di
Meghiddo;
han combattuto, ma senza fare bottino;
e non han
preso
nemmeno un pezzo
d'argento.
20 Anche le stelle han
combattuto
dall'alto del loro percorso nel
cielo:
han combattuto contro
Sisara.
21 Il torrente Kison,
quell'antico torrente,
li ha trascinati
via.
Coraggio, avanti con
forza!
22 Allora i cavalli a gran
galoppo
con i loro zoccoli martellavano il
suolo.
23 Disse l'angelo del Signore:
"Maledetta la città di Meroz
e maledetti i suoi
abitanti!
Non sono venuti in aiuto al Signore,
e i suoi soldati non sono accorsi
a combattere per
lui!".
24 Ma sia benedetta fra le donne
Giaele,
la moglie di Eber il Kenita,
benedetta fra le donne della
tenda!
25 Sisara le aveva chiesto acqua da
bere
e lei gli diede del
latte:
glielo offrì in una coppa
preziosa!
26 Ma con una mano prese un picchetto
e con l'altra il
martello;
con un colpo gli trapassò le
tempia
e gli spaccò la testa.
27 Sisara si contorse
e cadde ai suoi
piedi.
Cadde lungo e
disteso;
dove si contorse,
lì cadde
morto.
28 La madre di Sisara alla finestra
e dietro all'inferriata gridava:
"Perché il suo carro tarda ad arrivare?
Perché i suoi cavalli son così
lenti
a
tornare?".
29 La più saggia delle sue
donne risponde
e anche lei
ripete:
30 "Si, certo,
hanno fatto
bottino
e stan facendo le
parti:
una ragazza per
ciascuno;
a
Sisara
toccano stoffe colorate,
ricamate e pregiate,
tante pezze
ricamate
e anche tanti
animali...".
31 Così finiscano i
tuoi nemici, o Signore.
Ma i tuoi amici
risplendano
come il sole che
sorge».
Poi, gli Israeliti vissero in
pace nella loro terra per quarant'anni.
GEDEONE
CAPITOLO6
MADIAN OPPRIME ISRAELE
1-2 Gli Israeliti andarono di
nuovo contro la volontà del Signore, e il Signore li fece cadere sotto il
potere del popolo di Madian. Per sette anni i Madianiti oppressero con mano
pesante il popolo d'Israele. Per difendersi, gli Israeliti si rifugiarono sui
monti, in grotte e caverne, tra rocce inaccessibili.
3 Ma ogni volta che gli Israeliti scendevano a
seminare i loro campi, venivano i Madianiti, gli Amaleciti e altre tribù
del deserto e li invadevano.
4 Si accampavano
nel territorio degli Israeliti, rubavano le capre, i buoi e gli asini e
distruggevano il raccolto quasi fino a Gaza. Così, gli Israeliti non
avevano più niente da mangiare.
5 I
Madianiti arrivavano con i loro greggi e le loro tende. Erano come uno sciame di
cavallette. Avevano tanti cammelli, che non si riusciva nemmeno a contarli, e
dove passavano, devastavano tutto.
6 A causa di
Madian gli Israeliti finirono in miseria. Allora il popolo d'Israele
cercò l'aiuto del Signore.
7 Quando gli
Israeliti invocarono il Signore contro Madian,
8
egli mandò ad essi un profeta con questo messaggio: «Così
dice il Signore, Dio d'Israele: Io vi ho fatti uscire dall'Egitto e vi ho
liberati dalla schiavitù.
9 Vi ho salvati
non solo dagli Egiziani, ma anche da tutti i nemici che avete incontrato in
questa terra. Al vostro passaggio li ho cacciati via e vi ho dato le loro terre.
10 Vi avevo detto che sono io il Signore, il
vostro Dio, e vi avevo proibito di adorare gli idoli del territorio degli
Amorrei, dove siete venuti a vivere. Ma voi non mi avete
ubbidito».
GEDEONE SCELTO DA DIO PER LIBERARE ISRAELE
11 Allora l'angelo del Signore
venne nel villaggio di Ofra e si sedette sotto un grande albero, che apparteneva
a Ioas, un uomo della famiglia di Abiezer. Suo figlio Gedeone stava battendo il
grano di nascosto dentro a un tino, per non farsi scoprire dai Madianiti.
12 L'angelo del Signore gli apparve e gli
disse:
- Tu sei un uomo forte e valoroso: il
Signore è con te.
13 Gedeone
rispose:
- Lascia che io ti domandi: Il Signore
è davvero dalla nostra parte? Com'è possibile allora che ci sia
capitato tutto questo? Dove sono andate a finire tutte le sue meravigliose
imprese? I nostri padri ce le raccontavano sempre e ci ricordavano che è
stato il Signore a fraci uscire dall'Egitto. Ora invece, il Signore ci ha
abbandonati e ci ha messi sotto il dominio dei
Madianiti.
14 Il Signore gli
ordinò:
- Va'! Mostra la tua forza. Io ti
mando a liberare Israele dal potere dei
Madianiti.
15 Gedeone
rispose:
- Ma, Signore, come potrò io
salvare Israele?
La mia famiglia è la meno
importante della tribù di Manasse, e nella mia famiglia io sono
l'ultimo.
16 Il Signore gli
disse:
- Io sarò con te e tu abbatterai i
Madianiti, come se fossero un solo uomo.
17
Gedeone rispose:
- Se tu scegli proprio me, dammi
una prova che sei davvero il Signore.
18 Intanto
non te ne andare di qui, fino al mio ritorno. Vado a prepararti un'offerta e te
la porterò.
- D'accordo! - disse il
Signore. - Aspetterò fino al tuo
ritorno.
19 Gedeone entrò in casa,
preparò un capretto, e con venti chili di farina fece del pane non
lievitato. Mise la carne dentro a un cesto e il brodo in un recipiente, e poi li
portò sotto l'albero e li offrì al Signore.
20 L'angelo di Dio gli
disse:
- Prendi la carne e il pane non lievitato,
posali su questa pietra e versaci sopra il brodo. Gedeone ubbidì.
21 Allora l'angelo del Signore tese il braccio
e, con la punta del bastone che teneva in mano, toccò il pane e la carne.
Dalla pietra sprigionò una fiamma, e il fuoco bruciò la carne e il
pane non lievitato. Poi l'angelo del Signore scomparve.
22 Gedeone si rese conto che era davvero
l'angelo del Signore e disse:
- Signore, mio Dio!
Ho visto con i miei occhi il tuo angelo.
23 E il
Signore a lui:
- La pace sia con te. Non aver
paura. Non morirai.
24 Allora Gedeone
costruì un altare per il Signore e lo dedicò al "Signore della
pace". A Ofra, un villaggio degli Abiezeriti, quell'altare c'è ancor
oggi.
GEDEONE E L'ALTARE DI BAAL
25 La stessa notte il Signore
ordinò a Gedeone: «Prendi dalla stalla di tuo padre il toro di sette
anni. Demolisci l'altare che tuo padre ha dedicato a Baal, e butta giù il
palo sacro che vi sta accanto, dedicato ad Asera.
26 Sulla cima di questa roccia costruisci con
cura un altare per il Signore tuo Dio. Prendi poi il toro di sette anni e
brucialo come sacrificio; per legna, userai il palo sacro che devi
abbattere».
27 Gedeone prese con sé
dieci servi e fece come il Signore gli aveva detto. Ma per paura dei suoi
familiari e della gente del villaggio, agì di notte e non di giorno.
28 Il mattino dopo, quando gli abitanti della
città si alzarono, videro che l'altare di Baal era stato distrutto, il
palo sacro non c'era più e sopra un nuovo altare un toro era stato
bruciato come offerta.
29 Tutti si domandarono:
«Chi sarà stato?». Dopo attente ricerche scoprirono che era
stato Gedeone, il figlio di Ioas.
30 Allora la
gente della città gridò a Ioas: «Fa' venir fuori tuo figlio!
Deve morire, perché ha demolito l'altare di Baal e ha buttato giù
il palo sacro che gli stava accanto».
31
Ioas rispose a quelli che gli si erano stretti attorno minacciosi: «Tocca a
voi difendere Baal? Lo volete salvare voi? Chi vuoi difenderlo morirà
prima che sorga il sole. Se Baal è Dio, lasciate che si difenda da solo.
Dopo tutto l'altare demolito era suo».
32
Perciò quel giorno diedero a Gedeone il soprannome di Ierubbaal, appunto
perché Ioas aveva detto: «Lasciate che Baal si difenda da solo, dato
che era suo l'altare demolito».
GEDEONE CHIEDE A DIO UN SEGNO
33 I Madianiti, gli Amaleciti
e altre tribù del deserto formarono un unico esercito. Passarono il
Giordano e si accamparono nella pianura di Izreel.
34 Lo spirito del Signore scese sopra Gedeone.
Egli fece dare il segnale di guerra con la tromba e chiamò gli uomini di
Abiezer a seguirlo.
35 Mandò messaggeri
nei territori della tribù di Manasse per radunare i soldati Mandò
messaggeri anche alle tribù di Aser, Zabulon e Neftali, e i loro uomini
vennero a unirsi agli altri.
36 Poi Gedeone si
rivolse a Dio: «Tu hai detto di volerti servire di me per salvare Israele.
37 Ebbene, io stenderò il manto di una
pecora in terra dentro il cortile. Se domattina solo il manto sarà
bagnato di rugiada e il terreno attorno resterà asciutto, allora
sarò sicuro che tu hai deciso di salvare Israele per mezzo
mio».
38 Avvenne proprio così. Il
mattino dopo, Gedeone si alzò presto, strizzò il manto umido di
rugiada e ne uscì tanta acqua da riempire una scodella.
39 Poi Gedeone disse a Dio: «Lascia che
parli ancora una volta, e non adirarti contro di me. Voglio avere un'altra
prova: questa volta la lana deve restare asciutta e la rugiada deve essere tutto
attorno».
40 La notte seguente Dio fece
esattamente così. Al mattino la lana era asciutta, mentre tutto il
terreno era bagnato di rugiada.
CAPITOLO
7
TRECENTO UOMINI PER LA VITTORIA
1 Gedeone, soprannominato
Ierubbaal, e i suoi uomini si alzarono di buon mattino e andarono ad accamparsi
nei pressi della sorgente di Carod. L'accampamento dei Madianiti era più
a nord, nella pianura, ai piedi della collina di More.
2 Il Signore disse a Gedeone: «Siete in
troppi, non posso farvi vincere contro i Madianiti. C'è pericolo che poi
gli Israeliti si attribuiscano il merito della vittoria e non riconoscano il mio
intervento. Potrebbero pensare: "Siamo stati noi a vincere, con la nostra
forza!".
3 Perciò parla chiaro ai tuoi
uomini: Chi è indeciso o ha paura, lasci subito la montagna di Galaad e
se ne torni a casa sua. Ventiduemila se ne andarono, e Gedeone rimase con
diecimila uomini.
4 Ma il Signore disse a
Gedeone: «Siete ancora troppi. Porta i tuoi uomini giù alla
sorgente, e io li metterò alla prova. Ti indicherò quelli che
dovranno venire con te e quelli che invece dovranno
andarsene».
5 Gedeone portò i suoi
uomini alla sorgente. Il Signore disse a Gedeone: «Metti da una parte chi
per bere leccherà l'acqua con la lingua come fanno i cani. Lascia
dall'altra parte quelli che per bere si metteranno in
ginocchio».
6 Solo trecento uomini portarono
l'acqua alla bocca con la mano e la leccarono. Tutti gli altri per bere si
inginocchiarono.
7 Il Signore disse a Gedeone:
«Io salverò Israele e ti farò vincere contro i Madianiti
soltanto con i trecento uomini che hanno leccato l'acqua. Gli altri mandali pure
a casa».
8 Gedeone mandò via il
grosso del suo esercito. Con lui restarono solo quei trecento uomini. Essi
presero dai loro compagni le provviste e le trombe. L'accampamento dei Madianiti
si trovava sotto di loro, nella pianura.
UN SOGNO PREANNUNZIA LA VITTORIA
9 Quella notte il Signore
disse a Gedeone: «Alzati! Piomba sul campo nemico e io ti darò la
vittoria sui Madianiti.
10 Ma sei hai paura,
avvicinati prima al loro accampamento insieme con il tuo servo Pura.
11 Sentirai i discorsi che fanno, e questo ti
darà coraggio per scendere e attaccarli». Gedeone e il suo servo
Pura si inoltrarono fino al limite dell'accampamento nemico, dove erano di
guardia le sentinelle.
12 I Madianiti, gli
Amaleciti e gli uomini delle tribù del deserto riempivano tutta la
pianura. Sembravano uno sciame di cavallette, e i loro cammelli erano numerosi
come granelli di sabbia in riva al mare.
13
Gedeone raggiunse l'accampamento, mentre un soldato stava raccontando un sogno a
un compagno:
- Sai che sogno ho fatto? Ho sognato
una grossa forma di pane d'orzo che rotolava giù nel nostro accampamento.
Arrivata a una tenda l'ha colpita, l'ha fatta rovesciare e l'ha
sfasciata.
14 Il suo compagno
rispose:
- Non c'è dubbio: quel pane
rappresenta la spada dell'israelita Gedeone, figlio di Ioas. Il Signore gli
darà la vittoria su tutto
l'accampamento.
15 Quando Gedeone sentì il
racconto del sogno e il suo significato, si inchinò fino a terra per
ringraziare Dio. Poi tornò nell'accampamento degli Israeliti e
gridò: «Alzatevi! Il Signore ci darà la vittoria
sull'esercito di Madian».
LA STRATEGIA DI GEDEONE
16 Gedeone divise i suoi
trecento uomini in tre gruppi. Diede a ciascun soldato una tromba e una brocca
con dentro una torcia.
17 E disse loro:
«Quando saremo ai lati dell'accampamento, guardate verso di me e fate come
farò io.
18 Circonderemo l'accampamento,
e quando sentirete me e i miei uomini suonare la tromba, suonerete anche voi e
poi griderete: Per il Signore e per Gedeone!».
19 Gedeone con il suo gruppo di cento uomini
arrivò al limite dell'accampamento verso mezzanotte. I Madianiti avevano
appena fatto il cambio delle sentinelle. Allora Gedeone suonò la tromba e
ruppe la brocca che aveva in mano.
20 I tre
gruppi seguirono il suo esempio: tutti suonarono le trombe e ruppero le brocche.
Nella mano sinistra tenevano la torcia e nella destra la tromba. Gridarono:
«All'attacco, per il Signore e per Gedeone!».
21 Ma rimasero tutti fermi al proprio posto
attorno all'accampamento: i Madianiti si misero a correre da una parte e
dall'altra, urlavano di paura e cercavano di fuggire.
22 Mentre i trecento suonavano le trombe, il
Signore gettò nel panico tutto l'accampamento, e i Madianiti si colpirono
l'un l'altro con la spada. Infine, tutto l'esercito prese la fuga. Corsero fino
a Bet-Sitta, verso Zerera e fino alle rive del torrente Abel Mecola, nei pressi
di Tabbat.
I MADIANITI IN FUGA
23 Gli uomini delle
tribù di Neftali, di Aser e di tutto Manasse furono chiamati alle armi
per inseguire i Madianiti.
24 Gedeone
mandò messaggeri per tutto il territorio montuoso della tribù di
Efraim. Gridavano: «Scendete e attaccate i Madianiti! Impedite che arrivino
ai corsi d'acqua fino a Betbara e al Giordano». Gli uomini di Efraim si
radunarono e tennero sotto controllo tutti i corsi d'acqua fino a Betbara e il
Giordano.
25 Catturarono due capi dell'esercito
di Madian, Oreb e Zeeb. Uccisero Oreb su una roccia, chiamata poi la roccia di
Oreb, e Zeeb vicino a un torchio, chiamato poi il torchio di Zeeb. Continuarono
a inseguire i Madianiti, e infine portarono la testa di Oreb e di Zeeb a
Gedeone, dall'altra parte del
Giordano.
CAPITOLO
8
PROTESTA DEGLI EFRAIMITI
1 Allora gli uomini della
tribù di Efraim dissero a Gedeone:
-
Perché non ci hai chiamati con te quando sei partito in guerra contro i
Madianiti? Perché ci viene fatto questo
torto?
E lo rimproverarono con durezza.
2 Ma egli
disse:
- In confronto a voi, io non ho fatto
niente. Noi della famiglia di Abiezer abbiamo avuto una buona vendemmia, ma
quello che voi di Efraim avete raccolto dopo di me è molto più
importante.
3 Dio ha fatto cadere nelle vostre
mani Oreb e Zeeb, i due capi dell'esercito di Madian. Io non ho ottenuto niente
in confronto a voi.
A queste parole gli Efraimiti
si calmarono.
ULTIME IMPRESE DI GEDEONE
4 Gedeone e i suoi trecento
uomini avevano corso fino al Giordano e lo avevano attraversato. Erano stanchi,
ma continuarono a inseguire i Madianiti.
5
Giunsero alla città di Succot e Gedeone disse agli
abitanti:
- Date del pane ai miei uomini. Sono
stanchi perché stiamo inseguendo Zebach e Zalmunna, i re dei
Madianiti.
6 Ma i capi di Succot
risposero:
- Avete già preso Zebach e
Zalmunna? No! E perché allora dovremmo dar da mangiare al tuo
esercito?
7 Allora Gedeone
disse:
- Vedrete! Quando il Signore li
avrà messi nelle mie mani, tornerò e vi frusterò con spine
e cardi del deserto.
8 Proseguì fino a
Penuel e di nuovo chiese del pane. Ma gli abitanti risposero di no, come quelli
di Succot.
9 Allora Gedeone disse loro:
«Quando tornerò vittorioso, butterò giù la vostra
torre».
10 Zebach e Zalmunna erano a Karkor
con le loro truppe. L'esercito delle tribù del deserto aveva perso in
battaglia centoventimila soldati; erano rimasti soltanto quindicimila uomini.
11 Gedeone prese la strada dei nomadi a est di
Nobach e di Iogbea e attaccò di sorpresa l'esercito nemico.
12 I due re Madianiti si diedero alla fuga ma
Gedeone li inseguì, li catturò e gettò nel panico tutto
l'accampamento.
13 Di ritorno dalla battaglia,
Gedeone, figlio di Ioas, passò per la salita di Cheres.
14 Fece prigioniero un giovane di Succot e lo
interrogò; gli fece scrivere i nomi dei capi e dei responsabili della
città, settantasette persone in tutto.
15
Gedeone entrò nella città e disse agli abitanti: «Quando i
miei uomini erano stanchi, voi non avete voluto darci da mangiare. Anzi ci avete
detto con aria di sfida: "Non li avete ancora presi Zebach e Zalmunna!". Adesso
eccoli qua!».
16 Allora prese i capi della
città e li frustò con le spine e i cardi del deserto.
17 Poi andò anche a Penuel; buttò
giù la torre della città e ne uccise gli abitanti.
18 Gedeone chiese poi ai re di Madian Zebach e
Zalmunna che teneva prigionieri:
- Com'erano gli
uomini che avete ucciso sul Tabor?
Gli
risposero:
- Assomigliavano a te e sembravano
tanti principi.
19 Gedeone
esclamò:
- Allora erano miei fratelli, i
figli di mia madre! Dio mi è testimone: se voi aveste risparmiato la loro
vita, ora io non vi ucciderei.
20 Poi disse a
Ieter, il suo figlio primogenito: - Avanti!
Uccidili!
Ma Ieter non tirò neanche fuori
la spada. Aveva paura; era ancora un ragazzo.
21
Zebach e Zalmunna dissero a Gedeone:
- Su,
ammazzaci tu! Tocca a un uomo come te!
Egli li
uccise e prese i collari dei loro cammelli.
22 In
seguito gli Israeliti dissero a Gedeone:
- Tu ci
hai salvati dai Madianiti. Continua a essere il nostro capo, e dopo di te i tuoi
discendenti.
23 Gedeone
rispose:
- Non sarò il vostro capo!
né io né i miei figli. Il vostro capo è il
Signore!
24 Poi
continuò:
- Ma vorrei chiedervi una cosa:
ciascuno di voi mi dia un anello del suo bottino. (Difatti gli sconfitti
portavano anelli d'oro, come altre tribù del deserto.)
25 I soldati gli
risposero:
-
Volentieri!
Stesero per terra un mantello e vi
gettarono sopra un anello ciascuno.
26 Gli
anelli che Gedeone ricevette pesavano in tutto circa venti chili senza contare
le collane, le catenelle, i vestiti di porpora dei re di Madian e i collari dei
loro cammelli.
27 Con quell'oro Gedeone si
costruì un idolo e lo pose a Ofra, il suo villaggio. Tutti gli Israeliti
andarono ad adorarlo, e tradirono così il Signore. Quell'idolo fu
all'origine della rovina di Gedeone e della sua famiglia.
28 Dopo aver subito quella dura sconfitta da
parte degli Israeliti, i Madianiti non poterono più risollevarsi. Il
popolo d'Israele visse in pace nella sua terra per quarant'anni, fino alla morte
di Gedeone.
MORTE DI GEDEONE
29 Gedeone, figlio di Ioas,
soprannominato Ierubbaal, tornò a vivere a casa
sua
30 Aveva molte mogli, e fu padre di settanta
figli.
31 Ebbe un figlio anche da una concubina
che abitava a Sichem, e lo chiamò Abimelech.
32 Gedeone, figlio di Ioas, morì dopo una
lunga e serena vecchiaia. Lo seppellirono nella tomba di suo padre a Ofra,
villaggio degli Abiezeriti.
IL POPOLO D'ISRAELE TORNA ALL'IDOLATRIA
33 Dopo la morte di Gedeone,
gli Israeliti tradirono di nuovo il Signore e adorarono gli idoli. Proclamarono
Baal-Berit loro dio.
34 Essi dimenticarono il
Signore, loro Dio, che li aveva salvati dai nemici in mezzo ai quali vivevano.
35 Gli Israeliti non dimostrarono riconoscenza
alla famiglia di Gedeone, soprannominato Ierubbaal, per tutto il bene che egli
aveva fatto per il popolo.
ABIMELECH
CAPITOLO
9
ABIMELECH RE DI SICHEM
1 Abimelech, figlio di
Gedeone, andò a Sichem, dove viveva la famiglia di sua madre, e
suggerì a tutti i suoi parenti
2 di fare
ai ricchi proprietari della città questa proposta: «Che cosa sarebbe
meglio per voi? Avere come capi i settanta figli di Gedeone o averne uno solo?
Ricordatevi che solo Abimelech è del vostro stesso
sangue».
3 I familiari di sua madre
riferirono quelle parole ai proprietari di Sicheni. Essi decisero di mettersi
dalla parte di Abimelech, perché, dicevano, era loro fratello.
4 Presero settanta pezzi d'argento dal tempio di
Baal-Berit e glieli consegnarono. Con quel denaro Abimelech organizzò una
banda di vagabondi e avventurieri disposti a seguirlo.
5 Andò a Ofra, nella casa di suo padre, e
massacrò i settanta figli di Gedeone tutti sulla stessa pietra. Di essi
si salvò solo il più piccolo, Iotam, che si era nascosto.
6 Tutti i proprietari di Sichem e tutta
Bet-Millo si radunarono e si recarono alla quercia della Stele che si trova in
città. Là proclamarono re Abimelech.
LA PARABOLA DI IOTAM
7 Quando Iotam venne a
saperlo, salì sulla cima del monte Garizim e gridò verso di loro:
«Ascoltatemi, o proprietari di Sichem,
e Dio ascolterà
voi.
8 Un giorno gli alberi decisero di
scegliersi un re.
Andarono dall'ulivo e gli
chiesero:
"Vuoi essere il nostro
re?".
9 Ma l'ulivo rispose:
"Dovrei smettere di produrre l'olio
con il quale si onorano gli dèi e gli
uomini,
per fare il re degli
alberi?".
10 Gli alberi si rivolsero al
fico.
Gli chiesero: "Vuoi essere il nostro
re?"
11 Ma il fico
rispose:
"Dovrei smettere di dare i miei
frutti
dolci e gustosi,
per fare il re degli
alberi?"
12 Gli alberi dissero allora alla
vite:
"Dai! Sii tu il nostro
re!".
13 Ma la vite
rispose:
"Dovrei smettere di produrre il vino,
che dà gioia agli dèi e agli
uomini,
per fare il re degli alberi?".
14 Infine gli alberi tutti insieme dissero a
un
cespuglio di
spine:
"Coraggio! Sii tu il nostro
re!".
15 Il cespuglio
rispose:
"Se davvero volete farmi re,
venite, riparatevi alla mia ombra!
Ma se non siete sinceri, dal mio
cespuglio
uscirà un
fuoco
che brucerà anche i maestosi cedri
del
Libano!"».
16 Poi, Iotam continuò:
«Ora voi avete fatto re Abimelech. Siete stati onesti e leali? Avete
rispettato la memoria di mio padre Gedeone? Avete trattato la sua famiglia come
egli meritava per quello che ha fatto?
17 Mio
padre ha combattuto per voi e ha rischiato la vita per salvarvi dai Madianiti.
18 Oggi vi siete ribellati contro la famiglia di
mio padre, avete ucciso i suoi figli, tutti e settanta su una sola pietra. E
Abimelech, figlio della serva di mio padre, lo avete fatto re solo perché
è vostro parente.
19 Ebbene, se quello
che avete fatto oggi è onesto e leale nei confronti di Gedeone e della
sua famiglia, allora vi auguro che siate contenti di Abimelech, e che Abimelech
sia contento di voi.
20 Ma se non è
così, vi auguro che da Abimelech esca un fuoco e bruci i proprietari di
Sichem e Bet-Millo; e che un fuoco esca dai proprietari di Sicheni e Bet-Millo e
bruci Abimelech!».
21 Poi, Iotam corse via:
andò a vivere a Beer, lontano da suo fratello
Abimelech.
I CAPI DI SICHEM SI RIBELLANO
22 Abimelech restò al
comando d'Israele per tre anni.
23 Poi Dio fece
diventare nemici Abimelech e i proprietari di Sichemi. Essi si ribellarono
contro di lui.
24 Questo accadde perché
Abimelech e i proprietari di Sichem dovevano scontare il delitto di cui erano
responsabili: Abimelech aveva ucciso i settanta figli di Gedeone, suoi fratelli,
e i proprietari di Sichemi lo avevano spinto a farlo.
25 I proprietari di Sichemi mandarono alcuni
uomini sulle cime delle montagne per tendere imboscate a danno di Abimelech.
Essi rapinavano tutti quelli che passavano per quella strada. Abimelech venne a
saperlo.
26 Nel frattempo un certo Gaal, figlio
di Ebed, era venuto a Sichemi con i suoi fratelli e aveva conquistato la fiducia
dei proprietari del luogo.
27 Una volta andarono
nelle loro vigne, vendemmiarono e pigiarono l'uva. Poi organizzarono una festa:
si recarono al tempio del loro dio, si misero a mangiare e a bere e finirono per
parlar male di Abimelech.
28 Gaal, figlio di
Ebed, disse: «Che cosa c'entra Abimelech con Sichemi? Chi è poi
Abimelech? E' solo il figlio di Gedeone! E chi è mai Zebul? E' soltanto
uno che prende ordini da lui! Perché dovete stare sottomessi a lui? Siate
invece fedeli a Camor, il fondatore della nostra città!
29 Se fossi io il capo di questa città,
scaccerei subito Abimelech. Anzi gli direi di rafforzare le sue truppe e di
prepararsi a combattere».
30 Zebul, il
comandante della città, venne a sapere quello che aveva detto Gaal,
figlio di Ebed, e andò su tutte le furie.
31 Di nascosto, mandò messaggeri a dire
ad Abimelech: «Gaal è venuto a Sichem con i suoi fratelli e incita
la città a ribellarsi contro di te.
32
Muoviti stanotte con i tuoi uomini; nascondetevi nella campagna.
33 Domattina alzatevi al levar del sole e
preparatevi ad attaccare la città. Quando Gaal e i suoi uomini usciranno
per marciare contro di te, tu potrai prenderli di sorpresa e li tratterai come
si meritano».
34 Quella stessa notte
Abimelech partì con i suoi uomini. Vicino a Sichem si divisero in quattro
gruppi e si nascosero.
35 Il mattino seguente,
quando Gaal, figlio di Ebed, uscì dalla porta della città,
Abimelech e le sue truppe saltarono fuori dai nascondigli.
36 Gaal li vide e disse a
Zebul:
- Guarda: c'è della gente che
scende dall'alto delle montagne.
Zebul gli
rispose:
- Non sono persone. Sono solo ombre
delle montagne.
37 Gaal disse di
nuovo:
- Guarda! Una schiera scende dal colle
dell'Ombelico e un'altra segue la strada della quercia dei
Maghi.
38 Zebul gli
disse:
- Dov'è finita la tua boria?
Dicevi: «Chi è Abimelech? Perché dobbiamo stargli
sottomessi?». Eccoli là quelli che hai trattato con tanto disprezzo.
Va' a combatterli!
39-40 Gaal, alla testa dei
proprietari di Sichem, uscì ad attaccare Abimelech, ma egli lo costrinse
a fuggire verso la città. Lungo la strada fino alla porta, i morti e i
feriti furono moltissimi.
41 Poi Abimelech si
stabilì ad Aruma, e Zebul scacciò da Sichem Gaal e i suoi fratelli
e proibì loro di tornare.
ABIMELECH DISTRUGGE SICHEM
42 Abimelech venne a sapere
che il giorno dopo gli abitanti di Sichem dovevano andare nei campi.
43 Prese i suoi uomini, li divise in tre gruppi;
li fece nascondere e tese un agguato nei campi. Quando videro gli abitanti
uscire dalla città, si mossero e li attaccarono.
44 Abimelech avanzò rapidamente con il
suo gruppo e prese posizione all'ingresso della città, mentre gli altri
due gruppi piombarono su quelli che erano nei campi e li uccisero.
45 Abimelech combatté per tutta la
giornata e infine conquistò Sichem. Massacrò gli abitanti, rase al
suolo la città e cosparse le sue rovine di sale.
46 Ma i proprietari della torre di Sichem,
appena furono informati, si rifugiarono nel sotterraneo del tempio di El-Berit.
47 Quando Abimelech seppe che si erano rifugiati
là,
48 salì con i suoi uomini sul
monte Zalmon. Prese l'ascia, tagliò il ramo di un albero e se lo
caricò sulle spalle. Poi disse ai suoi uomini: «Svelti! Fate anche
voi come me».
49 Ognuno tagliò un
ramo, seguirono Abimelech, ammucchiarono i rami contro il sotterraneo e lo
incendiarono. Il sotterraneo bruciò con tutti quelli che erano dentro.
Morirono tutti gli abitanti della torre di Sichem, circa mille persone tra
uomini e donne.
MORTE DI ABIMELECH
50 In seguito Abimelech
marciò contro la città di Tebez: l'assediò e la
conquistò.
51 In mezzo alla città
c'era una torre fortificata. I proprietari e gli abitanti della città,
uomini e donne, erano corsi a rifugiarsi nella torre. Si erano barricati dentro
ed erano saliti sulla terrazza.
52 Quando
Abimelech andò ad attaccare la torre, si avvicinò alla porta per
incendiarla.
53 Ma una donna buttò
giù la pietra di una macina sulla sua testa e gli fracassò il
cranio.
54 Abimelech chiamò subito il
ragazzo che portava le sue armi e gli ordinò: «Prendi la mia spada e
uccidimi! Così nessuno potrà dire che sono stato ucciso da una
donna». Il ragazzo lo colpì e Abimelech
morì
55 Quando gli Israeliti videro che
era morto, tornarono tutti alle loro case.
56
Così Dio fece scontare ad Abimelech il male commesso contro suo padre,
quando aveva ucciso i suoi settanta fratelli.
57
Dio punì anche gli abitanti di Sichem per il male che avevano fatto. Si
avverò allora la maledizione che Iotam, figlio di Gedeone, aveva
pronunziato contro di loro.
ALTRI DUE GIUDICI PER ISRAELE
CAPITOLO
10
TOLA
1 Dopo Abimelech venne Tola,
figlio di Pua, nipote di Dodo; anch'egli liberò Israele. Apparteneva alla
tribù di Issacar e abitava a Samir, sui monti di Efraim.
2 Egli fu giudice, capo d'Israele, per
ventitré anni. Quando morì, fu sepolto a
Samir.
IAIR
3 Dopo Tola venne Iair.
Abitava nella regione di Galaad e fu giudice, capo d'Israele, per ventidue anni.
4 Egli aveva trenta figli. Ciascuno di loro
aveva il suo asino e il suo villaggio nel territorio di Galaad. Ancor oggi ci
sono i villaggi di Iair.
5 Quando morì fu
sepolto a Kamon.
IEFTE
GLI ISRAELITI SONO INFEDELI AL SIGNORE
6
Gli Israeliti andarono di nuovo contro la volontà del Signore.
Abbandonarono il Signore e al suo posto adorarono gli idoli di Baal e di
Astarte, gli dèi di Aram, di Sidone, di Moab, degli Ammoniti e dei
Filistei.
7 Il Signore non sopportò
più gli Israeliti e li abbandonò in preda ai Filistei e agli
Ammoniti.
8 Per diciotto anni essi oppressero
duramente tutti gli Israeliti che vivevano nel territorio degli Amorrei, a est
del Giordano, in Galaad.
9 Gli Ammoniti
attraversarono anche il Giordano e attaccarono le tribù di Giuda, di
Beniamino e di Efraim. Così, gli Israeliti si trovarono in una situazione
disperata.
10 Allora invocarono l'aiuto del
Signore, e dissero:
- Abbiamo peccato contro di
te, che sei il nostro Dio. Ti abbiamo abbandonato, per adorare gli
idoli.
11 Il Signore rispose agli
Israeliti:
- In passato, quando gli Egiziani, gli
Amorrei, gli Ammoniti, i Filistei, gli abitanti di Sidone,
12 gli Amaleciti e i Madianiti vi hanno oppresso
e voi avete invocato il mio aiuto, io, non vi ho forse liberati?
13 Eppure voi mi avete abbandonato per adorare
altri dèi. Perciò io non vi libererò più.
14 Chiamate in aiuto gli dèi che vi siete
scelti. Fatevi liberare da loro, ora che siete nella
disperazione.
15 Gli Israeliti dissero ancora al
Signore:
- Abbiamo peccato. Tu sei giusto; fa' di
noi quel che vuoi. Ma oggi salvaci!
16 Poi gli
Israeliti si sbarazzarono degli altri dèi e tornarono a servire il
Signore. Il Signore si commosse di fronte alla loro
sofferenza.
17 Nel frattempo gli Ammoniti
radunarono i loro uomini e si accamparono in Galaad. Allora anche gli Israeliti
si radunarono e si accamparono in Mizpa.
18 I
capi e il popolo di Galaad si dissero: «Chi attaccherà per primo gli
Ammoniti diventerà il capo di tutti
noi».
CAPITOLO
11
IEFTE ELETTO CAPO D'ISRAELE
1-2 Iefte era un valente
guerriero della regione di Galaad. Era nato da una prostituta. Ma suo padre
Galaad ebbe anche altri figli dalla moglie, e quando essi diventarono grandi,
costrinsero Iefte ad andar via di casa. Gli dissero: «Tu non erediterai
niente da nostro padre, perché sei figlio di un'altra
donna».
3 Iefte allora fuggì lontano
dai suoi fratelli e andò a vivere nella regione di Tob. Attorno a lui si
radunò un gruppo di sbandati che lo seguirono nei suoi colpi di mano.
4 In quei giorni gli Ammoniti fecero guerra agli
Israeliti.
5 Quando cominciarono i
combattimenti, le autorità della regione di Galaad andarono nella regione
di Tob a chiamare Iefte.
6 E gli
proposero:
- Vieni. Accetta di essere il nostro
comandante, e così potremo combattere gli
Ammoniti.
7 Iefte rispose
loro:
- Voi mi avete odiato tanto da scacciarmi
dalla casa di mio padre. Perché venite da me, ora che siete in
difficoltà?
8 Le autorità di Galaad
dissero:
- Siamo venuti da te proprio per questo.
Vieni con noi a combattere gli Ammoniti, e diventerai il capo di tutti gli
abitanti di Galaad.
9 Iefte
concluse:
- Voi siete venuti a chiamarmi per
combattere gli Ammoniti; se il Signore mi darà la vittoria, io
resterò il vostro capo.
10 Le
autorità di Galaad dissero:
- D'accordo!
Il Signore ci è testimone.
11 Iefte
andò con loro. Il popolo lo fece comandante e capo. Al santuario di
Mizpa, alla presenza del Signore, Iefte confermò
l'accordo.
AMBASCIATA DI IEFTE AL RE DEGLI AMMONITI
12 Poi Iefte mandò
messaggeri a dire al re degli Ammoniti: «Che pretesto ti ho dato
perché tu invada il mio territorio?».
13 Il re degli Ammoniti rispose ai messaggeri di
Iefte: «Il motivo è questo: il popolo d'Israele, quando uscì
dall'Egitto, occupò il mio territorio dal torrente Arnon fino al torrente
Iabbok e al fiume Giordano. Ora restituiscimi subito queste terre
pacificamente».
14 Iefte mandò di
nuovo i suoi messaggeri dal re degli Ammoniti
15
con questa risposta: «Non è vero che Israele ha preso le terre dei
Moabiti e degli Ammoniti
16 Quando gli Israeliti
uscirono dall'Egitto, attraversarono il deserto fino al mar Rosso e giunsero a
Kades
17 Allora essi mandarono messaggeri al re
di Edom e gli chiesero di lasciarli attraversare il suo territorio; ma il re di
Edom rifiutò. La stessa cosa fecero con il popolo di Moab: Israele
mandò messaggeri a quel re, ma nemmeno lui volle lasciarli passare.
Così gli Israeliti si fermarono a Kades.
18 «Quando ripresero la loro marcia nel
deserto, fecero il giro attorno ai territori di Edom e di Moab. Giunsero
così a oriente del paese di Moab, e posero il loro accampamento sulla
riva del torrente Arnon. Ma non oltrepassarono l'Arnon, perché segnava il
confine del territorio di Moab
19 Allora gli
Israeliti mandarono messaggeri a Sicon, re degli Amorrei, che abitava a Chesbon.
Gli chiesero: "Lasciaci attraversare il tuo territorio per raggiungere la nostra
terra".
20 «Sicon non si fidò di
lasciar passare gli Israeliti per il suo territorio; anzi, radunò
l'esercito, pose l'accampamento a Iaaz e attaccò Israele.
21 Ma il Signore, Dio d'Israele, diede agli
Israeliti la vittoria su Sicon e il suo esercito. Così gli Israeliti
presero possesso di tutto il territorio degli Amorrei.
22 Occuparono tutta la zona dal torrente Arnon
al torrente Iabbok, e dal deserto fino al Giordano.
23 «Dunque il Signore, Dio d'Israele, ha
cacciato via gli Amorrei per far posto a noi Israeliti. E ora voi Ammoniti
vorreste cacciar via noi?
24 Nessuno vi toglie
il territorio che vi ha dato il vostro dio Camos. E noi perché non
dovremmo tenerci il territorio che il Signore nostro Dio ha tolto agli altri per
darIo a noi?
25 E tu, re di Ammon, credi di
valere più del re di Moab, Balak figlio di Zippor? Ebbene, egli non ha
mai avanzato pretese contro Israele e non gli ha mai mosso guerra.
26 Inoltre è da trecento anni che noi
Israeliti occupiamo le città di Chesbon, Aroer, i loro dintorni e tutte
le città situate sulla sponda del torrente Arnon. Perché non ve le
siete riprese in tutto questo tempo?
27 Io non
vi ho proprio fatto nessun torto. Sei tu invece ad aggredirmi ingiustamente. Il
Signore è il giudice. Oggi stesso egli farà giustizia tra noi e
voi».
28 Ma il re degli Ammoniti non diede
retta al messaggio di Iefte.
IEFE FA UN VOTO AL SIGNORE
29 Lo spirito del Signore
scese sopra Iefte. Egli attraversò i territori di Galaad e della
tribù di Manasse; tornò a Mizpa, e raggiunse i confini degli
Ammoniti.
30 Iefte fece al Signore una promessa:
«Se mi farai vincere gli Ammoniti, quando tornerò dalla vittoria,
destinerò a te e brucerò come
sacrificio
31 la prima creatura che uscirà
di casa mia per venirmi incontro».
32 Poi
Iefte attraversò il torrente per attaccare gli Ammoniti, e il Signore gli
diede la vittoria.
33 Egli conquistò la
zona di Aroer dai dintorni di Minnit fino ad Abel-Cheramin, venti città
in tutto. Fu una dura sconfitta per gli Ammoniti e un grande trionfo per
Israele.
34 Quando Iefte tornò a casa a
Mizpa, gli uscì incontro sua figlia, danzando al suono del tamburello.
Era la sua unica figlia: Iefte non aveva altri figli, né maschi né
femmine.
35 Appena la vide, Iefte, disperato, si
stracciò i vestiti e gridò:
-
Figlia mia! tu mi spezzi il cuore. Perché devi essere proprio tu la causa
di un grande dolore? Io ho fatto una solenne promessa al Signore, e ora non
posso tirarmi indietro.
36 Lei gli
rispose:
- Padre mio, se ti sei impegnato
così davanti al Signore, fai di me come hai promesso, perché il
Signore ti ha concesso di vendicarti contro quelli di Ammon, i tuoi
nemici.
37 Poi chiese a suo
padre:
- Concedimi solo questo: lasciami libera
per due mesi. Me ne andrò con le mie compagne per i monti a piangere
perché muoio senza essermi sposata.
38 -
Va'! - le rispose Iefte, e la lasciò libera per due mesi. Lei andò
per i monti con le sue compagne e pianse perché doveva morire senza
marito e senza figli.
39 Dopo due mesi
tornò da suo padre. Egli fece quello che aveva promesso al Signore, e lei
morì ancora vergine. Questa fu l'origine di un'usanza in Israele:
40 ogni anno le ragazze vanno per quattro giorni
a commemorare la morte della figlia di Iefte, il
Galaadita.
CAPITOLO
12
IEFTE CONTRO LA TRIBÙ DI EFRAIM
1 Gli uomini della
tribù di Efraim si prepararono alla guerra, attraversarono il Giordano
verso Zafon e dissero a Iefte:
- Perché
sei andato a combattere gli Ammoniti e non ci hai chiamati con te? Faremo
bruciare te e la tua casa.
2 Iefte
rispose:
- Io e il mio popolo abbiamo avuto forti
contrasti con gli Ammoniti. Io vi ho chiamati in aiuto, ma voi non siete venuti
a sostenermi.
3 Quando ho visto che non potevo
contare su di voi, sono andato a combattere gli Ammoniti a rischio della mia
propria vita. Il Signore me li ha fatti vincere. Dunque, che motivo avete adesso
di prendere le armi contro di me?
4 Poi Iefte
radunò tutti i suoi soldati di Galaad, e attaccò quelli di Efraim
e li sconfisse. (Gli Efraimiti avevano detto: «Voi di Galaad siete scappati
via da noi, e ora ve ne state tra il nostro territorio e quello di
Manasse».)
5 Gli uomini di Galaad, per
impedire agli Efraimiti di fuggire, tennero sotto controllo i posti dove si
poteva attraversare il Giordano. Qualcuno cercava di scappare e chiedeva di
poter passare il fiume. Allora gli uomini di Galaad gli domandavano se era
Efraimita. Se egli rispondeva di no,
6 gli
dicevano: «Pronunzia la parola "scibbolet"». Quello rispondeva
«sibbolet» perché non era capace di pronunziare correttamente
quella parola. Allora lo prendevano e lo uccidevano lì, sulla riva del
Giordano. Quel giorno furono uccisi quarantaduemila uomini della tribù di
Efraim.
7 Iefte fu giudice, capo di Israele, per
sei anni. Quando morì, fu sepolto nella sua città, in
Galaad.
ALTRI GIUDICI PER ISRAELE
IBSAN
8
Dopo Iefte venne Ibsan, di Betlemme. Anche lui fu giudice, capo d'Israele.
9 Ebbe trenta figli e trenta figlie. Fece
sposare le sue figlie a uomini di altri villaggi, e fece venire da fuori trenta
ragazze da dare in moglie ai suoi trenta figli. Ibsan governò Israele per
sette anni
10 Quando morì, fu sepolto a
Betlemme.
ELON
11 Dopo Ibsan venne Elon, un
uomo della tribù di Zabulon. Egli fu giudice, capo d'Israele, per dieci
anni.
12 Quando morì, fu sepolto ad
Aialon, nel territorio di Zabulon.
ABDON
13 Dopo Elon venne Abdon,
figlio di Illel, che viveva a Piraton
14 Egli
ebbe quaranta figli e trenta nipoti. Ognuno di loro era padrone di un asino.
Abdon fu giudice, capo d'Israele, per otto
anni
15 Quando morì, fu sepolto a Piraton,
sul monte Amalek, nel territorio della tribù di
Efraim.
SANSONE
CAPITOLO
13
LA NASCITA DI SANSONE
1 Gli Israeliti andarono di
nuovo contro la volontà del Signore. Il Signore li fece cadere sotto il
dominio dei Filistei per quarant'anni.
2 In quel
tempo c'era un uomo della città di Zorea chiamato Manoach. Egli
apparteneva alla tribù di Dan. Sua moglie non aveva potuto avere figli.
3 L'angelo del Signore apparve alla donna e le
disse: «Tu finora non hai potuto avere figli. Ma ora resterai incinta e
avrai un figlio maschio.
4 Ma dovrai fare come
ti dico: non bere vino e liquori, e non toccare cibi impuri,
5 perché resterai incinta e darai alla
luce un figlio. I suoi capelli non dovranno mai esse tagliati, perché
sarà consacrato a Dio come nazireo fin dal seno di sua madre. Egli
comincerà a liberare Israele dai
Filistei».
6 Allora la donna andò a
dire a suo marito: «E' venuto da me un uomo mandato da Dio. Aveva un
aspetto molto maestoso e sembrava proprio l'angelo di Dio. Io non gli ho chiesto
chi era, ed egli non mi ha rivelato il suo nome.
7 Mi ha detto che resterò incinta, e
avrò un figlio. Poi mi ha raccomandato di non bere né vino
né liquori, e di non toccare cibi impuri, perché il bambino
sarà consacrato a Dio come nazireo dal seno di sua madre fino al giorno
della sua morte».
8 Allora Manoach si
rivolse al Signore e gli disse: «Signore, ti prego, fa' tornare da noi
l'uomo che ci hai mandato, perché ci dica che cosa dobbiamo fare con il
bambino quando nascerà».
9 Dio
esaudì la preghiera di Manoach. L'angelo di Dio tornò da sua
moglie che era nei campi. Suo marito non era con lei;
10 perciò essa corse subito a chiamarlo e
gli disse: «Mi è di nuovo apparso l'uomo che era venuto da me
l'altro giorno».
11 Manoach andò con
lei da quell'uomo e gli domandò:
- Sei tu
che avevi parlato con mia moglie?
- Sì -
rispose.
12 Allora Manoach gli
domandò:
- Quando si avvererà
quello che hai detto, che cosa sarà del nostro bambino? Che cosa
diventerà?
13 L'angelo del Signore rispose
a Manoach: Tua moglie deve fare tutto quello che le ho detto.
14 Non deve bere nessuna bevanda ricavata
dall'uva, né vino né liquori, e non dovrà mangiare nessun
cibo impuro. Deve fare scrupolosamente come le ho
detto.
15 Manoach disse all'angelo del
Signore:
- Ti prego di non andare subito via.
Aspetta che ti prepari un capretto e te lo
porti.
16 L'angelo del Signore
rispose:
- Tu mi vorresti trattenere, ma io non
toccherò i tuoi cibi. Preparali pure, ma poi bruciali interamente come
offerta al Signore. Manoach non si era accorto che era l'angelo del Signore,
17 e gli
domandò:
- Dimmi come ti chiami,
così quando si avvererà quello che hai detto, potrò
dimostrarti la mia riconoscenza.
18 Ma l'angelo
del Signore gli rispose:
- Perché vuoi
sapere il mio nome? Esso è misterioso.
19
Manoach prese un capretto e del grano e li offrì sulla roccia come
offerta al Signore, che agisce in modo misterioso. Manoach e sua moglie stavano
a guardare.
20 Mentre dall'altare il fuoco si
levava verso il cielo, l'angelo del Signore salì in alto con le fiamme
dell'altare. Vedendo ciò, Manoach e sua moglie si inginocchiarono con la
faccia a terra.
21 Poi l'angelo del Signore non
gli apparve più. Appena Manoach capì che quello era l'angelo del
Signore,
22 disse a sua
moglie:
- Certamente moriremo, perché
abbiamo visto Dio.
23 Ma sua moglie
disse:
- Se Dio voleva farci morire, non avrebbe
accettato il capretto e il grano che gli abbiamo offerto, e non ci avrebbe fatto
vedere e sentire tutte queste cose proprio
ora!
24 A suo tempo, la donna diede alla luce un
figlio maschio e gli mise nome Sansone. Il bambino diventò grande, e il
Signore lo benedisse.
25 Mentre era nel campo di
Dan, tra le città di Zorea ed Estaol, lo spirito del Signore
cominciò a impadronirsi di
lui.
CAPITOLO 14
LE NOZZE DI SANSONE
1 Un giorno Sansone scese a
Timna, e notò una ragazza filistea.
2
Tornato a casa, disse a suo padre e a sua
madre:
- Ho visto a Timna una ragazza filistea
che mi ha colpito. Andate a prenderla, perché voglio
sposarla.
3 Suo padre e sua madre gli
risposero:
- Con tutte le ragazze che ci sono tra
noi e mezzo al nostro popolo, devi proprio andarti a prendere una ragazza tra i
Filistei? Essi non hanno nemmeno il rito della circoncisione. Ma Sansone disse a
suo padre:
- Quella è la ragazza che mi
piace. Vammela a prendere!
4 I suoi genitori non
capivano che in questo e era la mano del Signore. In quel tempo i Filistei
opprimevano Israele, e il Signore cercava un'occasione per colpirli.
5 Sansone scese con i suoi genitori a Timna. Nei
pressi della città, dove c'erano le vigne, un leone gli venne incontro
ruggendo.
6 Spinto dallo spirito del Signore,
senza prendere niente in mano, squartò il leone come se fosse un
capretto. Ma non disse ai suoi genitori quello che aveva fatto.
7 Poi, andò a parlare alla ragazza ed
essa gli piacque molto.
8 Alcuni giorni dopo
Sansone tornò con l'intenzione di sposarla. Durante il viaggio
andò a vedere i resti del leone che aveva ucciso, e vi trovò in
mezzo uno sciame d'api con del miele.
9 Prese il
miele nel cavo della mano e si mise a mangiarlo per strada. Quando raggiunse suo
padre e sua madre, ne diede anche a loro, ma senza dire dove lo aveva preso.
10 Suo padre andò nella casa della
ragazza, e Sansone offrì un banchetto, come usavano fare i giovani.
11 Quando i Filistei lo videro, mandarono trenta
giovani a fargli compagnia
12 Sansone disse
loro:
- Voglio proporvi un indovinello. Avete a
disposizione tutti i sette giorni della festa per darmi la risposta. Se
indovinerete, io darò a ciascuno di voi una tunica e un mantello.
13 Altrimenti voi dovrete dare a me trenta
tuniche e trenta mantelli.
Essi gli
dissero:
- Facci sentire
l'indovinello.
14 Sansone disse
loro:
- Dal divoratore è uscito un cibo,
dal forte è uscito un dolce. Passarono tre giorni, ed essi non avevano
ancora trovato la soluzione dell'indovinello.
15
Il quarto giorno, essi dissero alla sposa di Sansone: «Cerca di convincere
tuo marito a spiegarti per noi l'indovinello: altrimenti faremo bruciare te e la
casa di tuo padre. Voi due ci avete invitati qui apposta per
derubarci?
16 La moglie di Sansone andò da
lui in lacrime e gli disse:
- Tu mi disprezzi,
non è vero che mi vuoi bene. Hai proposto un indovinello ai miei
compaesani, e non mi hai detto che cosa
significa.
Ma Sansone le
rispose:
- Non l'ho spiegato nemmeno a mio padre
e a mia madre. Figurati se lo dico a te!
17 Per
tutta la durata della festa, fino al settimo giorno, lei continuò a
piagnucolare con Sansone. Alla fine, stanco di essere tormentato, lui le
spiegò l'indovinello. Ed essa subito informò i suoi compaesani.
18 Quel giorno, prima del tramonto, la gente
della città disse a Sansone:
-
Cos'è più dolce del miele, e cos'è più forte del
leone?
Ma Sansone disse
loro:
- Non è farina del vostro sacco. Da
soli non avreste indovinato.
19 Poi, mosso dallo
spirito del Signore, scese ad Ascalon e uccise trenta persone. Tolse ad essi i
vestiti, e li diede ai Filistei che avevano risolto l'indovinello. Poi
tornò a casa di suo padre, pieno di rabbia.
20 La sposa di Sansone fu data in moglie a quel
giovane che aveva organizzato la festa di nozze per
Sansone.
CAPITOLO
15
LA VENDETTA DI SANSONE
1 Passò un po' di
tempo, e nei giorni in cui si faceva la raccolta del grano, Sansone andò
a trovare la donna che aveva sposato, e le portò in dono un capretto.
Disse al padre di lei:
- Voglio andare nella
camera da letto di mia moglie.
Ma egli non lo
lasciò entrare
2 e gli
disse:
- Pensavo che tu non la volessi
più, e perciò l'ho data in sposa al tuo amico. Ma c'è
ancora la sua sorella più giovane che è anche più bella.
Prendi lei per moglie.
3 Sansone
replicò:
- Questa volta non mi prendo la
responsabilità di quello che farò ai
Filistei!
4 Andò a catturare trecento
volpi, e prese delle torce. Legò le code delle volpi a due a due assieme
a una torcia.
5 Poi accese le torce e
lasciò scappare le volpi per i campi dei Filistei. Così
bruciò tutto il grano, sia quello già raccolto, sia quello ancora
da tagliare; bruciarono anche vigne e uliveti.
6
I Filistei domandarono:
- Chi è
stato?
- Sansone! - fu la risposta. - Ha agito
così, perché suo suocero, uno di Timna, ha dato a un altro la
donna che egli aveva sposato.
Allora i Filistei
andarono dalla moglie di Sansone, e bruciarono lei e suo
padre.
7 Sansone disse
loro:
- Voi avete fatto questo? Ora niente
potrà fermarmi, finché non mi sarò
vendicato!
8 Li attaccò con grande furore
e ne fece una strage. Poi andò ad abitare in una caverna, sotto la roccia
di Etam.
SANSONE E LA MASCELLA D'ASINO
9 I Filistei andarono ad
accamparsi in Giudea e attaccarono la città di Lechi.
10 Gli uomini della tribù di Giuda
dissero:
- Perché ci
attaccate?
Essi
risposero:
- Siamo venuti a prendere Sansone,
legarlo e fargli così pagare quello che ci ha
fatto.
11 Allora tremila uomini della
tribù di Giuda andarono nella caverna della roccia di Etam e
dissero a
Sansone:
- Lo sai che i Filistei fan da padroni
nel nostro territorio? Guarda in che guai ci hai
messi!
Sansone
rispose:
- Io ho trattato i Filistei come loro
hanno trattato me.
12 Gli uomini di Giuda
replicarono:
- Siamo venuti a legarti, e ti
consegneremo ai Filistei.
Sansone disse
loro:
- Datemi la vostra parola che non mi
ucciderete voi stessi.
13 - D'accordo! -
risposero. - Noi vogliamo solo legarti e consegnarti ai Filistei. Non ti
uccideremo.
Così lo legarono con due corde
nuove, e lo fecero uscire dalla caverna.
14
Quando Sansone arrivò a Lechi, i Filistei gli vennero incontro con grida
di trionfo. Ma all'improvviso lo spirito del Signore agì con potenza in
Sansone: le corde attorno alle sue braccia si ruppero, come dei fili bruciati, e
tutti i legami gli caddero dalle mani.
15
Sansone trovò la mascella di un asino morto da poco. Allungò il
braccio e l'afferrò, e con essa uccise mille
uomini
16 Alla fine
disse:
«Con la mascella di un asino li ho
strigliati come asini, con la mascella d'asino ho ucciso mille
uomini».
17 Sansone gettò via la
mascella e chiamò quella località Ramat-Lechi (collina della
Mascella).
18 Poi Sansone ebbe sete e
invocò il Signore: «Tu mi hai dato questa grande vittoria. Ma ora
rischio di morir di sete o di finire prigioniero di questi Filistei, che sono
incirconcisi».
19 Allora Dio fece sgorgare
dal suolo una sorgente d'acqua. Sansone bevve e riprese forza. Quella sorgente
fu chiamata En-Koré (sorgente di Colui che Invoca): si trova a Lechi, e
c'è ancora.
20 Sansone fu giudice, capo
d'Israele, per vent'anni, al tempo delle lotte con i
Filistei.
CAPITOLO 16
SANSONE E LA PORTA DELLA CITTÀ DI GAZA
1 Un giorno Sansone si
recò a Gaza; incontrò una prostituta e andò con lei.
2 Gli abitanti di Gaza vennero a sapere che
c'era Sansone; si appostarono lì attorno, e sorvegliarono tutta la notte
le porte della città. Decisero di aspettare l'alba e non si mossero per
tutta la notte.
3 Ma Sansone rimase a letto
soltanto fino a mezzanotte. Poi si alzò, afferrò la porta della
città e la strappò via tutta intera: battenti, stipiti e sbarra.
Se la caricò sulle spalle e la portò sulla cima della montagna che
c'è di fronte a Ebron.
SANSONE E DALILA
4 Qualche tempo dopo, Sansone
si innamorò di una donna della valle di Sorek, che si chiamava Dalila.
5 I capi dei Filistei andarono da lei e le
dissero: «Con le tue carezze guarda di farti dire da Sansone perché
è così forte, e come si può fare a domarlo. Se puoi
scoprire il modo di legarlo e renderlo innocuo, noi ti daremo millecento monete
d'argento ciascuno».
6 Dalila disse a
Sansone:
- Dimmi un po': perché sei
così forte? E' possibile legarti e renderti
innocuo?
7 Sansone
rispose:
- Se uno mi lega con sette corde d'arco,
nuove e non ancora secche, io divento debole come qualsiasi altro uomo.
8 I capi dei Filistei portarono a Dalila
sette corde d'arco, nuove e ancora fresche, ed essa lo legò.
9 Alcuni uomini erano nascosti in agguato in una
stanza. Dalila gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!».
Ma egli strappò le corde come si spezza un filo appena lo tocca il fuoco.
Così il segreto della sua forza rimase
nascosto.
10 Dalila disse a
Sansone:
- Tu mi hai presa in giro e hai
raccontato storie. Ora dimmi davvero come si fa a
legarti.
11 Sansone
rispose:
- Se uno mi lega con delle funi
nuovissime, io divento debole come qualsiasi altro
uomo.
12 Allora Dalila prese delle funi mai usate
e lo legò. Poi gridò: «Sansone, i Filistei ti sono
addosso!». I Filistei erano in agguato nella stanza accanto. Ma Sansone
strappò dalle sue braccia le funi, come se fossero del semplice
filo.
13 Dalila
disse:
- Mi hai di nuovo presa in giro e mi hai
raccontato storie. Ora dimmi davvero come si fa a
legarti.
Sansone le
disse:
- Se prendi sette trecce dei miei capelli,
le intrecci nel telaio e le fissi al muro con un picchetto, allora io divento
debole come qualsiasi altro uomo
14 Dalila fece
addormentare Sansone, poi con i suoi capelli fece sette trecce, le
intrecciò nel telaio e le fissò al muro con un picchetto. Poi
gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». Egli si
svegliò e strappò tutto, il picchetto e il
telaio.
15 Dalila disse a
Sansone:
- Come puoi dire che mi vuoi bene, se
non ti fidi di me? Mi hai presa in giro tre volte, e non mi hai ancora detto
perché sei così forte.
16 Essa
continuò a interrogarlo, giorno dopo giorno. Alla fine Sansone, stanco
delle sue insistenze, "le rivelò il suo
segreto:
17 - I miei capelli non sono mai stati
tagliati, perché io sono consacrato a Dio come nazireo fin dal seno di
mia madre. Se uno mi taglia i capelli, io perdo la mia forza e divento debole
come qualsiasi altro uomo.
18 Dalila si accorse
che Sansone le aveva detto la verità, e mandò a chiamare i capi
dei Filistei: «Venite, questa volta mi ha detto la verità!».
Essi vennero da lei con il denaro.
19 Dalila fece
addormentare Sansone sulle sue ginocchia, e poi chiamò un uomo per
tagliare le sette trecce di capelli. La sua forza lo lasciò, e Dalila
cominciò a dominarlo.
20 Poi Dalila gli
gridò: «Sansone, i Filistei ti sono
addosso!».
Appena sveglio, egli
pensò: «Riuscirò di nuovo a liberarmi, come ce l'ho fatta
tutte le altre volte». Ma non sapeva che il Signore lo aveva abbandonato.
21 I Filistei lo catturarono, e gli cavarono gli
occhi. Poi lo portarono a Gaza, e lo legarono con una doppia catena di bronzo.
In prigione lo obbligarono a far girare la macina del grano.
22 Ma intanto i suoi capelli, che erano stati
tagliati, cominciarono a ricrescere.
Il tradimento di Dalila
MORTE DI SANSONE
23 Un giorno, i capi dei
Filistei si radunarono per offrire un grande sacrificio al loro dio Dagon e per
far festa. Essi cantavano: «Il nostro dio ci ha fatto vincere Sansone, il
nostro nemico».
24-25 Poi, presi
dall'euforia, dissero: «Chiamate Sansone, perché ci faccia
divertire». Mandarono a prenderlo dalla prigione, e gli fecero fare dei
giochi davanti a loro. Poi lo condussero in mezzo ai pilastri. Quando il popolo
lo vide, tutti acclamarono al loro dio, e
dissero:
«Il nostro dio ci ha fatto vincere
Sansone, il nemico che ha devastato il nostro paese ha ucciso tanti di
noi».
26 Sansone disse al ragazzo che lo
teneva per mano: «Lasciami, fammi solo toccare i pilastri che reggono
l'edificio. Voglio appoggiarmi».
27
L'edificio era pieno di gente, uomini e donne: erano presenti tutti i capi dei
Filistei, e sul terrazzo c'erano circa tremila persone che avevano assistito ai
giochi di Sansone.
28 Sansone invocò il
Signore e disse: «Signore, mio Dio, ricordati di me! Dammi forza una volta
ancora. In un solo colpo mi vendicherò contro i Filistei per tutti e due
i miei occhi».
29 Poi Sansone cercò a
tastoni i due pilastri centrali che reggevano l'edificio. Si puntò contro
di essi, con la destra e con la sinistra,
30
urlando: «Muoia Sansone con tutti i Filistei!» e poi spinse con tutta
la sua forza. L'edificio crollò, travolgendo i capi dei Filistei e tutti
gli altri. Così, Sansone uccise più persone con la sua morte che
in tutta la sua vita.
31 I suoi fratelli e i
suoi familiari vennero a prendere il suo corpo. Lo portarono via e lo
seppellirono nella tomba di suo padre Manoach in una località tra Zorea
ed Estaol. Sansone era stato giudice, capo d'Israele, per
vent'anni.
Morte di Sansone
ISRAELE NON AVEVA ANCORA UN RE
CAPITOLO
17
IL SANTUARIO DI MICA
1 Nella zona montuosa della
tribù di Efraim viveva un uomo, che si chiamava Mica.
2 Un giorno egli disse a sua madre: - Ti ricordi
di quando ti sono state rubate millecento monete d'argento? Allora tu avevi
pronunziato una maledizione contro il ladro e l'avevi ripetuta davanti a me.
Ecco, quei soldi li ho io. Ero stato io a prenderteli. La madre allora gli
disse:
- Figlio mio, il Signore ti
benedica!
3 Egli restituì tutto il denaro
a sua madre, e sua madre gli disse:
- Per il tuo
bene, ho deciso di consacrare questo denaro al Signore, figlio mio. Con esso
farò costruire per te una statua ricoperta d'argento. In questo modo ti
lascio il denaro.
4 Da quel denaro lei prese
duecento monete d'argento e le consegnò a un fabbro. Egli fece una statua
ricoperta d'argento, che fu sistemata nella casa di Mica.
5 Mica aveva un santuario: si era costruito un
efod e degli idoli. Aveva dato l'incarico di sacerdote a uno dei suoi figli.
6 Siccome a quel tempo il popolo d'Israele non
aveva ancora un re, tutti facevano come volevano.
7 Ora, in quei giorni, c'era un giovane levita
della tribù di Giuda, che fino allora era vissuto a Betlemme in Giudea.
8 Egli lasciò la città di Betlemme
ed emigrò in cerca di un altro posto. Lungo il viaggio passò per
le montagne di Efraim e giunse alla casa di Mica.
9 Mica gli domandò da dove veniva. Egli
rispose:
- Io sono un levita. Vengo dalla Giudea,
da Betlemme, e cerco un posto dove stabilirmi.
10
Mica aggiunse:
- Resta qui con me. Sarai il mio
consigliere e il mio sacerdote. Io ti darò dieci monete d'argento
all'anno, ti manterrò e ti darò anche dei
vestiti.
Il giovane levita accettò
e
11 restò con Mica. Egli lo trattò
come un figlio
12 gli diede l'incarico di
sacerdote.
13 Mica concluse: «Ora che ho un
levita come sacerdote, il Signore mi farà andar tutto
bene».
CAPITOLO
18
LA TRIBÙ DI DAN CAMBIA TERRITORIO
1 A quel tempo il popolo
d'Israele non aveva ancora un re, e la tribù di Dan cercava dove
stabilirsi, perché non le era toccato nessun territorio tra le
tribù d'Israele.
2 Perciò gli
uomini di Dan scelsero fra tutte le loro famiglie cinque soldati valorosi e li
inviarono dalle città di Zorea ed Estaol, con l'ordine di esplorare
l'intera regione. Essi arrivarono nella zona montuosa di Efraim e passarono la
notte nella casa di Mica.
3 Mentre si trovavano
là, riconobbero dal modo di parlare il giovane levita. Andarono da lui e
gli domandarono:
- Perché sei qui? Chi ti
ha fatto venire? Che cosa fai?
4 Egli
raccontò la sua storia per filo e per segno e
concluse:
- Quest'uomo mi dà uno
stipendio; ora sono il suo sacerdote.
5 Essi gli
dissero:
- Invoca il Signore per noi e facci
sapere se il nostro viaggio avrà un buon
esito.
6 Il sacerdote
rispose:
- Andate pure con fiducia. Il vostro
viaggio è sotto lo sguardo del Signore.
7
I cinque ripresero il loro viaggio e arrivarono alla città di Lais.
Videro che era un posto sicuro. Gli abitanti vivevano secondo le abitudini della
gente di Sidone. Erano un popolo pacifico e tranquillo. Tra i capi e il popolo
non c'erano motivi di attrito. Si trovavano a una grande distanza da Sidone e
non avevano contatti con nessuno.
8 Quando i
cinque tornarono a Zorea ed Estaol, i loro compagni
domandarono:
- Com'è
andata?
9 Essi
risposero:
- Su, presto! Attacchiamo Lais!
Abbiamo esplorato il suo territorio, è molto fertile. Non perdete tempo
qui. Andate subito a conquistarlo
10 Arrivati
là, vedrete che la gente non sospetta niente. Il territorio è
molto vasto: non manca proprio nulla. Dio vi darà la vittoria.
11 Così, seicento soldati della
tribù di Dan si armarono per la battaglia e lasciarono Zorea ed
Estaol
12 Andarono ad accamparsi in Giudea, in
una località a occidente di Kiriat-Iearim. A ricordo di quell'avvenimento
fu chiamata "Campo di Dan". Ancor oggi porta quel nome.
13 Di là passarono per la zona montuosa
della tribù di Efraim e arrivarono alla casa di
Mica
14 I cinque che avevano esplorato il
territorio attorno alla città di Lais, dissero ai loro compagni:
«Sapete che qui, in una di queste case, c'è una statua ricoperta
d'argento, altri idoli e anche un efod? E' chiaro quello che dovete
fare!»
15 Passarono dalla casa di Mica dove
viveva il giovane levita e gli domandarono come
stava
16 Nel frattempo, i seicento soldati di Dan
aspettavano, armati, sulla soglia.
17 I cinque
andarono direttamente nel santuario di Mica e presero la statua ricoperta
d'argento, gli altri idoli e l'efod; intanto il sacerdote era sulla soglia con i
seicento uomini armati.
18 Quando vide che i
cinque entrati nel santuario avevano preso gli oggetti sacri, il sacerdote
domandò:
- Che cosa
fate?
19 Gli
risposero:
- Stai tranquillo e non dir niente.
Vieni con noi e sarai il nostro consigliere e sacerdote. Non è meglio
essere sacerdote per un gruppo o un'intera tribù d'Israele, invece che
per una sola famiglia?
20 Il sacerdote fu
contento di quella prospettiva: prese gli oggetti sacri e si unì al loro
gruppo.
21 Poi, quelli della tribù di Dan
ripresero il loro viaggio, e fecero precedere in testa donne e bambini, bestiame
e bagagli.
22 Mentre essi si allontanavano, Mica
e i suoi vicini si radunarono e inseguirono gli uomini della tribù di
Dan,
23 urlando alle loro spalle. Essi si
voltarono e chiesero a Mica:
- Che cosa vuoi con
questa gente?
24 Mica
rispose:
- Vi siete presi il mio sacerdote e gli
idoli, che mi ero costruito, e ve ne siete andati. Che cosa mi resta? E avete il
coraggio di dirmi: «Che cosa vuoi?».
25
Gli uomini della tribù di Dan gli
dissero:
- Non farti più sentire, se non
vuoi che qualcuno perda la pazienza, perché allora tu e i tuoi ci
lascereste la pelle!
26 Poi, gli uomini di Dan
ripresero la loro strada. Mica, visto che erano più forti di lui,
tornò indietro a casa sua.
27 Gli uomini
di Dan, con il sacerdote e gli oggetti sacri di Mica, giunsero alla città
di Lais, dove viveva un popolo pacifico e tranquillo. Uccisero tutti gli
abitanti e incendiarono la città.
28 Non
venne nessuno ad aiutare gli abitanti di Lais, dato che erano molto distanti da
Sidone e non avevano contatti con altri popoli. Quella città si trovava
nella valle di Bet-Recob. Gli uomini di Dan la ricostruirono e vi si
stabilirono.
29 Essi cambiarono il nome della
città: invece di Lais la chiamarono Dan, per ricordare il loro
capostipite Dan, figlio di Giacobbe.
30 Gli
uomini della tribù di Dan collocarono la statua per adorarla e Ionatan,
figlio di Ghersom, discendente di Mosè, ebbe l'incarico di sacerdote
della tribù di Dan. Dopo di lui gli succedettero i suoi discendenti, fino
al tempo dell'esilio.
31 La statua di Mica
restò là per tutto il tempo che il santuario di Dio rimase a
Silo.
CAPITOLO 19
IL DELITTO DEGLI ABITANTI DI GABAA
1 Ai tempi in cui il popolo
d'Israele non aveva ancora un re, c'era un levita che abitava al centro della
zona montagnosa di Efraim. Si era preso una concubina della città di
Betlemme in Giudea.
2 Un giorno, in un impulso
d'ira contro di lui, la concubina lo lasciò; tornò da suo padre a
Betlemme e restò là per quattro mesi.
3 Allora il levita decise di raggiungerla, per
convincerla a tornare da lui. Prese con sé il suo servo e due asini. La
ragazza lo fece entrare in casa e suo padre, appena lo vide, lo accolse con
cordialità.
4 Il padre della ragazza lo
invitò con insistenza a fermarsi, e così restò da lui per
tre giorni: mangiarono, bevvero e si riposarono.
5 AI mattino del quarto giorno si alzarono e si
prepararono a partire. Ma il padre della ragazza disse al
levita:
- Prima mangia qualcosa. Ti farà
bene. Partirai dopo.
6 Così i due si
sedettero, mangiarono e bevvero insieme. Poi, il padre della ragazza disse al
levita:
- Ti prego, passa ancora la notte qui, e
riposa tranquillo.
7 Il levita era deciso a
partire, ma il padre della ragazza continuò a insistere, e così
passò ancora la notte da lui.
8 Al mattino
del quinto giorno si alzò presto per partire, ma il padre della ragazza
gli disse: - Prendi qualcosa e rimandate la partenza a
stasera.
Mangiarono tutti e due insieme,
9 poi il levita, la concubina e il suo servo si
prepararono per la partenza. Il padre tornò a
dire:
- Guardate: ormai è sera; potreste
passare la notte qui. Presto sarà buio; restate qui, vi riposerete; vi
metterete in viaggio domattina presto e tornerete a casa.
10 Ma il levita non volle più fermarsi.
Si alzò, caricò i due asini e si mise in cammino con la concubina.
Arrivò in vista di Iebus, cioè Gerusalemme.
11 Quando furono vicini a Iebus, il giorno si
avviava ormai al tramonto. Il servo disse al
levita:
- Prendiamo la strada per Iebus.
Passeremo la notte nella città dei
Gebusei.
12 Ma il suo padrone gli
rispose:
- No, non faremo tappa qui: è una
città straniera, la gente che vi abita non è Israelita. Andiamo
ancora avanti per la strada verso Gabaa
13 Faremo
ancora un pezzo di strada e troveremo qualche altro posto. Passeremo la notte a
Gabaa o a Rama.
14 Così proseguirono il
viaggio. Arrivarono vicino a Gabaa, città che apparteneva alla
tribù di Beniamino, proprio al tramonto
15
Andarono là per passare la notte. Entrarono e si fermarono sulla piazza,
ma nessuno offrì ad essi ospitalità.
16 Nel frattempo arrivò un vecchio, che
tornava a casa al termine della giornata di lavoro nei campi. Egli era
forestiero. Viveva a Gabaa, dove tutti erano della tribù di Beniamino,
lui invece era originario della zona montagnosa della tribù di
Efraim
17 Il vecchio notò quel viandante
sulla piazza della città e gli
domandò:
- Da dove vieni? e dove stai
andando?
18 Egli
rispose:
- Veniamo da Betlemme di Giudea e
dobbiamo andare fino al centro della zona montuosa di Efraim: io sono di quelle
parti. Sono stato a Betlemme in Giudea e ora sto tornando al santuario del
Signore. Ma nessuno vuole ospitarci in casa sua.
19 Eppure abbiamo paglia e fieno per gli asini,
pane e vino per me, la mia concubina e il mio servo. Non abbiamo quindi bisogno
di nient'altro.
20 Il vecchio
disse:
- Voi siete i benvenuti in casa mia. Io
penserò a tutto ciò che vi occorre, e così non dovrete
passare la notte in piazza.
21 Li portò in
casa sua e diede del fieno agli asini. Gli ospiti si lavarono i piedi e poi
mangiarono e bevvero.
22 Mentre si godevano il
riposo, all'improvviso una banda di pervertiti di quella città
circondò la casa. Bussarono ripetutamente alla porta e gridarono al
vecchio padrone di casa: - Fa' venir fuori l'uomo che è da te. Vogliamo
un po' conoscerlo come piace a noi.
23 Il padrone
di casa uscì e disse:
- No, amici! Non
toccate quell'uomo. E' mio ospite. E' una vergogna una cosa simile.
24 In casa ci sono la sua concubina e mia
figlia, che è ancora vergine. Io le farò venir fuori. Sfogatevi
con loro e fate quel che volete. Ma non fate un oltraggio simile al mio ospite.
25 Ma quegli uomini non gli diedero retta. Il
levita allora prese la concubina e la portò fuori. Essi l'afferrarono e
la violentarono per tutta la notte: la lasciarono andare solo quando
spuntò l'alba.
26 Essa si mosse per
entrare, ma crollò vicino alla porta della casa del vecchio, presso il
quale era ospite il levita, e rimase lì finché fu giorno chiaro.
27 Al mattino presto il levita si alzò,
aprì la porta e uscì per riprendere il viaggio. Trovò la
concubina stesa a terra davanti alla porta della casa, con le mani verso la
soglia.
28 Le
disse:
- Alzati che
partiamo!
Ma non ebbe nessuna risposta. Allora la
sollevò, l'adagiò, morta, su un asino; poi partì e
tornò a casa.
29 Quando arrivò a
casa, prese un coltello e tagliò il corpo della concubina in dodici pezzi
e ne mandò un pezzo a ciascuna tribù d'Israele.
30 Ordinò ai messaggeri di dire a tutti
gli Israeliti: «Riflettete su questi fatti, consultatevi e prendete una
decisione». Tutti quelli che videro i resti della donna, dicevano:
«Non è mai capitato e non si è mai vista una cosa simile, dal
giorno in cui gli Israeliti sono usciti dall'Egitto fino ad
oggi!».
CAPITOLO
20
GUERRA PUNITIVA CONTRO BENIAMINO
1 Tutto il popolo d'Israele
radunò compatto in assemblea a Mizpa, alla presenza del Signore. Vennero
da Dan, al nord, fino a Bersabea, al sud, e anche dal territorio di Galaad.
2 A questa assemblea del popolo di Dio erano
presenti tutte le tribù d'Israele con i loro capi: in tutto
quattrocentomila soldati addestrati alla guerra.
3 Anche la tribù di Beniamino venne a
sapere che tutti gli altri Israeliti si erano radunati a Mizpa. L'assemblea
volle sapere com'era avvenuto quel delitto.
4 Il
levita al quale avevano ucciso la donna, disse: «Mi trovavo con la mia
concubina a Gabaa, nel territorio della tribù di Beniamino, e volevo
passare lì la notte.
5 I cittadini di
Gabaa vennero ad attaccarci: di notte circondarono la casa dove mi trovavo; essi
volevano uccidere me; invece hanno violentato la mia concubina fino a farla
morire.
6 Allora io ho preso il suo corpo e l'ho
tagliato a pezzi; poi ho mandato un pezzo a ciascuna delle tribù
d'Israele. Quegli uomini hanno commesso in mezzo a noi un delitto veramente
mostruoso!
7 Tutti voi siete Israeliti:
consultatevi e prendete una decisione».
8
Tutti i presenti si alzarono in piedi e gridarono: «Nessuno di noi
tornerà alla sua casa o alla sua tenda.
9-10 Ecco il nostro piano contro Gabaa: per ogni
tribù d'Israele tireremo a sorte dieci uomini su cento, cento su mille,
mille su diecimila. Questi raccoglieranno da tutto il popolo i viveri. Al loro
ritorno assaliremo Gabaa di Beniamino. In tal modo vendicheremo il delitto
mostruoso commesso in mezzo al popolo
d'Israele».
11 Così, tutti gli uomini
d'Israele, compatti, si organizzarono contro la
città
12 Le tribù di Israele
mandarono messaggeri per tutto il territorio di Beniamino. Dissero: «Come
mai è stato commesso in mezzo a voi questo
delitto
13 Ora consegnateci quei pervertiti di
Gabaa: li uccideremo e così sarà cancellato il male commesso in
Israele». Ma gli uomini della tribù di Beniamino non vollero dar
retta agli altri fratelli Israeliti,
14 e da
tutte le città vennero a Gabaa per combattere contro le altre
tribù d'Israele
15-16 Quel giorno, dalle
loro città vennero a presentarsi ventiseimila soldati. Oltre ad essi, i
cittadini di Gabaa radunarono settecento soldati scelti, che erano mancini e
capaci di centrare, con la fionda, un capello senza sbagliare il colpo.
17 Le altre tribù d'Israele invece
radunarono quattrocentomila soldati già addestrati alla guerra.
18 Gli Israeliti andarono a Betel; invocarono il
Signore e gli domandarono:
- Quale tribù
deve attaccare per prima i Beniaminiti?
Il
Signore rispose:
- La tribù di
Giuda.
19 Il mattino dopo, si alzarono presto e
andarono ad accamparsi vicino alla città di Gabaa.
20 Si prepararono alla battaglia e si
schierarono di fronte a Gabaa.
21 Dalla
città, i soldati della tribù di Beniamino uscirono all'attacco, e
prima del tramonto uccisero ventiduemila Israeliti.
22-24 Gli Israeliti tornarono a Betel e piansero
fino alla sera alla presenza del Signore. Poi, lo invocarono e gli
domandarono:
- Dobbiamo di nuovo attaccare i
nostri fratelli della tribù di
Beniamino?
- Sì, attaccateli! - rispose il
Signore.
L'esercito d'Israele riprese coraggio, e
i loro soldati si avvicinarono alle truppe di Beniamino per la seconda volta e
si schierarono nella stessa posizione del giorno
prima.
25 Dalla città di Gabaa i
Beniaminiti uscirono di nuovo all'attacco. Quel giorno uccisero diciottomila
Israeliti, tutti soldati ben addestrati.
26
Allora tutto il popolo d'Israele andò a Betel e pianse. Si sedettero alla
presenza del Signore e non mangiarono niente fino a sera. Offrirono al Signore
sacrifici completi e sacrifici per il banchetto sacro.
27-28 In quei giorni, l'arca dell'alleanza con
Dio era a Betel. Incaricato del servizio liturgico davanti ad essa era Finees,
figlio di Eleazaro e nipote di Aronne. Il popolo d'Israele invocò il
Signore e gli domandò:
- Dobbiamo ancora
attaccare i nostri fratelli della tribù di Beniamino oppure dobbiamo
fermarci?
E il Signore
rispose:
- Sì, attaccateli! Domani vi
darò la vittoria su di loro.
29 Allora
Israele fece appostare alcuni soldati in agguato attorno a Gabaa.
30 Poi, per la terza volta marciarono contro le
truppe di Beniamino e schierarono i loro uomini di fronte a Gabaa, come nei
giorni precedenti.
31 I Beniaminiti uscirono ad
attaccarli e furono attirati lontano dalla città. Come le altre volte,
essi cominciarono a uccidere alcuni Israeliti in aperta campagna, sulla strada
di Betel e sulla strada di Gabaa. Uccisero circa trenta Israeliti.
32 Già pensavano: «Li abbiamo di
nuovo sconfitti!». Ma gli Israeliti erano indietreggiati apposta, con
l'intenzione di attirarli sulle strade fuori della città.
33-34 «L'esercito d'Israele lasciò
la sua posizione e si raggruppò a Baal-Tamar; intanto i soldati che erano
in agguato, diecimila in tutto, saltarono fuori dai loro nascondigli, dal lato
indifeso di Gabaa, e attaccarono la città. La lotta fu dura. Intanto
l'esercito Beniaminita non si rendeva conto che stava per essere annientato.
35 Ma il Signore diede a Israele la vittoria.
Infatti, quel giorno, gli Israeliti uccisero venticinquemilacento soldati della
tribù di Beniamino.
36 Solo quando i
Beniaminiti si resero conto che erano stati sconfitti, capirono come le cose
erano andate veramente.
I PARTICOLARI DELLA BATTAGLIA
Gli Israeliti erano
indietreggiati davanti ai Beniaminiti, perché contavano sull'intervento
dei soldati appostati attorno a Gabaa.
37 I
soldati in agguato corsero veloci verso Gabaa: irruppero in città e
uccisero tutti gli abitanti.
38 L'esercito
d'Israele e i soldati in agguato, a suo tempo avevano concordato un segnale: gli
uni dovevano far salire una grande nube di fumo dalla città,
39 gli altri, che erano sul campo di battaglia,
dovevano voltarsi e attaccare. In un primo momento, i Beniaminiti avevano
cominciato a far vittime tra gli Israeliti, circa una trentina di uomini, e si
erano detti: «E' fatta, li abbiamo sconfitti come la prima
volta».
40 Ma poi si vide il segnale: una
nube di fumo cominciò a salire dalla città. I Beniaminiti videro
che l'intera città era in fiamme, alle loro spalle.
41 Gli Israeliti allora si voltarono e
attaccarono; i Beniaminiti furono presi dal panico, perché si accorsero
che erano ormai perduti.
42 Cercarono di
sfuggire all'esercito d'Israele prendendo la strada del deserto. Ma vennero
raggiunti dagli inseguitori e furono uccisi anche dai soldati Israeliti che
uscivano dalla città.
43 Gli Israeliti
circondarono i Beniaminiti: li inseguirono senza dar loro tregua, fino al lato
orientale di Gabaa, e li annientarono.
44
Morirono diciottomila soldati beniaminiti, tutti uomini ben addestrati.
45 Gli altri si voltarono e fuggirono verso il
deserto in direzione della roccia di Rimmon. Gli Israeliti uccisero cinquemila
di loro lungo la strada. Poi, continuarono a inseguire gli altri fino a
disperderli e ne uccisero duemila.
46 Quel
giorno, furono uccisi venticinquemila Beniaminiti. Ed erano tutti soldati di
valore.
47-48 Gli Israeliti tornarono a cercare
i Beniaminiti di città in città, e uccidevano tutti quelli che
trovavano, uomini e animali. Bruciarono tutte le città. Solo seicento
soldati riuscirono a fuggire nel deserto, fino alla roccia di Rimmon: essi
rimasero là quattro mesi.
CAPITOLO
21
RINASCITA DELLA TRIBÙ DI BENIAMINO
1 Quando gli Israeliti si
erano radunati a Mizpa, avevano giurato: «Nessuno di noi darà la
propria figlia in sposa a un Beniaminita».
2
Dopo qualche tempo, gli Israeliti andarono a Betel; rimasero fino a sera alla
presenza del Signore e piansero sconsolati.
3
Dicevano: «Signore, Dio d'Israele, come mai è capitata una cosa
simile? Perché la tribù di Beniamino sta per scomparire da
Israele?».
4 L'indomani si alzarono presto,
costruirono un altare e offrirono al Signore sacrifici completi e sacrifici per
il banchetto sacro.
5 Si domandarono: «Chi
non ha preso parte all'assemblea di Mizpa, quando tutte le tribù
d'Israele si sono radunate alla presenza del Signore?». Essi infatti
avevano giurato di uccidere chiunque non era andato a Mizpa.
6 Gli Israeliti provavano compassione per i loro
fratelli Beniaminiti. Dicevano: «Oggi Israele ha perso una delle sue
tribù.
7 Possiamo fare qualcosa per
procurare delle mogli agli uomini di Beniamino che si sono salvati, dato che
abbiamo promesso al Signore di non dare ad essi in moglie le nostre
figlie?».
8 Quando chiesero se al raduno di
Mizpa era mancato qualche gruppo fra le tribù d'Israele, scoprirono che
non era venuto nessuno di Iabes di Galaad.
9
Infatti nessun soldato di quella città si era presentato alla chiamata
alle armi.
10 Allora l'assemblea scelse
dodicimila uomini fra i migliori soldati e li mandò con quest'ordine:
«Andate e uccidete tutti gli abitanti di Iabes, comprese le donne e i
bambini.
11 Destinate allo sterminio tutti i
maschi e tutte le donne, però risparmiate le ragazze ancora
vergini».
12 Tra gli abitanti di Iabes
trovarono quattrocento ragazze ancora vergini e le portarono nell'accampamento
di Silo, che si trova nella terra di Canaan.
13
Allora tutta l'assemblea mandò messaggeri ai Beniaminiti che si trovavano
alla roccia di Rimmon e proposero la pace.
14 I
Beniaminiti tornarono indietro e gli altri Israeliti consegnarono ad essi le
ragazze di Iabes che avevano avuto salva la vita. Ma esse non erano in numero
sufficiente per tutti loro.
15 Il popolo
provò compassione per la tribù di Beniamino, perché il
Signore aveva rotto l'unità delle dodici tribù
d'Israele
16 Perciò i capi dell'assemblea
dissero: «Nella tribù di Beniamino mancano le donne. Che cosa
dobbiamo fare per procurare delle donne agli uomini
rimasti
17 Israele non deve perdere una delle sue
dodici tribù. Occorre garantire alla tribù di Beniamino la
possibilità di continuare a vivere
18 Ma
noi non possiamo dare loro in moglie le nostre figlie, perché abbiamo
invocato la maledizione del Signore su chiunque di noi dà una delle sue
figlie in moglie a un Beniaminita».
19 Poi
si ricordarono: «Presto ci sarà la festa del Signore a Silo».
(Silo è a nord di Betel, a sud di Lebona e a est della strada che porta
da Betel a Sichem.)
20 Allora dissero ai
Beniaminiti: «Andate a Silo e nascondetevi in mezzo alle vigne in attesa.
21 Quando le ragazze di Silo usciranno per
danzare, voi salterete fuori dalle vigne. Ognuno di voi prenderà con la
forza una delle ragazze e la porterà con sé nel territorio di
Beniamino.
22 Se qualcuno dei loro padri e dei
loro fratelli verrà da noi a protestare, diremo loro:
«Lasciategliele, perché vi sono state prese senza farvi guerra e,
visto che non siete stati voi a darle, non avete mancato al giuramento!».
23 I Beniaminiti fecero così. Presero
ognuno di loro una delle ragazze che danzavano a Silo e se la portarono dietro.
Poi tutti tornarono nel loro territorio, ricostruirono le loro città e
vissero là.
24 Nel frattempo gli altri
Israeliti partirono da Betel, e ognuno fece ritorno nella sua terra con la
propria tribù e la propria famiglia.
25 A
quel tempo Israele non aveva ancora un re. Ognuno faceva quel che
voleva.
I Beniaminiti rapiscono le figlie di Silo